Viverone è un lago diviso da tre principi, il nascondimento dell’autostrada e dei boschi, il turismo lacustre che non lascia scampo e la dolcezza di colline coltivate a kiwi e vigneti. Come prolungamento dell’Erbaluce e di una vinificazione sepolta da anni dissidenti che non han portato altro che uno stato di cose in transizione, questi luoghi han resistito al verde scuro. I boschi sono stati messi in riga dagli allevatori e dai raccoglitori di legname, da quelle persone che hanno invaso con circospezione e costanza, che han fatto della natura un mestiere senza necessariamente tradirla. Sono sentieri con poche indicazioni e ancora meno strutture recettive. C’è quell’unico ristorante che ha visto sposarsi, cresimarsi e battezzarsi tutti i membri delle famiglie agricole. Perché qui la vicinanza è più che fondamentale e l’abbandono non è nemmeno un cenno di resa. 365 giorni all’anno al lavoro. Perché gli animali non aspettano il decoro. Continue reading Il vitello sanato, una forma disillusa di tradizione…
La certezza della panificazione… Luca Piantanida
Coggiola. Val Sessera. Un luogo remoto, plumbeo, dove hanno permesso ai boschi di diventare boschi. Un verde convinto, scuro, ingombrante e un paese rimasto. Così come dovrebbero rimanere tutti i paesi. L’Oasi Zegna e la Valsesia la racchiudono come a dimenticarla, rilasciando al mondo la bellezza di un selvatico domestico che qui è ancora rito di passaggio di pastori e autoctoni. I paesi sono rimasti fermi ad uno sviluppo industriale demotivato. Quando si dava lavoro a migliaia di persone e i telai tradizionali erano l’anima marchiata a fuoco della fuliggine quotidiana. Il laniero e i suoi dipendenti erano il contraltare della Paletta, salume povero per un proletariato suburbano da pranzi suadenti. E così si è arrivati fino all’oggi, a quella bellezza candida da cinque del pomeriggio e da tranquillità al di là delle siepe. Perché qui il tempo non è più un intralcio. Continue reading La certezza della panificazione… Luca Piantanida
Sogni e progetti di un macellaio gastronomo… Alberto Mosca
Biella. Una strada che taglia e una piccola città che gli ruota attorno. La borghesia avviluppa il centro e di quel distretto industriale, che ha sempre goduto delle seconde case e del sabato libero come raggiungimento di uno status elettivo, rimane la voglia iconografica di filanda. Qui il tessile, il settore laniero su tutti, ha cortocircuitato l’intellettuale, comprandolo e rendendo tutto fruibile. L’economia è stata quella forma di cultura che ha tirato fuori le possibilità e il pensiero unico. La borghesia subalpina ha rallentato i ritmi, non ha permesso lo sviluppo del tempo e della rivoluzione. E una volta morente, ha continuato a sonnecchiare nella risata e nel dileggio. Perché questa è veramente un’enclave di stile e di scarpe basse, nonostante il secolo. E così, arrivare a Biella, attiene al grigiore di ogni giorno e al riguardo verso la suggestione, quella da deferenza, da sogno mancato e da Principe di Galles accarezzato appena sotto l’orecchio. Il conservatorismo è dietro l’angolo e l’abitudine ha provato ad essere deflagrata dalla grande distribuzione organizzata con risultati alterni. L’Esselunga fa capolino dietro i portici, ci si entra ma sempre con sospetto. Perché la svendita non è più appartenenza. E così può resistere, nel suo mondo semi-monopolistico, il paradigma di quelle gastronomie italiane che hanno traguardato l’oggi, decostruendo la guerra, colorando gli anni ’60 e rampando negli ottanta: la gastronomia Mosca, un Bon Marchè ai tempi di Rossi e Grassi, con quello straordinario artigianato, base per qualunque vendita. Continue reading Sogni e progetti di un macellaio gastronomo… Alberto Mosca
La lunga strada della pasta fresca… Maria Luisa e Ivan Bosio
Zogno. I tetti dei muratori brembani si alternano a quell’industria attira folle che ha sempre regnato incontrastata qui in fondo valle. E i giovani restano legati pedissequamente a quel metà strada tra il capoluogo e quelle montagne inseguite dai turisti e abbandonate dai locali. Qui si può ancora decidere la direzione del bivio. Perché c’è ancora la bellezza industriale delle centrali idroelettriche e perché i padroni non hanno indotto alla fuga, lasciando più urbanesimo che ruralismo, in quella storia che si è impiantata come un’imposizione all’assenza. Il liberty delle scuole si dirime impacciato dall’ansa del fiume che curva provando a portarsi via la dedizione. Ma qui non ci sono voglie particolari per provare il ritorno, così bisogna tentare con il torno… magari per la prima volta…. magari da una nazione straniera… Continue reading La lunga strada della pasta fresca… Maria Luisa e Ivan Bosio
Prati Parini è un luogo lontano… Marco e Lorenzo Fustinoni
Sedrina è quel fondovalle che ormai si è dimenticato di sé, dei suoi terreni agricoli, dei suoi agricoltori e dei suoi allevatori. È una diramazione fuori dalla strada principale che non è più che un inconveniente. Una conca difficile anche per il pensiero di fuga dove la natura non ha ancora la struttura della montagna, dove il passo è più semplice e chi ha deciso di rimanere si è scontrato con l’indifferenza al passaggio. Così si è dovuto ricreare un sistema di interessi che permettesse la fatica. E Prati Parini è quel luogo di fiori e vista che, attraverso il cammino, non obbliga più. È un desiderio di alpeggio morbido dove la famiglia Fustinoni ha deciso di finalizzare il suo lavoro di azienda agricola, proponendo un lavoro agrituristico che non ha bisogno né del complimento né dello stupore. Qualcosa di rurale e di reale in cui il controllo è un tempo morto di dissuasione. Continue reading Prati Parini è un luogo lontano… Marco e Lorenzo Fustinoni
Appennino emiliano in due giorni
PRIMO GIORNO
Montagnana di Serramazzoni: le conserve e il lavoro con la frutta di Filippo Stella e Gianna Benassi
Pavullo nel Frignano: gli ottimi lievitati del Giamberlano Valter Tagliazucchi
Zocca: tour propedeutico in mezzo alla vacca bianca Modenese: caseificio Rosola e la follia controllata di Stefano Fogacci… e per finire un tocco di mora romagnola da Ca’ Lumaco
Monzuno: la Macelleria Zivieri è un luogo magico… non c’è bisogno di consigli… Continue reading Appennino emiliano in due giorni
La pizza e il tempo dell’ascolto… Luca Mariani
Campagnola Cremasca è uno di quei paesi della Pianura Padana che non sono più che un passaggio per andare altrove. Allevamenti intensivi, ricordi d’infanzia, la cascina come forma territoriale d’inclusione del mondo e la possibilità di fuggire come unico modo per riformarsi e ricordare quei posti come un barlume d’indecisione. Queste sono terre disilluse, dove ritornare è più facile che restare, e la città non ha fatto altro che solcare una differenza sociale che le ha definite per sempre come campagne. E così, chi ha deciso di rimanere e di fare l’artigiano, prima di andare oltre, deve per forza essere passato dal lato oscuro, quello della gastronomia da un tanto al kilo e della pizza come forma veloce di pranzo sul divano. Continue reading La pizza e il tempo dell’ascolto… Luca Mariani
Una famiglia dedita a fare le cose per bene… Famiglia Patelli
Gaverina Terme. Colle Gallo. Luogo di collegamento tra la Val Seriana e la Val Cavallina e luogo di ciclismo. La valle del Lujo è un susseguirsi di pericoli a due ruote, passione e discese senza verecondia. Nemmeno il tempo di contemplare un ciliegio e lo sguardo è dietro le sbarre. Il rischio è fisico, la solitudine l’unica risposta. Ogni tornante è un’improvvisazione. Qui le macchine non sono le benvenute e così l’attenzione non è mai troppa. Al culmine, la Madonna dei Ciclisti è rifugio e imprecazione. Ma solo se la fortuna è stata dalla tua parte. Altrimenti gogna. La vista fino al Lago d’Endine ripaga un po’ il nervoso e concede l’assenza di preoccupazioni. Perché il ciclismo è uno sport selvaggiamente meraviglioso ma il nostro non è un paese per ciclisti. Non essendoci divisioni, la miscellanea va sempre dalla parte del più debole. In questo caso la mia pazienza. Continue reading Una famiglia dedita a fare le cose per bene… Famiglia Patelli