Stracchini e alpeggi delle Alpi Orobiche… Matteo Pesenti

 

stracchino

Camerata Cornello. Cornello Tasso. Tassi. Taxi. Il sistema postale è nato qui dalla famiglia Tasso (che nelle sue discendenze ha acquisito letterati e poeti) che poi è diventata tedesca, nobile e ricchissima. Da un piccolo borgo montanaro al servizio del Sacro Romano Impero. Così, queste quattro case e questo piccolo gioiello mantenuto hanno un senso all’interno di un sistema paese-riconoscimento che non ha più nessun valore. La gente passa, si ferma all’agriturismo evoluto col maneggio, i piatti tipici e l’imprenditore illuminato o prosegue verso l’alta montagna: per sciare o per passeggiare. In questa media montagna, di cui questa Lombardia può fregiarsi della definizione, i boschi, le vette e i silenzi hanno lasciato posto alla decadenza termale, allo stile moderno dei Grand Hotel, alle ciminiere in mattone refrattario e ai fiumi produttivi. Qui, in questo angolo di mondo, ormai poco remoto, le centrali idroelettriche hanno preso il posto degli abeti e andrebbero difese come patrimonio operaio dell’umanità. Architettura classicheggiante austera. L’epitome di queste valli: lavoro e silenzio. Continue reading Stracchini e alpeggi delle Alpi Orobiche… Matteo Pesenti

Yogurt e formaggi da razza Rendena… Manuel Cosi

RazzaRendena1

Giustino. Poche anime a pochi metri da Pinzolo e dalla salita verso Campiglio. Val Rendena con i suoi accessi laterali verso boschi di abeti e miniere di albite. Le valli centrali non lasciano mai spazio al potere dell’immaginazione. È tutto molto scritto, i paesi hanno delle forme ben definite, dei punti vendita da cui non si può prescindere, personalità succinte e delle attività ataviche che non possono mai essere disilluse. Così, la vacca Rendena, eponima e caratterizzante, dovrebbe essere l’anima di un luogo che ha preferito lentamente vendersi a brune e frisone, mantenendo quei ceppi isolati che dell’eroico si portano dietro la quotidianità. La vacca Rendena è una razza che ha resistito alla modernità. Continue reading Yogurt e formaggi da razza Rendena… Manuel Cosi

La pasionaria del Macagn e l’anima dell’alpeggio… Emanuela Ceruti e Livio Garbaccio

macagn

Civiasco. Alpe Lincèe. Novara. Tre luoghi e tre tempi diversi. Paese invernale dove mungere e caseificare il formaggio di stalla; alpe estiva dove monticare le proprie vacche e i propri bambini, abbandonare le sovrastrutture, prendere atto dello “spartanesimo” rurale e produrre formaggio ed erba; città indefinita, retaggio di un passato economico ed epitome dei mercatini necessari per comunicare e vendere il proprio lavoro. Il paese è un’immagine tenue-pastello tra le righe dello Zicchinèe; l’alpe è una mia azione incosciente in mezzo a curve, foglie di quercia e di castagno, macchina da fondo troppo basso, una sbarra ad interrompere l’asfalto, una discesa nello sterrato di poche decine di metri e un ritorno al senno; la città è una festa di bambini che si lanciano dall’alto, di montagne solo raccontate e di prodotti tipici che del fondovalle si portano dietro tutte le contraddizioni. Continue reading La pasionaria del Macagn e l’anima dell’alpeggio… Emanuela Ceruti e Livio Garbaccio

Un eroe rurale… Giacomo Perletti

bricconi

Oltressenda Alta. Comune sparso. Un solo obbligo: il passaggio da Villa d’Ogna. La Val Seriana si fa natura ma non dimentica la sua vocazione. Così la Festi Rasini, azienda manifatturiera, ruba la scena a qualunque implosione emotiva. Non ci sono fili d’erba e nemmeno torrenti. C’è solo un complemento d’arredo chiamato bosco. Così le ciminiere, i mattoni refrattari, i tetti a shed, i colori bruciati, i vetri rotti, il cemento da minestrina serale, tolgono la nebbia industriale, mantenendo intatto il proprio monumento. Rimanere sarebbe un vile espatrio, così sono costretto a rimirare tutto dall’alto, dove la natura è stata costretta a ritornare natura. Continue reading Un eroe rurale… Giacomo Perletti

La provola delle Madonie e le sue donne… Marilina Barreca

barreca

Geraci Siculo. Il medioevo delle Madonie. Ruderi, castelli, chiese, conventi, abbeveratoi e strade acciottolate. La bellezza è un centro storico appena percepito e un’assenza delle masse, lasciate per strada da trenta kilometri di tornanti e sughereta. Il paese, al di là delle sue fonti, dei suoi “marcati”, dei suoi pascoli e dei suoi formaggi, è un dedalo di viuzze in salita in cui, una volta entrato per sbaglio con la macchina, il minimo che ti può capitare è bruciare la frizione. Curve a novanta gradi, strettoie senza vie d’uscita, salite ripidissime, portiere delle automobili messe a ferro e fuoco dai calcinacci delle mura, anziani dialettali che guidano ad entrare, a incazzarsi e ad uscire, e paesane al balcone dedite allo spettacolo dell’idiota che ignora i cartelli e poi cerca di non far sudare i denti. Geraci Siculo è un meraviglioso borgo che la sua posizione ha conservato per sempre. Continue reading La provola delle Madonie e le sue donne… Marilina Barreca

Robiola di Roccaverano, grotte e altre storie… Enrico Rossello

Robiola_Roccaverano

Roccaverano. Secondo tentativo. Giornata di primavera e clima da tregenda. Temperatura tra i 2 e i 5 gradi. Seicento metri d’altezza. Braccia stravolte dalle curve e sguardo in controtendenza sulla quantità di orizzonte. Ad altezza paese (800 metri), la flora collinare inizia a vestire le forme di quella alpina. Abeti e querce tutt’intorno. Stradina che scende, si stringe, si dilania l’asfalto, aumentano le curve a dismisura, gli incroci ne fanno un labirinto, ripido fino quasi in fondo al bosco. Lì termina quella via, proprio all’interno dell’abitazione di Enrico Rossello, quello che non speravi più di trovare. Continue reading Robiola di Roccaverano, grotte e altre storie… Enrico Rossello

Un grande formaggio in mani troppo stanche… Dario Gugole

Dallevo-Stagionato-22

San Giovanni Ilarione. Troppo presto. Scambio la montagna con una collina appena accennata, dopo la pizza di Simone Padoan e dopo un abbiocco che sta sudando sul mio volante. Ho voglia di boschi e di silenzio, così tiro dritto. San Giovanni Ilarione sembra un paese ricostruito da anni di disinteresse. Fiancheggio il torrente Alpone e alberi di ciliegio con una fioritura appena accennata e mi spingo su fino San Bortolo, mille metri, strade diroccate, aghifoglie e sostanzialmente curve ripide su case con vista. I ciliegi riempiono la vista e riempiono l’aria, non esiste un fascino barocco e nemmeno uno altezzoso. Qui le vacanze sono una storia breve da cassetta di frutta. Riprendo la strada secondaria per Vestenavecchia e gli scorci senza un retaggio. Continue reading Un grande formaggio in mani troppo stanche… Dario Gugole

Formaggio di capra d’alpeggio… Giuseppe Giovannoni

capra

Piagno di Cosio Valtellino. Appena terminato il nuovo tratto di tangenziale che taglia la bassa Valtellina. In mezzo tra Orobiche e Retiche, le frazioni sono una realtà ben al di là delle provenienze. Ognuna ha le proprie funzioni e le proprie latterie, i vicoli diventano ciottoli e le case non son altro che un guazzabuglio di facce conosciute, per cui, ormai, nemmeno il cenno della mano alzata vale come riconoscimento. I boschi sono funzionali agli animali e ai castagni, ma in mancanza di un accompagnatore al di là dell’apparenza, fermarsi a quelle case in costruzione è più che la normalità. Continue reading Formaggio di capra d’alpeggio… Giuseppe Giovannoni