Gerardo di Nola: mangiamaccheroni e altre storie… Giovanni Assante

Gragnano. Uno di quei luoghi italiani che si sono definiti attraverso le proprie produzioni. A due passi da tutto, in una strettoia celebrata e passatista, il tempo è un peccato che non si sia fermato. È andato avanti nel corso delle deiezioni, verso quelle brutture che la contemporaaneità ha portato a disfacimento, trasformando la valle dei mulini, la strada dei maccheroni e il vento dei pastai in una copertura di case distrutte e venditori di ciarpame. Ma la bellezza nascosta, negli angoli, dietro le curve, dopo i tornanti, torna prepotente, come l’aria che passa in mezzo alle case per essiccare tutto, rendendo qui la storia di Federico II, degli arabi a Trabia, della pasta come modo di vedere il mondo e del napoletano che si trasforma da mangiacavoli a mangiamaccheroni. L’ammodernamento del 1800, via Roma e la pasta stesa si sono lentamente trasformati in qualcosa che non esiste più e in pochi canonici resistenti. Continue reading Gerardo di Nola: mangiamaccheroni e altre storie… Giovanni Assante

Mulinum: quando la follia cerealicola incontra la determinazione… Stefano Caccavari

San Floro. A pochi kilometri da Catanzaro. Superati abbandoni, capannoni e Polifunzionali dove riposare nel silenzio, questi luoghi vanno avanti e indietro, salgono, non definiscono, aprono opportunità e coltivazioni, sono lontani dall’interesse di chiunque, un mare unico messo in imbarazzo da architetture stile Rimini fuori tempo massimo, con quel senso che toglie l’angoscia, perchè tanto tutto alla fine troverà il suo spazio fuori tempo massimo. Questa Calabria è terra di famiglie, di nonne, di contadini, di salumi fatti in casa, di casalingo sinonimo di fatto meglio, di disinteresse attivo e passivo. Perché senza richieste, sono terminate le fantasie. Ed era così. Fino a quando un giovane del territorio, che dal territorio non se n’è mai voluto andare, ha cominciato ad insinuare il dubbio nelle menti incomprese e in quelle inadeguate al ruolo. Continue reading Mulinum: quando la follia cerealicola incontra la determinazione… Stefano Caccavari

1690: Mulino a ruota orizzontale a cui mancano le parole… Mario Affannato

Novara di Sicilia. Peloritani messinesi, luoghi lontani dal turismo e quindi obbligati a dedicarsi alla dedizione. Le scorciatorie sono terre di nessuno e di lavoratori dell’invisibile, qui il luogo c’è, si vede e si cura. Manca il consiglio e manca la lontananza, ma è ben presente la tradizione di scambiarsi ancora l’attitudine al pensiero. E così tempi remoti e campi lunghi portano ad affacciarsi su un castello con ristoranti improvvisati, dove fiumi d’acqua e mezzi casuali accompagnano nella gentilezza uno stomaco maltrattato. Il castello è lì, come le tradizioni, i bar del paese e le pasticcerie (che poi sono gli stessi bar), che fanno dita degli apostoli e ravioli di ricotta, dove le materie prime sono casuali e i tavolini rappresentano alla perfezione la gentilezza del posto. Figli di ritorno, professori prestati al racconto, qualche turista dall’orecchio lungo, il Maiorchino come formaggio e rappresentazione fiera di necessità diventate desideri, e una fretta convertita dalla pioggia in attesa. E la fortuna di rimanere si trasforma in un mulino di leggendaria intimità, in quella valle che una volta, uno a distanza di sicurezza dall’altro, ne contava quattordici. Continue reading 1690: Mulino a ruota orizzontale a cui mancano le parole… Mario Affannato

Da Clara: una pizza in mezzo al nulla… Sergio Russo

Venetico Superiore. Un paese della provincia di Messina dove almeno hanno deciso di spendere i soldi in una direzione lontana dall’interesse. Piazza, illuminazione, vista, castello, distanza, in un luogo dove tornano gli espratriati e si avvicinano i dirimpettai di paese. Stop. Non c’è un turismo, non c’è una lussuria a cui dare scampo, piscine a sfioro, muretti a secco e il Barocco a ripulire tutto. Qui il terremoto c’è stato troppo tardi, quando già cultura e ricostruzione andavano per i fatti loro e così, poter respirare, non dovendo fare i soliti italiani che “è tutto uno schifo perché il presente non è il futuro che non è più il passato e non sarà mai migliore”, è già un abbrivio al decoro e alla riconoscenza. Poi c’è lo stupore. Continue reading Da Clara: una pizza in mezzo al nulla… Sergio Russo

Forno Biancuccia: veramente solo cereali autoctoni… Valeria Messina

Catania. Una giornata ricorrente dove il tempo del porto non è più un’esigenza ma una mostra, in cui rifugiati e murales sovrappongono la propria contraddizione. Oltre il centro, superate le bracerie di carne di cavallo, i palazzi rilucenti e l’industriosità agricola della deterrenza, Catania appare come una terra di conquista, uno di quei luoghi dove sembra possibile l’idea stessa di avanguardia. Sia per il passato necessario e assolutamente traslato dal luogo comune (leggasi Uzeda), sia per il futuro punto di riferimento di un’isola che si è sempre ritorta sul concetto di privilegio, non privilegiando mai il format sacrificio. Ecco, proprio qui, Valeria Messina ha potuto cambiare vita e dedicarsi ad una ricerca. Continue reading Forno Biancuccia: veramente solo cereali autoctoni… Valeria Messina

Le Parùle: la grande pizza napoletana nonostante i miei gusti… Giuseppe Pignalosa

Ercolano. Scavi e costruzioni. Qui, ai bordi del Vesuvio, il tempo non si è mai fermato. E così si sovrappongono i luoghi, le sepolture, le eruzioni, i centri direzionali, i viali dai numeri casuali, le rotonde selvagge, le ville vesuviane e il principio di un turismo settecentesco che nel rispetto non ha trovato la sua maniera. Una riviera del Brenta romana e borbonica, potenzialità straordinaria di stordimento e reazione. Il miglio d’oro si è arrugginito, qui si è allargato l’hinterland e i concetti moderni e popolari hanno preso a prestito la distanza. E non è questione di giusto o sbagliato, Ercolano è stratificata manco fosse una roccia sedimentaria, le anime erranti continuano ad errare, c’è solo un senso del bello un filo più traslato. Così, naturalmente, ci capito per caso, senza preavviso, da un artigiano che non avevo mai nemmeno sfiorato. Continue reading Le Parùle: la grande pizza napoletana nonostante i miei gusti… Giuseppe Pignalosa

Farina Bona: musicista, docente, mugnaio al profumo di pop corn … Ilario Garbani

Cavigliano. Valle Osernone. Canton Ticino. Svizzera. Si supera Verbania, si prende la costa dei limoni fino al confine, si arriva nella desolazione delle rotonde e delle pompe di benzina e poi si sceglie per la rilassatezza di luoghi solcati da bagni impavidi, all’interno di una predisposizione turistica che ha scoperto questo tempo come il migliore per la propaganda. Qui la costruzione è spesso un carattere discreto di bianco e vetro, nonostante il luogo, la decadenza e il paesaggio. La tendenza ticinese prescinde dallo sfondo, è un impulso poco coeso a lasciar da parte il confine. Così al culmine di una sintesi, a cavallo tra i binari di una piccola stazione di paese, c’è il ristorante di Agnese Broggini, classicismo elvetico dove il tempo delle pieghe non ha ancora messo radici. Vista, formalismo e grande devozione. Lei è oltre il piatto, ostessa raffinata, retaggio di un’epoca di spettri e macigni. Supero Intragna (e il pranzo) e mi dirigo alla meta. Casa di Ilario Garbani, un eclettico gentile, che nella sapienza continua a mantenere le mani. Continue reading Farina Bona: musicista, docente, mugnaio al profumo di pop corn … Ilario Garbani

O Furnu: torte, focacce e verdure territoriali… Sandro Merlo

Albenga. Dove la Liguria si allarga, la conformazione spiana, appaiono serre, infrastutture, centri storici più abitati, lungomari meno turistici e un senso di dissuasione romantica che non pretende del tutto i colori pastello. Albenga è una città produttiva, qui gli artigiani stanno meno all’alea delle condizioni esterne, c’è concentrazione, colture, si affacciano gli ulivi sui primi piani inclinati, cominciano i fiori, l’aneto, il basilico e il fatto che, ogni volta che rientro, c’è un’aria a se stante, come se il luogo fosse il dimenticatoio del dogma, della falce e del perbenismo. Ci sono luoghi per cui essere naturalmente attratti diviene il manifesto di qualcosa di dissepolto, di non ancora detto, della banalità di un giorno in cui trasferirsi e guardare gli altri con comprensione e ritrosia. Un passo indietro. Perché la vecchiaia o è saggezza o morte. Il presenzialismo ha riempito le fosse di giovani. E così, un posto del genere accoglierà i miei dissidi e il mio decadimento? Intanto accoglie artigiani misconosciuti. Continue reading O Furnu: torte, focacce e verdure territoriali… Sandro Merlo