Al di là dell’Adige c’è il Polesine, le sue nebbie, le sue paludi e la sua povertà. I paesi sono disabitati, le frazioni invecchiate dai calcinacci, la vista padana di un languore insopportabile. Al di qua dell’Adige, c’è la bassa padovana. Nessuna confusione. Un po’ di altezzosità nella risposta. Il paesaggio è pressoché identico, ma l’influsso dei colli Euganei, della sua storia, della sua medievalità e del suo turismo, definisce una provincia molto prima dell’identità territoriale e geografica. La pianura Padana è un lungo incubo senza senno. Continue reading L’oca in onto è un’astuzia della ragione… Michele Littamè
Pesci, follie, affumicature e montagna… Gerry Fanti
Borno. Valle Camonica. Il fiume Oglio segna il passo, abbandonando il lago d’iseo, le incisioni rupestri rimangono nelle mani dei bambini e le industrie insistono sulla strada statale del Tonale e della Mendola, ricca di case cantonali, tetti spioventi e muri di pietra. Quando i rettilinei finiscono, i tornanti, che portano verso Borno, lasciano quella mezza montagna lombardo-orobica dai tratti alpini poco definiti, per riempirsi di abeti rossi e valli ampie verde chiaro e per gettarsi in un profondo altopiano. Il paese è un ricordo di una strada stretta, così, trovando un filo di diffidenza, percorro via Milano fino al suo culmine, al di sopra delle ubbie paesane e di un percorso sempre più stretto. Stradina di campagna breve e un frastuono d’acqua accoglie il mio arrivo. Continue reading Pesci, follie, affumicature e montagna… Gerry Fanti
Perciasacchi: la ricerca sulla Pizza è un buon inizio… Renata Ferruzza e Laura Malleo
Palermo e la sua indolenza. In un’estate meno torrida del solito, con i consueti deterrenti comunali in mezzo alle strade e i soliti parcheggiatori atteggiati a rincuoratori da ristorante e da dopo cena, i vicoli dietro il mercato del Capo, con le leggende dei Beati Paoli a marcare i ciottoli e i sotterranei, appaiono tetri nell’assenza di luci e nella presenza di voci. Le ombre e l’olezzo di cani randagi portano verso la Cattedrale, chiudendosi all’interno delle strade dei mestieri e dei mestieri di strada. A partire dai Candelai, continuando con i Cafisari, i Caldomai, i Calzonai, i Calzettieri, i Cappellieri, i Carrettieri, i Cerinai e i Chiavettieri. Palermo è il suo lavoro ma soprattutto è le sue strade. Continue reading Perciasacchi: la ricerca sulla Pizza è un buon inizio… Renata Ferruzza e Laura Malleo
L’aristocrazia dell’olio… Vittoria Piccolo
Ficarra. Pochi kilometri dal mare direzione Nebrodi. Di quei paesi rimasti in calcinacci, Ficarra non ne porta i segni. La sua storia è rimasta nei ciottoli, nelle viuzze e nei balconi barocchi che si guardano da vicino sulla strada principale. Ha un alto, un basso e una vista che investe olivi e noccioleti. Le piazze sono nascoste in fondo alle scalinate e l’asfalto lascia sovente spazio alle pietre. Pare che gli artisti ne abbiano fatto un luogo di rottura. Così. I locali dall’occhio bieco, nell’abitudine all’eccesso, hanno iniziato a sussumere la stravaganza sotto la categoria della normalità. Poche chiacchiere, pochi abiti scuri su sedie di paglia, poche “taliate” dall’effetto mummificatorio. Un fascino antico avvolge il paese. E qui, su questi monti, dove il verde è il più verde della Sicilia, nulla è dato per scontato. La natura è estremizzata senza logica. Ci sono catapecchie-agri-macellerie-ante-rivoluzione-gourmet, dove gli agnelli, di derivazione ignota, sono “carne di crasto” già accatastata a kili dopo tipici e inesorabili antipasti “caciocavallo congelato-olive piccanti, finocchietto-in-pasta-di-salame e pane-digestione-nel fine-settimana” e poi ci sono meraviglie da girato l’angolo, zone di relax da amaca tra gli astragali, da viste sconfinate e oblique dall’Etna all’Eolie, ci sono apicoltori e venditori di granite, agriturismi in fondo a strade dissestate e mondo civile estinto su volti color ottone antico, arsi da camicie, bastone e sole sempre uguali a loro stessi. Continue reading L’aristocrazia dell’olio… Vittoria Piccolo
Trapani, le sue saline e i suoi tramonti… Famiglia Culcasi
Trapani. Saline. Se esistessero, sarebbero il posto più bello del mondo. Invece non esistono. Non esiste il lavoro e la fatica del paludiere, non esiste la necessità di raccogliere un prodotto così basilare e la necessità delle famiglie di dedicare preoccupazioni e spasmi, non esistono nemmeno i tramonti, le isole Egadi contro luce e il desiderio di passeggiare sul ciglio dell’acqua. Esistono solo alcune foto, le rotte turistiche lontane, un relais, un ristorante, il paradosso di Zenone e la felicità per Truffaut “che si racconta male perché non ha parole, ma si consuma e nessuno se ne accorge”. Ecco. Le saline sono l’attimo più bello del mondo. Qualcosa che non è Sicilia e non è tramonto. È vecchiaia, gioventù, malessere e perfezione. Continue reading Trapani, le sue saline e i suoi tramonti… Famiglia Culcasi
La rinascita della cooperazione… Tommaso Alessi
Valledolmo. Ottocento metri sul livello del mare. Terra del siccagno. Estremo lembo della provincia di Palermo, senza una connotazione geografica definita. Le Madonie, con la loro cultura e la loro terra così ricca di tradizioni e di fertilità, si adagiano dall’altro lato della vista, così come il nisseno con le sue sfumature di giallo e di terra. Qui, lontano dagli itinerari turistici e dagli occhi indiscreti, la Sicilia ha potuto innescare la sua modernità: pale eoliche e pannelli fotovoltaici. Deturpando il territorio per alcuni, ponendosi all’avanguardia per altri.
Di questo luogo, a suo modo attraente, gli abitanti ne han fatto un centro di trasformazione. Le industrie artigianali occupano risorse, e per la Sicilia questo è già molto. Le colture sono differenziate e qualche reticente alla banalità ha provato ad unire, nel nome della sua produzione più importante: il pomodoro siccagno. Continue reading La rinascita della cooperazione… Tommaso Alessi
Le vie del grano e l’aridità del pomodoro… Francesco Di Gèsu
Tra Marianopoli e Villalba. Tra la provincia di Caltanissetta e la provincia di Palermo. In quelle discese senza scampo e senza un approdo turistico. Le cicale tornano a spadroneggiare all’interno di una valle solcata dal fiume Bilici e dalla ferrovia per il lontano ovest, coi suoi miraggi di zolfatare ormai scomparse, con le sue ginestre, espressione massima di una mortalità fiorita, con le sue mandorle e le sue mandorle amare, così poco corrive all’astuzia umana della raccolta, ma soprattutto con quei colori che del giallo hanno in mano la definizione estrema: grano, paglia e ancora grano. Una Sicilia da amare senza condizioni e senza repressioni. In mezzo a quella natura troppo scura e troppo calda per un’accoglienza patinata e sintetica, un baglio appare come una mitologica oasi. Di una bellezza conturbante, impressionista nelle aperture tra cielo e pietrame. Continue reading Le vie del grano e l’aridità del pomodoro… Francesco Di Gèsu
La razza maltese è illuminata… Luca Cammarata
Tra Caltanissetta e San Cataldo. Dove non può nulla neanche il GPS. Mancanza di segnaletica, strade dissestate che diventano crateri, sole allo zenit che toglie il fiato, miraggi all’orizzonte e colori così netti e così precisi da diventare quadro. L’amore per la Sicilia non può prescindere da queste terre, con le gradazioni di marrone che degradano dall’argilla al grano. Colline ricoperte di mandorleti e olivi e assenza: nella sua espressione totalitaristica, quasi violenta. Dominazioni e sottomissioni. L’origine e il futuro di un popolo che rimane sempre uguale a se stesso. Continue reading La razza maltese è illuminata… Luca Cammarata