Albano Sant’Alessandro è un paese a metà strada tra l’hinterland e la fuga. Sulla strada verso il selvaggio, è rimasto un cenno di storia, attraverso le pievi che sono diventate sagrati e che son ritornate chiese. È un paese di resti e di rogge, di un clima modesto e di colori appiattiti dove il tanto al kilo si mette in luce sotto forma di agrituristici porti per matrimoni e dissuasioni dalla realtà. La provincia italiana è un luogo comune dove le antitesi didattiche si consumano dietro le mura di camerette indipendenti che rimangono svezzate dalla voglia di diverso. Ed è da lì che bisogna attingere, da quel bisogno di un verosimile che sembri quantomeno accogliente per una vita senza luci, in mezzo a nebbie che non riescono più nemmeno a stagionare un salame. Perché se i donnaioli sono diventati caprai per ritornare donnaioli, in una sintesi molto più determinante della cultura, il genius loci è rimasto comunque un tamarro da marmitta truccata e da musica che non è più nemmeno un atto di convenzionalità tanto è assimilabile alla merda. E così i tavoli di nozze con i titoli delle canzoni d’amore di periferici commerciali gruppi italiani campeggiano nefasti sulle possibilità di un giovane, che ha studiato lo sviluppo del design agricolo, e che a venticinque anni ha le idee oltremodo chiare: vuole fare il mugnaio, coltivare i suoi campi e recuperare le pietre francesi della sua famiglia. Continue reading Se la macinazione avesse un futuro… Michele De Cristofaro
La straordinaria pertinenza dell’aceto di vino… Claudio Rosso
Colline sopra Alba, dove l’icona lascia spazio al decadimento. Le nocciole si trasformano in vigneti per ritornare selvatico addomesticato. Nemmeno la perfezione è preclusa. Perché qui intorno, al di là delle solite costruzioni irrispettose e assolutamente fuori contesto, le curve appaiono e nascondono con una continuità senza requie. Questo avamposto delle Langhe, ancora distanti nelle chiacchiere, è un luogo rilassante di una deferenza inversa. Qui c’è sempre qualcuno che è arrivato prima, che ha aperto la strada, che ha annusato la polvere tra La Morra e Barolo, che ha venduto agli americani, che ha svenduto agli americani, che ha innovato senza muoversi da casa e che ti guarderà con sospetto qualunque cosa tu dica, riguardo qualunque cosa tu sappia o non sappia. Ecco, Claudio Rosso non è uno di questi, nonostante la comunione del percorso sia quella di molti.
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Laboratorio di resistenza dolciaria: è tutto nel nome… Maria Cristina e Federico Molinari
Alba è il luogo giusto per fare tutto. La gastronomia qui non è un’eccellenza casuale. In mezzo alla sofisticazione di chi è arrivato dopo e si è voluto prendere il giochino, in mezzo a quelle diciotto panetterie per poco più di trentamila abitanti, ci sono motivazioni difficili da tenere segrete. Ad un massimo di un’ora di macchina si ha accesso a tutto, dall’uva all’olivo, dai formaggi d’alpeggio alle nocciole, dalla frutta agli allevamenti di Piemontese fino al tartufo. Qui la trasformazione deve essere una dichiarazione d’intenti e di protezione, un modo per evitare l’estemporaneità della cucina contemporanea, perdendo la tradizione per ritrovarla dietro l’angolo, con un tovagliato d’accatto e un’idea di senso da ricercare in un’anzianità gloriosa e in ricette che nella rivisitazione già perdevano il legittimo. Alba è un luogo dissoluto e dissipato, di una bellezza tirata fuori, dove il cibo è diventato più occhio che pancia e dove il giudizio rimane sempre legato ad una territorialità industriale e partigiana. Qui continua ad evolversi una storia silenziosa e irriverente, dove la cortesia è diventata una sottile forma di conservazione. E così quando non trovi manco un’insegna ad attenderti, in una periferia dove la Ferrero ha destato le coscienze all’azione, pensi di essere nel posto giusto al momento giusto. Continue reading Laboratorio di resistenza dolciaria: è tutto nel nome… Maria Cristina e Federico Molinari
Bré del Gallo: del culatello e altre storie… Famiglia Magnani
Fontanelle di Roccabianca è l’epitome della profondità della bassa parmense. Un concentrato di nebbie, campagne, zanzare, conferitori, cascine e cantine di stagionatura. La trattoria e l’osteria hanno gli occhi antichi dei ricordi, quelli in bianco e nero che richiamano tavole, tovaglie e tovaglioli. Qui il genuino ha la sua rappresentazione più florida, il resto è una corsa al prodotto tipico e un accaparrarsi il cliente sprovveduto che vaga per queste stradine costeggianti soia, mais, concimi e quell’illusione di essere sotto l’egida di un riparo chiamato familiarità. Spostarsi è un contributo alla diversità e trovarsi di fronte il gotico della Chiesa di Santa Caterina un motivo di benedizione che dovrebbe togliere attenzione e dare più accortezza. Perché a Fontanelle, patria di Giovannino Guareschi, tutto è filtrato dall’ironia di non essere lì e dai déjà-vu locali che assomigliano a luoghi di una memoria sempre attenta all’unificazione. La meraviglia è ingannevole, i maiali chiusi in porcilaia, la terra umida e provvidenziale e il culatello sono l’unica religione laica. Senza discussioni. Qui, la famiglia Magnani, ha deciso che il tempo doveva essere l’unico dogma. Continue reading Bré del Gallo: del culatello e altre storie… Famiglia Magnani
Un pasticciere al passo con i tempi… Mariano Massara
Morazzone è un paese innocuo, uno di quei luoghi che porta via pure il prosaico. Perché qui è la strada provinciale a dettare ritmi, leggi e ingordigie. Qui si sfreccia ancora con i motori truccati e le palazzine di paese sono diventate villette in attesa di omicidio e di popolarità. È un luogo semplice sia da vivere che da descrivere, non ha angoli e nemmeno lati oscuri, è una pruriginosa meta per chi non vuole vivere in città e l’ennesimo borgo oltre che rappresentativo del nostro artigianato, dove rifugiarsi, pagare i giusti soldi e avere il tempo per sbagliare, riprovare e continuare a sbagliare. idanin che l’immagine inizia a prendere un senso. Ecco, qui, in una di queste palazzine a due piani, facciate giallo tenue e rifiniture in verde scuro, Mariano Massara e sua moglie Sara hanno trasferito nel 2007 la loro pasticceria, aperta cinque anni prima in centro paese. Continue reading Un pasticciere al passo con i tempi… Mariano Massara
Un panificatore che mi ha fatto cambiare idea… forse… Massimo Grazioli
Legnano è sempre un luogo di avventure e di redenzioni. Il cavalleresco deve spingersi oltre la sua sfida, la tenzone è un momento nevralgico del passaggio all’età adulta. E così abbandono le sicurezze per del tempo libero da impiegare. Non mi sposto molto dalla periferia e ci metto poco ad arrivare alla mia soluzione: non troverò mai nessuno. Mi accontenterò del pane. D’altronde c’è sempre stato qualcosa che mi ha frenato al viaggio. È sempre mancato un centesimo per arrivare al dollaro. Così mi presento, ma senza una grossa aspettativa. Massimo Grazioli lo conosco e mi sono sempre bloccato di fronte alla sua vulcanica panificazione. Continue reading Un panificatore che mi ha fatto cambiare idea… forse… Massimo Grazioli
Gli hinterland frollano… Famiglia Guiotto
Legnano è un luogo che si preclude la sincerità. Chiusa in se stessa, parla il suo dialetto e continua a guardarsi negli occhi. Eppure sarebbe un luogo da ammirare. L’industrializzazione ha portato il senso di necessità, togliendo un po’ di ingenio. Così un posto archeologicamente piacevole è stato trasformato in una passeggiata da fine settimana. Il resto è periferia e piccole botteghe di commercianti sempre in lotta con il bisogno della concorrenza. Uno snodo commerciale che è riuscito a mantenere in vita, o a permettere la creazione, di alcune eccellenze assolutamente non programmatiche. Tra villette e case basse, con i colori insaturi sprecati a dimostrare ignoranza, alcuni produttori hanno portato avanti una tradizione molto lontana dalla normalità. Qui, la famiglia Guiotto sta rendendo alla Piemontese l’inopinata possibilità di un quotidiano. Continue reading Gli hinterland frollano… Famiglia Guiotto
Mastro Focaccina: lo sviluppo della panificazione… Nino e Domenico Terrana
Palermo. Al confine con Villabate. Tra l’autostrada e via Messina Marine, al lembo di quei quartieri che non sono più famigerata periferia ma che non sono ancora orti urbani. Una terra di mezzo che all’immaginazione ha sempre preferito la concretezza degli odori e delle voci. Acqua dei corsari è un abbandono di archeologia industriale, con ciminiere e mattoni a vista, lascito di un XX secolo che divideva le proprie giornate tra lavoro e fede. In quella qualunque attività che rimaneva a contatto con una realtà difficile e proletaria. Questo è un luogo di un mare che è come se non ci fosse. Nei grandi sobborghi metropolitani, si chiamano snodi, impersonali deviazioni delle periferie, qui a Palermo c’è un’umanità sensibile che si coglie appena si varca la prima precedenza non data. È in posti come questi che Palermo è diversa dal resto del mondo. Con i suoi miliardi di problemi e con i suoi ineguagliabili pregi, qui si può fare ancora artigianato, si possono mettere in comune delle possibilità che in centro diventano puzza di fregatura. Qui, i fratelli Terrana hanno deciso di dare vita, ad inizio 2013, alla loro storia di panificazione e di grani siciliani. Continue reading Mastro Focaccina: lo sviluppo della panificazione… Nino e Domenico Terrana