L’olio del Garda esisterà ancora?… Alberto Scalfi

Gavardo, una Valle Sabbia non classificata. Il paese antico, le sue frazioni, le sue colture e quei lanifici che sfruttavano il fiume e dal fiume venivano sfruttati. In mezzo ai portici uggiosi, il paese demanda le sue ricorrenze, si lascia tranciare da rotonde e centri commerciali e non dispone più neppure dell’autorità sulle proprie vigne. Chi le continua a coltivare, deve mantenersi in bilico tra le fabbriche e la caligine. Così basta guardare un filo oltre, verso una collina brumosa, dove lasciare andare il pensiero a nobiltà, contadini e resort banalizzanti. Il lago non inficia e non delude, il tempo può essere ancora speso bene, si possono ancora trovare persone disposte a disporre del proprio tempo mettendotelo a disposizione. E così, mi guardo intorno e trovo un agricoltore che, tra qui e il Garda, sta creando la sua possibilità di rimanere contadino, nonostante l’olio e nonostante il vino.

Alberto Scalfi prova a portare avanti un territorio senza troppe elucubrazioni, viene da una famiglia di agricoli che si è affrancata dai possedimenti dei Bruni Conter e nel tempo si è comprata la propria terra, dove investire risorse e conoscenze. E così, Rebo, Riesling, Moscato, Marzemino e Groppello nella zona di Gavardo, Leccino e Casaliva tra Gargnano e Toscolano direttamente sul lago. Alberto fa il contadino, i familiari lo aiutano, ma lui non può fare a meno di andare avanti ed indietro. Il vino dovrebbe un po’ regredire, abbandonando qualche morbidezza e qualche affabilità, l’olio è stupendo. Il Casaliva, altissimo di polifenoli, spinge bene, mantiene un colore intenso nella sua lotta ossidativa vicino all’anno, trova il frutto verde ma manca un filo di amarezza, il Leccino è sorprendente, arriva l’erba e la mela verde, elegante con una punta di astringenza nel finale.

A completare la Valle Sabbia e il Lago di Garda, arrivano, pendenti dai muretti a secco, i capperi spinosi e i cucunci, messi sotto sale e centellinati per le grandi occasioni, insieme alla spontaneità di un lavoratore come Alberto: pochi peli sulla lingua, franchezza genuina e umiltà nel fraintendere quel mondo attraverso, che rapidamente si evolve, che probabilmente si porterà via quell’olio del Garda, anima, marketing e prezzo di un territorio compresso, che diventa un fazzoletto, che non deve occuparsi dell’estensione ma sperare nell’intenzione di persone pensanti che vedano l’olio non come un’operazione commerciale, fatta di degustazioni e strette di mano, ma come un mestiere, di serbevolezza e di variabilità, che nella terra trova, non una manodopera con cui populisticamente empatizzare, ma una risorsa da valorizzare. E così Alberto si mette la sua tuta da lavoro, non teme l’ipocrisia, non stringe cravatte ma, finite le sue produzioni, parte per la Sicilia, aiutando nella potatura il venerabile gardesano Fiorenzo Andreoli con le sue piantagioni di Tonda Iblea, stigmatizzando gli accadimenti con il sarcasmo di chi non si prende mai troppo sul serio e arrivando alla fine della giornata imperlato e risolto…

AZIENDA AGRICOLA MONTACOLI ROSA

VIA XXV APRILE 7

GAVARDO (BS)

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