Eppure le radici sono un nuovo gusto, oltre l’umami… Romano Liquirizia

Cantinella. Corigliano Calabro. Il territorio è il medesimo, la strada è una parallela, i terreni sono gli stessi. Eppure le radici sminuzzate diventano un nuovo gusto. La presentazione è tra il serio e l’assurdo, la professionalità diventa a tratti una propaganda di prodotti lontani dall’origine, il lavoro si fa ancora in forni e laboratori. Eppure le radici sminuzzate sorprendono, confondono e rimettono in moto un sapore e un problema. La famiglia Romano, da sfrondare comunicativamente, ha riecheggiato al mio palato la necessità di comprendere ancora, di andare oltre, di non fermarsi, di conoscere una parte di Calabria che è fatta di gusti estremi (liquirizia e bergamotto), di vene amare e acide, di punti sconnessi in un mondo in cui tutti seguono l’ortodossia. Continue reading Eppure le radici sono un nuovo gusto, oltre l’umami… Romano Liquirizia

Liquirizia calabrese: la leggenda di Amarelli al cospetto del contemporaneo… Pina e Fortunato Amarelli

Rossano. Piana di Sibari. Qui, storia, mare, boschi, coltivazioni e tempi morti si assomigliano tutti, si affastellano e si espongono. L’espansione urbanistica ha tenuto conto della maniera e le brutture sono sostanzialmente tenute a bada. Qui c’è un angolo di Calabria in cui gli stili si sovrappongono, il mare è realistico e a perdita d’occhio si sviluppano le semplicità degli ulivi e degli agrumeti, quelli che danno da vivere e che cadono a terra, quelli che rendono questi luoghi dei manifesti di possibilità e di biodiversità non colta fino in fondo. Rossano, la sua sorella Corigliano, e questo lato di litorale, senza influssi turistici perbenisti, sono il luogo migliore dove far crescere, raccogliere e trasformare la liquirizia, erbacea perenne, infestante per secoli, selvatica nel decennio del gusto comunicativo, dal sapore assoluto e senza vie di mezzo. Continue reading Liquirizia calabrese: la leggenda di Amarelli al cospetto del contemporaneo… Pina e Fortunato Amarelli

Api nere incrociate alla ricerca di spazi… Salvatore Colicchia

Furnari. Un giro di case basse, villette, costruzioni decostruite e luoghi senza prospettiva si alternano in quell’imbarazzo che tiene ancora a distanza l’artigianato tipico e il luogo riesumato. In una mezza strada tra il diporto e il borgo più bello, questo lato di Sicilia, in mezzo ai collegamenti e con davanti le isole Eolie, è stato percorso da tutti e analizzato da pochi. Qui la gente passa oltre, perché quasi manca l’intenzione. La Fort Lauderdale dai toni pallidi impone le stagioni, prendendo un pezzo di costa dove il passeggero del riposo imposto, lo stesso del sole sulla pelle e del poco sforzo, nasconde il proprio tempo liberato dagli accenti meno danarosi e dalle voci più stentoree. Dietro c’è una cultura che, in quella forma di elevazione sociale dominata dal conto in banca, rimane sempre come un folkloristico da mercatino e da beneficenza. Pittoreschi e personaggi da cena condivisa dove mostrare il proprio compiacimento verso il primitivo, verso quel lato di mondo che è sempre oggetto di una spiritosaggine disdegnosa e impaurita. Qui in mezzo, districarsi è un’operazione coraggiosa e Salvatore Colicchia, insieme alle sue api, da oltre vent’anni, sta provando a trasformare l’apicoltura in una professione. Continue reading Api nere incrociate alla ricerca di spazi… Salvatore Colicchia

Monte Agrella: quando basta uno sguardo… Attilio Melesi e Mirko Vittori

Primaluna. Al confine tra una natura che ancora si adopera a mettere radici e un modello fabbrica tra lo sbiadito e il sepolto. La Valsassina è una valle incompleta che i milanesi hanno tentato in tutte le maniere di rendere più gretta mentre i locali l’adattavano ad un’operosità che, nel taleggio, nella sua promozione e nella sua irrispettosa prepotenza, ha avuto la sua più concreta rappresentazione. Queste, ormai, sono strade di compratori di formaggi padani, finte grotte e affinatori dal fermento lavato. Bisogna impegnarsi per andare oltre lo sproposito, tornando alle cose semplici, all’allevamento e all’agricoltura, bisogna mettere da parte la necessità del ritrovo comune, per fuoriuscire dal coro, magari attraverso coltivazioni tradizionali fatte con un garbo diverso, magari semplicemente con degli sguardi più autentici. E stavolta sono fortunato: ne trovo due. Quelli di Mirko Vittori e di Attilio Melesi, giovani rutilanti… Continue reading Monte Agrella: quando basta uno sguardo… Attilio Melesi e Mirko Vittori

Alimento: fermentazioni contemporanee… Cesare Rizzini e Michele Valotti

Brescia. Una città che non dovrebbe richiamare ma che rimane faro, insieme ad una provincia straordinaria, dell’eccellenza artigianale lombarda, se ne esiste una. Con una fierezza a volte eccessiva. Qui, appena sotto alla collina e tra le vie di un centro squadrato e attraente solo per chi ha il tempo di non guadagnare, gli autonomi pensatori non hanno il timore di provarci, guardano il territorio, non indugiano troppo nei luoghi del format e in quelli del marketing, e s’inerpicano su sequenzialità poco ovvie. Un turismo meno determinato non lascia troppo spazio al tanto al kilo, in città si deve lavorare con le stesse facce del lunedì, del mercoledì e del sabato. Accontentarsi e non accontentarle è una forma di riflessione non richiesta per riutilizzare il futuro. E così chi decide che accenti più stretti possano andare comunque bene, si è trovato in una sfumatura dove il lievito ha preso il posto dello spiedo e la fermentazione quello del tondino. Qui Cesare Rizzini ha deciso di far esplodere il suo passato… Continue reading Alimento: fermentazioni contemporanee… Cesare Rizzini e Michele Valotti

Miele, piccoli frutti e asparagi selvatici: partire è vincere una lite contro la tradizione… Giovanni Nabacino

Bagolino è una continua scoperta di quello che in Lombardia non è più nemmeno lecito pretendere. Qui esiste ancora una polisemantica sulle costruzioni edilizie, si mantengono vive le tradizioni, si è circondati da tre Passi che chiudono, non si hanno vicini di casa scomodi che non siano frazioni e soprattutto, nell’invidia paesana più becera – quella che guarda l’altro con il piacere provocato dalla sfortuna altrimenti detta gioia compensativa -, si lascia ancora aperta la porta agli dei, per far sì che il passato possa uscire, con le sue aziende agricole tumefatte e lo stantio della vendita da parte di quello che nella furbizia ha trovato il giusto stadio della barbarie, e il futuro possa proporsi improvviso e fuori dalle logiche. Quelle familiari e quelle della conduzione. Bagolino si è ringiovanita molto più di quello che appaia. L’isolamento ha selezionato e le pratiche alcoliche hanno rimosso totalmente il perduto. Così chi ce l’ha fatta, ha quella decisione per cui le stanze educative non bastano più. Giovanni Nabacino non viene da una famiglia di agricoltori, ha studiato l’attinenza e ha dato fondo ad una nuova opportunità. Continue reading Miele, piccoli frutti e asparagi selvatici: partire è vincere una lite contro la tradizione… Giovanni Nabacino

Confetture, spezie e tempi dilatati… Katia Tapella

Fobello continua nel suo essere un luogo di passaggio e di ritorno. Sempre attraverso le stesse case e gli stessi giardini. Quelli dove si parcheggia davanti e si ripone la speranza di poche parole illuminanti o di fragranze sottese a decisioni sul pane che hanno creato mitologie e contributi. Si passa attraverso, si bussa e non si trova nessuno. Si va oltre il nascondimento. Si va oltre, si lasciano cadere le parole che non servono, si cercano di capire le situazioni, l’incombenza e la banalità, e ci si ritrova in un paese molto più umano di tutto ciò da cui noi scappiamo tutti i giorni. Luoghi dove si può fare artigianato economico, dove c’è tempo per prendersi tempo e per sbagliare, dove nessuno ti insegue se non vendi, dove il tempo è qualcosa di intimamente pervaso e di violentemente solitario. Le ore si assomigliano un po’ tutte, l’inverno arriva presto e il buio intorpidisce i sensi. E così la creatività rischia il letargo insieme a quelle televisioni sempre accese e a quelle disposizioni cromatiche spostate verso il grigio. E trovare del colore, prima che del sapore, in una casa, che si apre tra il logoro/chic e il provenzale, ultimo avamposto prima dell’alogia buia dei racconti trasognati e nevosi, è qualcosa che attiene alla stregoneria del racconto, a quel bordo del bosco che è sempre stato fascino e malia insieme. Qui Katia Tapella sta provando, ora in solitario, la strada della trasformazione di materie prime domestiche. Continue reading Confetture, spezie e tempi dilatati… Katia Tapella

Apis Amica: miele di barena e altre storie… Alberto Manfrin

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Tra Este e i colli Euganei. Questi luoghi non sono tutti per le api, a volte le strade impegnano e i vulcani non fanno del tutto il loro dovere. Imporre la distanza del bottinare è un vuoto contro senso. E qui l’estensione non gioca a favore dell’apicoltore. Queste sono terre addomesticate perché belle e non belle perché addomesticate. Il sentore di Toscana è un monito per non andare oltre, per non iniziare a vendere e conseguentemente a svendere. Le frazioni di Baone si sorpassano, diventando valli, strade strette, parcheggi per le macchine, avvistamenti di uccelli, vigne e sterrato. Qui la presenza delle api è incerta e nascosta e così, per scoprirla, ho bisogno che Giuseppe Vignato, raro conoscitore della zona, tolga il velo alla storia di Alberto Manfrin, apicoltore nomade e austero. Continue reading Apis Amica: miele di barena e altre storie… Alberto Manfrin