Capaccio-Paestum. Una strada che porta verso verso la costa, qualche retaggio della pianura del Sele e della sua industriosità, i caseifici bufalini, che hanno l’ardore e l’irriverenza del fungo, appariscenti e tediosamente ripetitivi sulle Battipaglia-Capaccio, sentori di mare ed erba bagnata tutt’intorno, ma soprattutto una Campania che non t’aspetti. L’oggettività della ragione e dell’interesse è riuscita ad enucleare Paestum all’interno di quel lembo di terra definibile come Cilento. Continue reading Comunicazione e territorio… Francesco Vastola
Pisa e Provincia in 2 giorni
PRIMO GIORNO
San Miniato
– Dolci (cantuccini, cavallucci e lievitati) di Paolo Gazzarrini del Cantuccio di Federigo
– Carni di Sergio Falaschi (dalla cinta alla chianina, sapori netti e precisi)
– Pranzo alle Colombaie dal bravo e soprattutto attento chef Daniele Fagiolini
– Zafferano di Croco e Smilace
Pisa
– Gelato di Gianfrancesco Cutelli (creativo e tradizionalisti, I gusti hanno delle impronte molto marcate e personali)
– Per la cena Pisa è un disastro… godetevi una cecìna alla Pizzeria il Montino e andate a nanna… Continue reading Pisa e Provincia in 2 giorni
Fenomenologia dell’imprenditore agricolo lombardo… Alberto Dedè
Borghetto Lodigiano. Una delle tante frazioni di un territorio con un’identità e una cadenza accentuate. Brume e cascine si alternano, lasciando spazio ad orizzonti spettrali, fatti di lande senza orizzonte, di terra rivoltata, di strade che non conducono a nulla e di anime contadine con la gonna sotto il ginocchio, le calze in nylon beige, i pantaloni di fustagno e la faccia scolpita dal freddo, dentro e fuori le mura.
La provincia di Lodi è quel far west padano dove il muovere le foglie è considerato un’impudenza, dove tutto scorre perchè deve scorrere e dove il buio invernale è rappresentato da calcinacci attornianti una finestra illuminata in giallo, alle sette di sera con il riverbero di una pasta e fagioli fumante. Continue reading Fenomenologia dell’imprenditore agricolo lombardo… Alberto Dedè
Il maiale, i suoi riti e le sue nicchie… Pigi
Castelnuovo Scrivia. Una delle tante cascine, tra l’anonimato e l’albero degli zoccoli, dove appaiono e scompaiono contadini, dialetti, bestemmie, campi arati, letame e grugniti, in quella pianura (con al di là della foschia i colli tortonesi, l’estremo lembo dell’Oltrepò e i vigneti Massa) che, fortunatamente, lascia immaginare in mezzo ad inverni gelidi, nebbiosi e apotropaici. La mia macchina segue la familiare di Eugenio Barbieri, che ha appena finito d’insaccare il salame insieme ai compagni di sempre: Riccardo Franzosi e Pigi. Con loro un norcino a rotazione. Più anziano e provetto Angelo, più giovane, ruspante e a tratti isterico Marco. Continue reading Il maiale, i suoi riti e le sue nicchie… Pigi
Palermo – Sciacca in 2 giorni
PRIMO GIORNO
Palermo
– Pasticceria Cappello (Grandi dolci della tradizione e sapienza maestria artifgianale… periferia e cortesia altalenante ma per il resto…)
– L’antico Forno di Ottavio Guccione (fuori dal presidio, ma chiaramente il miglior pane nero di Castelvetrano sul territorio. Utilizzo di farine da cereali antichi dei Molini del Ponte. Strepitosi biscotti di tumminia)
Monreale
– Marilù monte e le sue susine bianche (una persona che non può non essere conosciuta…) Continue reading Palermo – Sciacca in 2 giorni
Un antico panificatore… Maurizio Sarioli
Brescia. Quando lasci la tangenziale e addentri la macchina all’interno del centro, è come se tutto fosse più claustrofobico. Una collina con dei vigneti appariscenti sovrasta case da ricchi, fontane e pavè. Brescia è un posto condivisibile e multifruibile, ma il centro e i suoi orari di punta odorano di borghesia spicciola. I vestiti firmati attorniano i netturbini che spazzano le foglie e le scarpe laccate d’argento – con finta permanente 2.0 su caschi d’oro e colli di lupo – attonite battono i passi del sabato mattina di preparazione al pranzo del giorno di festa. Le pasticcerie si riempiono, così come quei negozi aperti per bere un aperitivo, mangiare arachidi e dixi d’antan, e per vedere facce abbronzate a metà strada tra il villaggio vacanze sverna-palle-mostra-tette e il solarium cura imperfezioni. Continue reading Un antico panificatore… Maurizio Sarioli
Sicurezza e ricerca… Karl Telfser
Merano. Quadrivio, che la suggestione ha portato via, di valli dattaltoatesine che si aprono e si chiudono, su meleti, montagne e contatti con la civiltà. Baluardo di tradizione, civiltà e bellezza, Merano ha un’anima mattutina, fatta di fiori, di casette di legno, di centri termali e di retaggi asburgici che s’inverano in giardini e costruzioni di lacerante bellezza. Stile liberty e stile floreale d’inizio ‘900, il fiume Passirio a tranciare e a definire la storicità di un centro aperto e rinchiuso sotto portici bassi a volte bianche. L’aristocrazia è un fantasma senza tempo che continua a discorrere nei caffè, a varcare portoni, a ironizzare l’abbigliamento e a tenere la livrea sul comodino d’ordinanza. Probabilmente quel notturno delle otto di sera, dove la città si spegne negli edifici e sull’asfalto, che la fa assomigliare ad una sua consorella metropolitana alle quattro di notte, è un segno di tempi e persone che si trasferivano nelle grosse abitazioni padronali e, alle danze, frammischiavano una buona conversazione sugli alternativi metodi junghiani o sulla scappatella della figlia del conte con il garzone adibito a stalliere. Continue reading Sicurezza e ricerca… Karl Telfser
Un’immagine, le sue ombre e la sua timidezza… Salvatore Cappello
Palermo. Quartiere di Colonna Rotta. Al grido di “un iiiiuro (euro)” zoppica il mendicante di lotteria con la cassetta di pesce congelato in premio. I motorini si dipanano oltre l’ultima testa del grassone che fa da chioccia ai tre bambini sulle gambe, in rigoroso ordine d’altezza. Il venditore di frittola (interiora fritte nello strutto) tiene ben coperto con uno straccio il “panaru” in attesa del semprefresco da vendere al cliente. Negozi improvvisati tra macchine parcheggiate in terza fila, crateri stile Ground Zero, bruciatori ufficiali di cassonetti che non si possono guardare negli occhi pena domanda provocatoria in slang protocollare, la depressione dei Danisinni a mostare le sue saracinesche a mo’ di porte d’ingresso ma soprattutto tanti volti scrutanti e lontani, quasi rasserenati dal fatto di non contare nulla: per le pubblicità, per le banche, per i politici e per i borghesi cittadini. Continue reading Un’immagine, le sue ombre e la sua timidezza… Salvatore Cappello