Il panificatore non scende a compromessi… Luca Scarcella

SCARCELLa

Torino. Borgo San Paolo. A metà strada tra il residenziale e il popolare. A pochi passi da quel Rione Lancia che ha riqualificato l’industrialità regalando parchi, giardinetti, bambinetti e solidarietà. In mezzo agli enormi vialoni suburbani, dei pali bianchi, usciti dalle ricostruzioni dei velieri e degli acquari, installano i marciapiedi, facendo intendere qualcosa di diverso. Binari interrati riconvertiti in opere d’arte danno l’idea di un passato industriale che non esiste più. Spina Centrale: Spina 1. Il tutto è sovrastato da strutture tubolari che ridanno la profondità dei boulevard e la stupidità della domanda perché. La domenica mattina è come se tutto questo fosse il testo. Le persone o non ci sono o scompaiono. La vista è spostata verso l’alto. Continue reading Il panificatore non scende a compromessi… Luca Scarcella

Il pasticciere che fa per me… Marco Vacchieri

meringata

Rivalta di Torino. Ancora cintura torinese ma con accenni di campagne. Le strade si restringono, appaiono le prostitute con i loro fuochi e gli alberi di pioppo. C’è già della tortuosità e la città diventa lentamente paese. Nonostante le araldiche industriali del luogo, Rivalta ha un’anima nobile e diroccata. Castelli, torrioni, mulini, mura di cinta, monasteri, chiese e acciottolati fanno capolino in mezzo ad un mare di condomini massimo tre piani, colori pastelli, balconi dai fiori appassiti e giardinetti salva-bambini. Qui, proletari e borghesi hanno sollazzato per anni in frasi fatte, portinerie e circoli ricreativi. Continue reading Il pasticciere che fa per me… Marco Vacchieri

Una storia di panificazione operaia… Vito Lasorsa

lasorsa

Torino. L’interno di una bomboniera panificatoria, con finimenti country-franco-provenzali è il più classico degli “inganna l’occhio”. Al di fuori c’è molto silenzio. È una domenica mattina di gennaio, in mezzo ad uno dei quartieri più caratterizzanti la storia della città. Borgo Vanchiglia, ricordato come il borgo del fumo per gran parte del ‘900: emissioni operaie-industriali che pretendevano dalla zona il proprio ruolo proletario ma con il vezzo di rimanere molto vicine al centro. Continue reading Una storia di panificazione operaia… Vito Lasorsa

Il macellaio laureato è ad un bivio… Donato Turba

turba

Melzo. La terra che ho sempre tollerato e che ho sempre visto di notte, di giorno, con la nebbia, con le merende, con le prostitute nigeriane a bordo strada e con la voglia di andare a ballare. La gioventù di quelli che si sono persi tra la Rivoltana e la Cassanese ha lasciato per strada morti, buchi, successi commerciali, cantanti da un tanto al kilo riempi-platee, calciatori di quart’ordine, tamarri da solarium e motorini accartocciati. Melzo è una coltre di lavori in corso e di giocate alle slot machine. Continue reading Il macellaio laureato è ad un bivio… Donato Turba

Sofisticatori 4/ Bresaola della Valtellina

big_bresaola1

Un prodotto senza senso. Un prodotto magro per ipertrofici frequentatori di palestre e per cervelli anoressici e metropolitani da vaschette ad atmosfera modificata. E se ci fermassimo al prodotto industriale, a quel Rigamonti che vende la società ai brasiliani di Jbs e si fa mandare punte d’anca congelate di zebù argentini, potremmo anche fottercene. Il punto, e disciplinare docet (importante è che siano prodotte in Valtellina ma le carni utilizzate possono provenire da bovini allevati e macellati OVUNQUE), è che sono gli artigiani, come Boscacci di Bormio, ad ammettere la normalità del processo. Continue reading Sofisticatori 4/ Bresaola della Valtellina

Grano duro in Oltrepò… Marisa Sforzini Orlandini

pasta-integrale-e-farina-macro

Corana. Poco meno di mille abitanti in quella pianura pavese che geograficamente fa parte dell’Oltrepò. Nonostante i sentori di Lomellina, qui il riso non è una priorità. Il terreno permette di coltivare tutto, ma il legame con la collina tiene le zanzare un po’ più distanti. Ci sono case sparse, un fiume abbastanza distante per non farne un’ideologia e terreni coltivati a grano e granoturco. La nebbia non mi tange, c’è solo un po’ di pioggia. Continue reading Grano duro in Oltrepò… Marisa Sforzini Orlandini

Inventore, artigiano, produttore, virtuoso… Marco Bernini

muffe

Pozzol Groppo. Spartiacque tra la Val Curone e la Valle Staffora, confine tra la provincia di Alessandria e quella di Pavia. Da un lato la strada si getta nelle località termali, guarda le colline dell’Oltrepò, alterna mele e viti a maiali, dall’altra spiana verso Volpedo e verso i suoi pescheti. Le curve si susseguono, mangiano borghi, aumentano il territorio, diminuendo a dismisura la densità. Quattrocento abitanti scarsi su quattordici kilometri quadrati di superficie, Pozzol Groppo è un paese fantasma, senza centro, con molte frazioni, qualche cascina, un fascino caricaturale dato da un orizzonte senza volgarità e un verde, che diventa grigio per ritornare verde, al limite della voglia di trasferirsi. Continue reading Inventore, artigiano, produttore, virtuoso… Marco Bernini

Il re del cotechino… Ambrogio Saronni

cotechino

Castelvetro Piacentino. A pochissimi kilometri da Cremona, in provincia di Piacenza, in regione Emilia Romagna. Qui, i confini, nel corso dei decenni li ha scanditi il Po con le sue anse e i suoi rimodellamenti. Se si entra dalla sponda destra, si è in provincia di Piacenza, altrimenti in quella di Cremona. Il resto è questione di appartenenza, di dialetto e di territorialità. Castelvetro è un’enclave cremonese con le tradizioni gastronomiche strettamente legate a quelle sotto il Torrazzo. Qui, i canneti, le ninfee gialle, le castagne d’acqua e i saliceti del Po si confondono con la cultura del maiale, le sue nebbie, i suoi riti e i suoi insaccati. Continue reading Il re del cotechino… Ambrogio Saronni