E’ un pomeriggio di agosto del 2009, le due del pomeriggio di un sole siciliano che ti mette addosso solo il pigiama e la voglia di non muoversi. Il mio arrivo a Cerda è accompagnato dal canto delle cicale e dal sole che scioglie l’asfalto sotto la mia vista.
Il far west siciliano e la porta d’ingresso delle Madonie. Un biglietto da visita terribile (edilizia color apatia). La Targa Florio come lontano ricordo e tutt’intorno coltivazioni di carciofo e limone. Aspra e spinosa. Come a pregiudicare il rapporto con il visitatore.
Scovo un piccolo bar, non bello, non intrigante, con un bancone dei gelati poco suadente e un ragazzo alle sue spalle che avrebbe sicuramente preferito essere al mare. Chiedo del Maestro Cappadonia. Ma c’è da aspettare. Continue reading “Nessuno spreme più limoni”. Da Cerda al mondo… Antonio Cappadonia
Acqua, farina, lievito… e aria. Eugenio Pol
Sono le sei di sera di una domenica di luglio. Alta Valsesia. Fobello. Comune famoso per due produzioni alimentari: i formaggi della Giuncà (ingranditasi a dismisura e ormai rimasta col solo vezzo della trasformazione…) e il pane di Eugenio Pol. Arrivo ad una casa con una scritta in legno che riporta l’ormai famoso nome di “Vulaiga” (che in dialetto locale vuol dire qualcosa… ma che non mi permetto di ritradurre). Urlo “Buonasera”. Si affaccia la moglie. Scende. Mi dice che il marito sta lavorando. La domenica è il giorno di produzione. Dalle due e mezza… di mattina. Non sa se è stanco per ricevere gente. Ne riceve poca. Chiede. Una voce risponde “Cinque minuti”. Ed è il tempo reale da me aspettato. Continue reading Acqua, farina, lievito… e aria. Eugenio Pol