Castel San Giorgio. In quel lembo di Agro Nocerino Sarnese senza orizzonte. Un paese di collegamento e di serenità. Quella Campania un po’ stinta, in attesa del pittoresco e del ruffiano. Il turista è lontano e l’ibridazione vicina. La gentilezza dei volti e la difficoltà a trovare una coltivazione di San Marzano restano tra le righe come quel retaggio da resa alla competitività. Tutto viene sostituito, le colture e i pastifici. L’arte bianca, in questa cerniera di terra assolutamente espressa dai profumi, è ormai rappresentata esclusivamente dal Pastificio Vicidomini: la presenzialità di un territorio di pastai, almeno nella memoria. Continue reading La quotidianità della pasta… Famiglia Vicidomini
La Toma Aigra: uno di quei formaggi per cui vale la pena fermare tutto… Luciano Serra
Campertogno. Caldo soffocante in pianura. Refrigerio a Varallo. Acqua pesante e abbastanza gelata. L’abbandono del pranzo e il sole secco mi fanno percorrere la Valsesia alla ricerca delle nuvole. Il Monte Rosa è totalmente nascosto. Alagna è un cartello stradale che non si adatta bene al turismo. Le sponde del fiume sono colme, le persone restanti sono un gommone in mezzo alle rapide. I paesi soffrono dell’abbandono milanesiano, quello dei tetti spioventi a ciglio strada, del Gioco delle coppie e dei mefistofelici anni ’80. I nomi delle frazioni, di quelli che sono paesi solo per necessità, spaziano dai lascivi Scopa, Scopello, Scopelle, Scopetta, ai sintomatici Muro, Isola, Piana, Bettola e Chiesa, dove il primo impatto è anche l’ultimo. Eppure la roccia, i campanili, la montagna diroccata e quel rumore di fiume in piena non riescono a non rilassare. I baracchini pro-colesterolo e i caseifici da cagliata congelata non sfuggono nemmeno questa valle, dove la tipicità è rimasto un vezzo di pochi. Continue reading La Toma Aigra: uno di quei formaggi per cui vale la pena fermare tutto… Luciano Serra
Famiglie artigiane integrate e futuribili… Alessandro Marra
Cantù. Mobili e Merletto a tombolo. Conclamato e conosciuto il primo, conclamato e conosciuto il secondo, ancorchè il tempo si sia trasformato in rughe e cenere. Nella mia praticità, affascinato dalle Fiandre e da Calais, ignoravo la Brianza più produttiva. In quella conca dove l’artigianato si è trasformato in industria e in crisi economica, esistono ancora poche e rispettose botteghe, disperse in un mare di rotonde e accenti sprezzanti. Il paese è un ordito di zone industriali, capannoni e vie senza uscita. In una di queste, in mezzo ad asfalto e produttività, l’oasi locale assume il nome di Pasticceria Marra. Continue reading Famiglie artigiane integrate e futuribili… Alessandro Marra
Bretagna – Seconda Parte
…Folle bagno a Concarneau e direzione Lorient per le mono-porzioni di Yannick Labbè. Posto misconosciuto in una città tanto distrutta, quanto orribile. Pasticceria contemporanea, gioco con i sorbetti e lavori sulle spezie e sui contrasti. Assoluto di albicocche, rosmarino e mandorle. Ecco, non si va molto lontano dal dolce dell’anno. Continue reading Bretagna – Seconda Parte
Bretagna – Prima Parte
Sempre Luglio. Sempre vacche al pascolo. Ma qui non ci sono più contraddizioni. Qui tutto torna. Le coste e l’interno, le spiagge e la nebbia, gli artigiani e i borghesi. Qui è tutto pacificato. È un posto così lontano e così diverso che le antitesi non hanno più ragione d’essere. Città bombardate e ricostruite a caso non rivangano nel passato, lasciano direttamente spazio ai graticci di Quimper o di Vannes. Qui, la figura del produttore è sotto la tutela del tempo e della densità. Qui non si arriva per caso, non è un luogo turistico e non è un luogo di passaggio. La volontà è ripagata da subito. Continue reading Bretagna – Prima Parte
Normandia
Sempre Luglio. Sempre vacche al pascolo. La Normandia è impossibile da scrivere e ancora più impossibile da descrivere. Ha tante facce. Forse troppe. Vive nel terrore di essere dimenticata e dispensa memoria un po’ ovunque. Il meglio si trova nel rilassamento. In alcuni palazzi, in alcune scogliere e in alcune Ferme si percepisce ancora quel tempo bloccato dalle tele impressioniste e dall’anima di un popolo che ha invaso l’Europa, si è ritratto, ha costruito magnificenza e grandiosità, ed infine è stato invaso. Così la distruzione è diventata bellezza e la marea si è ritirata, scoprendo capolavori, trasformati, mio malgrado, in parchi divertimento.
Champagne
Luglio. Vacche al pascolo. Pianura fastidiosa che inizia a lasciare spazio a qualche ondulazione. Vigneti messi a caso e odore di colza già tagliata. Una contea di passaggio, dove l’incanto di alcuni paesini estratti dai quadri di Guillaumin si alterna con rotonde nimesulidiche e sterminate strade senza orizzonte. In mezzo, quasi come orpello, appaiono le sue città più gloriose. Langres è magnificente nel suo splendore d’oro e assolutamente abbandonata a se stessa per la ricerca del formaggio eponimo. Nessun fermier e nessun piccolo caseificio. Consorzi e grosse produzioni. Ogni tanto, nelle vetrine, accanto a quella crosta lavata e arrossata di Rocou, tendente al molliccio e alla proteolisi spinta, appare la dicitura latte crudo. La rarità, però, è un assaggio che va provato… Continue reading Champagne
La ricerca dell’Asiago continua… Riccardo Rela
Asiago. Estate. Nella via principale, la montagna è un’eco lontana e piuttosto nascosta alla vista. Negozi turistici, torte “orgoglio cittadino” a base di aromi, margarina e, giusto per non farsi mancare nulla, anche burro, pasticcerie che sembrano ripostigli, negozi in finto legno con le marmellate prodotte dallo scoiattolo, funghi finferli ovunque, accenti della pianura e tanto, troppo vecchiume. Si va dal decorticato dalle rughe modellate dal sole e dalla moglie in stile champagne ad Ermanno Olmi, che ha scelto questa piana per il suo quotidiano e per la vicinanza con il fu Rigoni Stern (uno dei tanti soprannomi per identificare il cognome più noto di tutto l’altopiano). Continue reading La ricerca dell’Asiago continua… Riccardo Rela