Giussano. La capitale dei bar da rotonda, quelle strutture amorfe e ipocondriache che lambiscono i cigli della strada all’interno di prefabbricati dai colori sbiaditi che, dirimpetto, si rimbalzano la capacità di prendere al collo il cliente con l’offerta meno allettante possibile, scritta in modi bizzarri, dentro un’etica da videopoker imbevuto nel cappuccino. Una statale Milano-Lecco che della bizzarria reazionaria e delle ruote dei SUV ne ha fatto quasi una forma di diffidenza, di ironia consumistica che, da queste parti, sembra un poco più di quello che è, come negli accenti caricaturali così nell’indifferenza al diverso. La crisi dell’industria ha trasformato la pelle dei portafogli e la densità dei carrelli della spesa, ma le facce rugose e tetragone non hanno mai smesso di imporre il maschio attraverso l’occhio fetido e il labbro umido. Così, gli Imperi delle margarine hanno continuato serenamente a discorrere, le zone industriali a patinarsi di torte a specchio e quei pochi artigiani rimasti a modificare il passato attraverso una rivalutazione di luoghi, dolci e buone maniere. Continue reading Un pasticciere che vuole continuare a fare l’artigiano… Roberto Cosmo
Il cuoco contadino e la speranza di un lago migliore… Fiorenzo Andreoli
Maclino. Toscolano Maderno. Vista lago rarefatta e offuscata, strade di campagna, tra il ripido e il disordinato, piante d’ulivo tutt’intorno, percorsi interni, villette, fioriere e un Garda meno smaccato e più nascosto. Dichiarazioni d’intenti di chi, innamorato delle proprie viste e dei propri specchi lacustri, ha preferito non vedere, mimetizzandosi in mezzo ad una natura sempre più antropica, sempre più mezzo di coercizione e di dimostrazione per un turismo disattento che, nella raffinatezza, ha imposto una cifra stilistica ed economica. E così, qui dietro si possono ancora cogliere le sfumature, si può stare tangenziali al contro-urbanesimo menefreghista e si può rivisitare una retroguardia di solitudine e e accoglienza. Un po’ reazionaria e un po’ rivoluzionaria. In quella mezza costa su cui il Garda ha sempre oscillato. Qui Fiorenzo Andreoli della maniera di essere distanti ha creato una leggenda. Di pensiero e d’azione. Continue reading Il cuoco contadino e la speranza di un lago migliore… Fiorenzo Andreoli
L’olio del Garda esisterà ancora?… Alberto Scalfi
Gavardo, una Valle Sabbia non classificata. Il paese antico, le sue frazioni, le sue colture e quei lanifici che sfruttavano il fiume e dal fiume venivano sfruttati. In mezzo ai portici uggiosi, il paese demanda le sue ricorrenze, si lascia tranciare da rotonde e centri commerciali e non dispone più neppure dell’autorità sulle proprie vigne. Chi le continua a coltivare, deve mantenersi in bilico tra le fabbriche e la caligine. Così basta guardare un filo oltre, verso una collina brumosa, dove lasciare andare il pensiero a nobiltà, contadini e resort banalizzanti. Il lago non inficia e non delude, il tempo può essere ancora speso bene, si possono ancora trovare persone disposte a disporre del proprio tempo mettendotelo a disposizione. E così, mi guardo intorno e trovo un agricoltore che, tra qui e il Garda, sta creando la sua possibilità di rimanere contadino, nonostante l’olio e nonostante il vino. Continue reading L’olio del Garda esisterà ancora?… Alberto Scalfi
Limonaie sul Garda e capperi sospesi a mezz’aria… Andrea Arosio
Gargnano. Alto Garda bresciano. Qui nella seconda metà dell’800 si producevano nove milioni di limoni all’anno. Il lago era un crocevia di venti e clima e gli inverni venivano a pesare nelle coperture e nel lavoro. Poi la fatica è stata soppiantata dall’ulivo, prima sostanzialmente assente. Stagioni più regolari e gestione più semplice. Il XX secolo ha visto i limoni di Gargnano assurgere al ruolo folkloristico di archeologia contadina, con una produzione odierna che non supera il qualche migliaio. In mezzo, in ordine sparso, ci sono state due guerre, una decadenza, un regime, la costruzione della Gardesana, l’approdo turistico e una Belle Époque lacustre e architettonica che, nel suo stringersi tra l’acqua e le Prealpi Bresciane, ha imposto al suo essere fiordo quel carattere imprescindibile da passeggiata senza tempo, con un declino più succinto di quel neogotico che, negli occhi cerulei degli spettatori, non ha mai perso il fascino della cortesia. Persiane verdi, colori pastello e pontili, il passaggio si stringe, il lago si fa vista e si presta a diventare vicoli e mulattiere selciate, dove i muri diventano il più impetuoso dei racconti. Continue reading Limonaie sul Garda e capperi sospesi a mezz’aria… Andrea Arosio
Pecorino di Farindola: quando le donne sono più forti delle avversità… Patrizia Cotracci (di Francesca Fraticelli)
È una calda mattina di ottobre, una di quelle mattine con la luce del sole così tersa da far brillare tutti i colori dell’autunno, una luce che disegna i contorni netti del paesaggio su un cielo azzurro e senza nuvole. La campagna seduce lo sguardo con il giallo, l’ocra e il rosso delle vigne e dei frutteti, la montagna si avvicina dall’orizzonte limpida e mostra i boschi che virano dal verde delle foglie estive rigogliose al bruno caldo dei rami che si stanno spogliando. È un paesaggio che conquista tutte le emozioni, che si vorrebbe commentare, ma che lascia senza parole perché è un paesaggio così toccante che va sentito sotto la pelle. Siamo in Abruzzo, in un lembo di terra tra il mare e la montagna, tra colline morbide che ricordano i paesaggi più prestigiosi del territorio italiano e il profumo dell’olio appena spremuto nei frantoi. È ottobre e fa caldo, si ha voglia di lasciarsi abbracciare da una natura che sembra coccolarci prima che arrivino le nebbie, le piogge, il freddo e la neve dell’inverno che ci spingeranno in casa in cerca di tepore. Ci si sente in sintonia con il luogo, come in una brillante giornata di mare, quando il caldo non è soffocante e i colori sono così limpidi e vivi da saziare i sensi. Passeggiamo, ringraziando di tanta ricchezza, meravigliandoci, ad ogni curva, della bellezza che si offre davanti a noi. Siamo eccitate all’idea di essere immerse in un posto unico, dove i cicli del tempo rinnovano le loro meraviglie ad ogni stagione. Cerchiamo i prodotti migliori che queste terre così belle sanno offrire e i produttori, eredi di un sapere senza tempo, capaci di trasformare le materie prime nella ricchezza eno-gastronomica delle nostre regioni. È tempo di raccolta delle olive, ma noi oggi cerchiamo il formaggio: uno di quei prodotti che porta con sé la storia di chi vive con le greggi, le pascola d’estate, le accudisce d’inverno e ne trasforma il latte in un alimento prezioso, antico, che ha il sapore della terra che lo ha generato. Continue reading Pecorino di Farindola: quando le donne sono più forti delle avversità… Patrizia Cotracci (di Francesca Fraticelli)
Una Fontina di famiglia che vede il futuro… Famiglia Varisellaz
Frazione Nabian. Challand Saint Victor. Ai piedi della Val d’Ayas. Ordinario borgo di prima montagna dove le parrocchie, unite, si sono divise a rendere la valle un luogo più insediato. Agricoltura, allevamento, energia idroelettrica e lavorazioni in legno, gli abitanti sparsi si spartiscono i saperi e le tradizioni, non fanno quasi mai cadere la mela troppo lontano dall’albero e inciviliscono la natura in attesa di chiudersi all’interno delle case, davanti ai camini dove poter esprimere il reazionario al mondo. Paesi di passaggio che si somigliano, ritrovando maniere gentili e appartenenza sotto i campanili. Qui, la famiglia Varisellaz porta avanti la tradizione della Fontina da generazioni. Continue reading Una Fontina di famiglia che vede il futuro… Famiglia Varisellaz
MicaPan: acuti panificatori vegani… Caterina Ottino e Francois Peaquin
Fenis. Anche luoghi minuti, impacciati e refrattari al dialogo, in territori dove la sorpresa è un’abitudine, possono portare fuori varie storie e altrettanti diramazioni. Per caso, entrando e uscendo dalla perfezione, la Valle d’Aosta, ogni tanto, mostra figli meno legittimi, dissidenti irriducibili e persone che non hanno creduto all’uniforme, ai pochi dei, ad una tradizione sbandierata il più delle volte e disattesa le stesse. Come sempre dal basso, qui gli agricoltori hanno trovato la propria situazione all’interno di contesti canditi, di giardiniere e balconi in legno, tra curve rispettose, strisce pedonali e un patois che raggiunge sempre l’orecchio del vicino, ancorché a bassa voce. E così la forma reazionaria della fioriera infarcita si è sempre portata dietro il bel tempo e l’inclinazione, fino a quando qualcuno non ha provato ad incrinarla. Caterina Ottino e suo marito Francois Peaquin, torinese lei autoctono lui, hanno spostato la propria visione architettonica dalle case al pane. Continue reading MicaPan: acuti panificatori vegani… Caterina Ottino e Francois Peaquin
Tome nel parco del Mont Avic… Luca Turini e Susy Perrin
Frazione Covarey. Champdepraz. Ai piedi del Parco faunistico del Mont Avic. Pini uncinati, fauna ungulata, torbiere espanse, miniere in abbandono, archeologia rivestita di gemme e di aghi, protezione regionale per quello che è una delle meraviglie meglio nascoste dell’intera valle. Qui, dietro il gran Paradiso e dirimpetto il vallone di Champorcher, d’inverno risiedono cinque abitanti, un resort, neve e una solitudine offuscata che non porta su nemmeno la corriera. D’estate si riempie di zaini e scarpe da trekking, di passeggiatori novelli e famiglie alla ricerca del selvatico da raccontare, da mettere in mostra ma soprattutto da mettere sotto i denti. Così, per chi ha avuto la fortuna e la possibilità di creare la propria attività, i piedi del parco diventano la migliore delle opportunità. Continue reading Tome nel parco del Mont Avic… Luca Turini e Susy Perrin