Amsterdam – Seconda Parte

gouda

Per i formaggi siamo al limite della denuncia. Se si è presi dall’entusiasmo di trovare un Henry Willig e una bottega del Gouda ad ogni angolo di strada, si torna a casa con un pacco clamoroso di bucce colorate e non edibili e formaggi che sanno tutti di crosta di pane dolciastra. Formaggi che fondono e che assomigliano irrimediabilmente all’unica idea che il formaggio olandese brandisce in giro per il mondo. Però i canali ci vengono in soccorso, con luoghi meno delibanti, dove i lustrini sono una clientela fedele e un turista senza accetta. Kaaskamer è una bottega antipatica, dove il sostenuto è d’obbligo e dove ancora si vendono i Testun al Barolo di Beppino Occelli dei quali non riuscirò mai a farmene una ragione… però, al di là della patina e dei pacchi preconfezionati, ci sono piccole chicche iper stagionate e un formaggio organico di Jersey di 18 mesi, dall’aspetto poco olandese, letteralmente straordinario. Remeker è una fattoria a una cinquantina di kilometri da Amsterdam, dove hanno deciso che l’uniformità del formaggio locale era un marchio di riconoscenza e di tradimento, qualcosa che andava rimesso in discussione per tirar fuori un luogo alpino, un prodotto giallo ambra, grasso, poco pastoso, da pascoli cuneesi e pianure irrigue. L’Olde Remeker è una pasta cotta che non ricorda nulla di simile, nemmeno fuori dai confini. Continue reading Amsterdam – Seconda Parte

Amsterdam – Prima Parte

amsterdam

Una città divisa e una città impudica ma senza smacco. Le immagini fastose dei grandi centri commerciali, della puzza di zucchero fritto, delle prostitute in vetrina, della canapa venduta senza prescrizione sono l’ultima forma di pudicizia e di vergogna, una forma di conservatorismo reazionario sotto forma di zoo umano, dove i tamarri di tutta Europa si ritrovano per ribellarsi ad un’autorità che ha implementato il Grande Fratello rendendolo sardonico. E così c’è un rumore di sottofondo e di protesta che rende tutti più uguali, sbavanti e assenti. Traviati dalla forma, han portato in giro quel disumano da cameretta con i poster appesi e i porno dilapidati dalle verruche. La licenziosità di Amsterdam sta in quelle finestre enormi che circondano i canali interni e in quelle serate lunghe e buie dove riempirsi di luci diventa la prima delle mostrazioni, probabilmente la prima e unica vetrina. E così la bellezza, il fascino, la scopofilia, la voglia di cacciare il naso tra le lucine e i divani sono qualcosa di pruriginosamente condiviso. La facilità nordica di spogliarsi diviene il paradosso maggiore di una città divisa, straordinaria nella sua eleganza e nella sua aria pulita e commerciale, nel suo essere buen retiro invernale di diuretici informi dai denti cariati e dalla faccia assonnata. Così mi ritrovo anche stavolta alla ricerca del cibo… di quello vero… di quello prodotto e di quello con una faccia… Continue reading Amsterdam – Prima Parte