Vannulo, un nome che non dice niente… Antonio Palmieri

Capaccio. In mezzo a quella provincia di Salerno che nasconde, ma senza smancerie. Se si esce dall’autostrada a Battipaglia, ci si arrampica per un climax dantesco, che prevede il passaggio dall’inferno del traffico, al purgatorio della miriade di caseifici trasformatori, che danno l’idea di volersi sovrapporre l’uno all’altro, come se la professione del casaro, così identificativa di questa fetta di mondo, non fosse una vittoria ma una rivincita (non si cerca di crescere insieme, per il bene di un territorio, ma si tenta di crescere sulle spalle, per una scalata totemica al successo o alla pagnotta quotidiana…), fino al paradiso di questa piccola borgata, in direzione Agropoli, dove i caseifici di cui sopra si tramutano in tenute e pascoli. Per pochi kilometri, il tempo di un’apparizione. Continue reading Vannulo, un nome che non dice niente… Antonio Palmieri

Se gli ideali avessero ancora un nome… Ruben e Roberta Lazzoni

Valle d’Aosta. Montagna di Saint Marcel. 1400 metri. Dieci case. A debita distanza l’una dall’altra. Una piccola insegna. “La Chevre Heureuse”. Dietro la porta, si nasconde una storia che solo il formaggio di capra è in grado di regalare, in questa Italia dove la lentezza, per essere coccolata e curata, deve essere sempre una fuga…

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