Prodotti nella nebbia… Fratelli X*

censura

X. Pianura sud-occidentale bergamasca. Tra l’Adda, i palazzi surreali, i palazzi casolari, i palazzi nobiliari, gli inceneritori, le rotonde, le prostitute sotto schiaffo ma soprattutto la distruzione dell’antropizzazione della mia adolescenza. La BreBeMi e la nuova Rivoltana hanno lasciato sul campo piccoli artigiani, piccole aziende, grandi aziende, grandi artigiani, alberghi-trattorie da omicidio appena compiuto e necessità di un nascondiglio, venditori ambulanti, Pippo il melunaro, che vendeva angurie e cipolle di Tropea sulla Cassanese e che è stato costretto a spostarsi sulla soglia del primo albero con radici, ma soprattutto interi paesi completamente tagliati fuori da tutto, dallo scibile e dall’invisibile. La Pianura Padana è il nostro Far West, la conquista più facile di personaggi in giacca e cravatta e dalla cadenza dilazionata tra l’itagliano e il missionario. Con strette di mano convinte, cravatte annodate, giacche sudate e pedaggi astronomici.

In mezzo a questo paradigma della deterrenza, appaiono le quote latte, i campi di granturco, trinciati vari, trattori, rogge, pioppeti, fabbriche segrete, parchi naturali, locali da buttafuori ma soprattutto tanta, troppa nebbia.

La X non è mai stata un’esigenza dell’allevatore lombardo, è arrivata per interessi economici più che per ecotipi impaludati. Mancando le bonifiche, la tradizione della X è diventata qualcosa di posticcio, di fuori dalla naturalità del pensiero, d’incapacità di caseificazione. Non rispettando storia e territorio, si è sempre tenuta lontano dall’eccellenza e si è sempre più avvicinata ad una commerciabilità, ad una vendita alla ricerca di una finta urgenza.

La famiglia X è arrivata al X dopo anni di rinunce, cambi d’abito e di decisioni. Bisnonno sceso dalla Val X con le capre. Abbandono delle capre. Nonno e padre a lavorare con la vacca X. Acquisto di un paio di cascine e di qualche ettaro di bosco. Quote latte per far produrre X e X ai caseifici della zona. Madre e uno dei due fratelli a X alla scuola casearia. Incontro con un allevatore di X. Decisione che X e la sua trasformazione sarebbero stati più convenienti. Una quarantina di X, una parte del latte comprato e tutti i prodotti che il mercato gradisce. Latte crudo per X, il resto corredo.

X a tutti i sapori dell’arcobaleno, X, salumi invisibili, X, X ripieni e una comunicazione da rivedere nella sua totalità.

Mungitura una volta al giorno, fieno quasi totalmente auto-prodotto, un X a X dove provare ad inserire X al posto delle slot machine, sempre le solite mani lavorative, molti alberi da sfrondare, una ritorsione costante verso la modernità ma soprattutto sempre le solite mani lavorative.

Qui bisognerebbe fermarsi… siamo lontani anni luce da un desiderio, da una possibilità estetica che esiste ma solo come modello. X è una persona gentile a cui probabilmente è sempre mancato il tempo per almanaccare sulle ipotesi. Da fiaba ad orrore. In mezzo al fieno e al latte, tutto è possibile, pure che la X, quello del giorno prima, sia buono, salato bene con una X decisa ma senza ritorni. Partire da lì… tutto il resto lo tengo per me… nessuno me lo ha chiesto…

 

X* Censura preventiva

 

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