Sofisticatori 6/ I cioccolatieri + Regalino

cioccolato

Scriviamo un bel post confortevole… L’ennesimo della serie “Come farsi degli amici”…

Un assaggino: parliamo di uno stupratore di cacao aromatizzato dalla consistenza azteca e dalla faccia tetragona che gioca sempre sul fraintendimento… come molti o come tutti…

INCISO
pensate alla chocolate valley (oddio sto male!!!), al gaio odino che con un tostino del 1800 dice di fare cioccolato partendo dalla fava… ahahahha… questi mi ammazzano… oppure al cioccolatiere del nord milanese che faveggia ma non vuole farmi vedere il laboratorio perché, testuali parole, non è in regola… non l’ha mai fatto vedere a nessuno… Continue reading Sofisticatori 6/ I cioccolatieri + Regalino

Un pasticciere territoriale… Fabrizio Giamello

nocciole

Vesime. Langa Astigiana. Tra Roccaverano e Cortemilia. Capre, nocciole e moscato d’Asti. Una zona definita dai suoi prodotti tipici, dalle sue aziende e dagli immancabili imbonitori. La nocciola è un sentore di alberelli che gli sgusciatori hanno reso in quantità. Tutto ruota intorno al territorio, le scelte sono sempre improvvisazioni su un tessuto di abitudini cristallizzate da secoli. Così nascere da queste parti è una fuga o un obbligo all’apologia. Quello che si può creare è già dato. Eppure la bellezza tutto fa pensare tranne che alla monotonia. Delle risposte, delle colture, delle dedizioni. Continue reading Un pasticciere territoriale… Fabrizio Giamello

Robiola di Roccaverano, grotte e altre storie… Enrico Rossello

Robiola_Roccaverano

Roccaverano. Secondo tentativo. Giornata di primavera e clima da tregenda. Temperatura tra i 2 e i 5 gradi. Seicento metri d’altezza. Braccia stravolte dalle curve e sguardo in controtendenza sulla quantità di orizzonte. Ad altezza paese (800 metri), la flora collinare inizia a vestire le forme di quella alpina. Abeti e querce tutt’intorno. Stradina che scende, si stringe, si dilania l’asfalto, aumentano le curve a dismisura, gli incroci ne fanno un labirinto, ripido fino quasi in fondo al bosco. Lì termina quella via, proprio all’interno dell’abitazione di Enrico Rossello, quello che non speravi più di trovare. Continue reading Robiola di Roccaverano, grotte e altre storie… Enrico Rossello

Il Chiosco: un pasticciere senza contraddittorio… Francesco Ballico

zucchero

Doverosa premessa. È la prima volta che provo questo numero senza reti di protezione. Il fallimento è dietro l’angolo, così come la morte cerebrale. Basta un piede messo storto e la mia faccia adesa al polvericcio risuonerà ciottoli e acufene.

Eppure una mail serale del venerdì mi aveva messo in allarme: febbre alta e difficoltà di parola.

Ho deciso di provarci lo stesso. Francesco Ballico non è mai arrivato ma io ho deciso di scrivere comunque. Nessuna telefonata e nemmeno delle domande (tipiche da giornalista sedia-girevole-stick ndr…) scritte via mail con cui fare un bel copia-incolla. Continue reading Il Chiosco: un pasticciere senza contraddittorio… Francesco Ballico

Come affogare una giornata storta… Oreste e Mauro Salaorni

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San Martino Buon Albergo. Trasformazione socio-economica di una città che ha deciso di delocalizzare le brutture. Per ogni capolavoro disvelato, qualcosa di più sporco e di più profondo rimane nascosto. Rotonde, centri commerciali, centri direzionali, spianatoie per le autostrade, hotel pro-convegni missilistici ma soprattutto una zona industriale dove il drifting sembra l’ultima moda della detenzione illegale di materia grigia. Proprio lì, all’interno di uno dei capannoni prefabbricati da noia e avarizia, i fratelli Salaorni hanno costruito i loro impianti brassicoli per la produzione della loro birra. Il birrificio Mastino II o Mastino o Scaligero (sul nome la mia confusione è stata direttamente proporzionale alle birre bevute), nato a Mezzane di Sotto, dove c’è ancora la pizzeria di famiglia (La Fonte), nel 1997, agli albori della mania del fenomeno, si è spostato, allargato e raffinato nella pianura meno tenue ma più funzionale. Continue reading Come affogare una giornata storta… Oreste e Mauro Salaorni

Un grande formaggio in mani troppo stanche… Dario Gugole

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San Giovanni Ilarione. Troppo presto. Scambio la montagna con una collina appena accennata, dopo la pizza di Simone Padoan e dopo un abbiocco che sta sudando sul mio volante. Ho voglia di boschi e di silenzio, così tiro dritto. San Giovanni Ilarione sembra un paese ricostruito da anni di disinteresse. Fiancheggio il torrente Alpone e alberi di ciliegio con una fioritura appena accennata e mi spingo su fino San Bortolo, mille metri, strade diroccate, aghifoglie e sostanzialmente curve ripide su case con vista. I ciliegi riempiono la vista e riempiono l’aria, non esiste un fascino barocco e nemmeno uno altezzoso. Qui le vacanze sono una storia breve da cassetta di frutta. Riprendo la strada secondaria per Vestenavecchia e gli scorci senza un retaggio. Continue reading Un grande formaggio in mani troppo stanche… Dario Gugole

La carne della Granda nella pianura più operosa… Angelo Santinelli

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Bergamo. Poche centinaia di metri fuori dal casello autostradale, ancora meno dalle barriere anti-rumore che proteggono la tecnologia del kilometro rosso e l’insipienza di una pianura che non ha molto altro da chiedere se non il pedaggio. Qui ci sono un susseguirsi di rotonde, di semafori, di paesi e di strade. I parchi sono solo nell’immaginazione dei Verdi che, ancora, sperano di ricavarci qualcosa dall’erba, senza spacciarla. In quel triangolo che si forma sotto la conformazione dell’autostrada, la bassa bergamasca alterna all’infinito il corredo industriale da transumanza urbanistica ai fontanili, alle cascine, ai canali e al granoturco. All’angolo di una rotonda, al termine di una stradina senza uscita, con un paradigmatico cancello “nascondi-mondo”, Angelo Santinelli, e prima di lui suo padre, ha dato il là ad uno dei progetti più rivoluzionari della piana autostradale: un allevamento di bovini piemontesi affiliato alla Granda, unico in tutta la Lombardia. E questa è la parte meno interessante. Continue reading La carne della Granda nella pianura più operosa… Angelo Santinelli

Del Monococco e dei suoi tortelli… Leonardo Salvini

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Gottolengo. In quella pianura padana che non ha più una tessitura, dove le industrie hanno lasciato ai contadini l’illusione di credersi padroni, la pausa pranzo è un tempo infinito che non ha altri sbocchi se non un saloon. La troppa fame mi getta in un bar da ultimo stadio prima della bottiglia. Il testo, il panino, il suo prosciutto e la sua barista sono di una rilevanza letteraria ma infima. Eccezione lirica: cinque sudati minuti in cui ho visto Belle Gunness, trasformatasi in vedova nera della bassa bresciana, portare a termine l’agognato avvelenamento dell’iconoclasta crapulone. Sfortunatamente riavutomi, mi sono trovato immerso in una disquisizione tra medi intellettuali dal culo basso, dall’alito fetido e dall’inflessione catatonica, che ha ammazzato nell’ordine, il nuovo governo, il vecchio governo, i partigiani, Balotelli, la madre di Balotelli, il carrozziere di un paese vicino, le fighe di legno e le discoteche che non sono più quelle di una volta. Sentendomi a casa, sono riuscito a digerire e a riavere i contadini sotto forma di contadini. Continue reading Del Monococco e dei suoi tortelli… Leonardo Salvini