Le Garzide: un luogo, tanti punti di vista… Diego Aiolfi

garzide

Crema. Parco naturale del Serio. Qualche rotonda al di là dei ciottoli medievali, chiusure per nebbia e città ingolfata di emozioni stantie. Sulle strade che si preparano a percorrere la provincia, tra quegli olezzi di letame che adombrano la voglia di stare all’aria aperta, e un autunno provinciale che sbiadisce in mitologie quotidiane fatte di benzinai e locali serali, dove ritrovarsi a raccontare il giovane di successo che ha fatto carriera grazie a una famiglia ricca e a un tempo occupato bene. Perché al di là di un flebile obbligo che si rimira nel solito trito concetto di civiltà contadina da tutelare e da rivendicare, questi sono luoghi dove il tempo da far passare diventa talmente grande da rischiare la compromissione. E così esempi di persone che assumono e insegnano sono l’eccezione di una spiegazione che è meglio non perdere se non si vuole restare a terra. Qui, in una terra di apicoltori e macellai, Diego Aiolfi ha imposto una svolta alla storia della sua famiglia. Continue reading Le Garzide: un luogo, tanti punti di vista… Diego Aiolfi

Da Pepu Mesa attraverso il passato: il maiale ai nostri tempi… Famiglia Mezza

Agriturismo Corte Valle San Martino - tagli pregiati

Valle San Martino. Moglia. Corti gonzaghesche appassite, stradine che non riescono più a perdersi, muri divelti, coltivazioni tradizionali, trattori in mezzo alla carreggiata e odore di letame. La pianura, nel tempo, ha fatto il suo tempo, e qui ci sono le stagioni preposte al fascino e quelle preposte all’abbandono. È impossibile trovare un minimo comun denominatore sotto cui non alterare le percezioni di questo lato di mondo. È così bello rimanere irretiti, tenere lontano i fascini oscuri di persone che non sono mai state e non hanno mai vissuto la Pianura Padana in autunno, con i suoi tempi languidi e il crepitio della legna arsa che mette addosso la voglia di maglione e di orizzonte disilluso, dove andare in letargo alla ricerca di un cedimento dei sensi. Qui ci sono cascine di civiltà contadina, anche museale, che non possono mai subire più di quello che han subito. E così far rifiorire le aie, al di là delle gonne svolazzanti e delle tovaglie a quadri, è un principio liberatorio a cui la famiglia Mezza sta provando a credere da decine di anni. Continue reading Da Pepu Mesa attraverso il passato: il maiale ai nostri tempi… Famiglia Mezza

Fattoria Corte Cappelletta: biodiversità nelle gelate padane … Nicola Assandri e Arianna Ferrari

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Frazione Coazze. Ultimo lembo di San Benedetto Po ma legato culturalmente a Moglia. Qui i segni del terremoto sono ancora visibili. Nelle campagne, nei tetti divelti, nella paglia lasciata ad affondare, il rigore di terreni geometrici e coltivazioni intensive ha subito lo smacco di una ribellione senza un colpevole. E così questi luoghi da feste sull’aia, da retaggi contadini innalzati al dio del recupero, di gelate invernali e di terreni argillosi che diventano sabbiosi per ritornare argillosi, in quella sempiterna lotta tra zucca e cocomero, rimangono argini di tradizioni millenarie conficcati in un’Italia Rurale che è rappresentazione molto prima che fascino. L’eco della bellezza e dei paesi si sente nell’esigenza di parlare tutti una lingua comune, qualcosa che riporti ad un’appartenenza e ad un sistema. Uno scenario cinematografico che è sempre sistema e mai eccezione. I Gonzaga, i tortelli, i norcini, i salumi, la nebbia, le abbazie, i ciottoli, i sagrati, la religione, i nobili, le case di campagna, i contadini, il vino, il Po e il fascino senza luogo di immagini utilizzate da tutti perché eterne. Qui in mezzo c’è anche chi, con la gioventù dalla sua, sta cercando di attuare un recupero di forme più che di tradizioni. Continue reading Fattoria Corte Cappelletta: biodiversità nelle gelate padane … Nicola Assandri e Arianna Ferrari

Allevatori alla ricerca di una finitudine… Alfredo Parmeggiano

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Pozzo d’Adda è un luogo conosciuto ma dimentico, che riecheggia in un tempo dove non sono stato e in nottate nebbiose alla ricerca di motorini truccati. In fondo a quelle strade senza fini, lunghe e incolpevoli, che avevano l’ebbrezza di tenerci tutti in uno stadio di vita apparente molto al di là delle deiezioni di una provincia allungata, che non si è mai posta il problema di trovarsi tra la Martesana e l’Adda. Questi sono luoghi di pianure infide, di gelate novembrine, di giustapposizioni di villette e case dai colori sgargianti per tenere al caldo i figli dei figli dei genitori dei nonni, in modo che non si allontanino troppo dal lieto fare e da un triste rivolgere. Qui si fa tanto, a volte troppo, il lavoro è l’oppio dell’anonimato e non cede mai alle blandizie di un tempo senza retaggi e senza costruzioni future. Qui, uscire dall’informe mediocre, è un’opera molto più umana dell’umano. E così Alfredo Parmeggiano è quell’eversore che sta provando a profanare il progetto della serialità. Continue reading Allevatori alla ricerca di una finitudine… Alfredo Parmeggiano

Un botanico nella necessità di relative alchimie… Graziano Perugini

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Vobarno. Località la Topa/Lizzane. Un punto sperduto forse in Val Degagna. Tra Treviso Bresciano e discese impossibili, in mezzo a quelle reti telefoniche che non sono mai arrivate e a quelle strade percorribili solo con la fortuna, in quel paesaggio di mezza montagna che è vista e un po’ abbandono, dove l’acqua non è così abbondante e dove il silenzio è assoluto. Qui c’è un ammasso di frazioni e qualche locanda che ti chiamano al riposo, c’è la leggenda dello spiedo bresciano, il tempo di sbagliare e di perseverare, di lasciar scorrazzare i bambini in mezzo al nulla e di anteporre la serenità all’opportunità. In località Lizzane bisogna chiamare ancora con i telefoni fissi. Non ci sono altre speranze, bisogna chiedere informazioni, chiedere aiuto, farsi ospitare, approfondire il dialogo e se la notte ha deciso di scendere molto presto magari rimanere a dormire Al Pojat, un’oasi senza distrazioni. Continue reading Un botanico nella necessità di relative alchimie… Graziano Perugini

L’alpeggio del Bagoss dai molti punti di vista

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Bagolino è un paese incredibile, uno dei più interessanti dell’arco alpino lombardo, uno di quei luoghi dalle mille sfumature che non sono lì per caso. Dallo zucchero amaro al carnevale, in questi vicoli è possibile ancora trovare la cura, la voglia di non lasciarsi sopraffare dall’operosità lombarda, di non deludere le aspettative di una storia che è sempre stata generosa. Bagolino è il paese delle fontane, spuntano dietro le strade tortuose e dietro le case in pietra, è circondato da montagne comode e propizie ma senza pietà. E così, riscuotere bello dal bello diventa sempre più difficile. Bisogna scoprire e cercare il retaggio polveroso da attualizzare, quella voglia sopita che, dopo i funghi e i formaggi, è riuscita a sopravvivere ad una quotidianità invernale lontana dagli sguardi più facoltosi. La famiglia Buccio ha tirato fuori dal proprio mestiere la capacità di non accontentarsi e così ha voluto credere ad un futuro dai volti rugosi e ad un passato sbiadito in bianco e nero. La Malga del Re è la rappresentazione di un formaggio molto oltre il palato e molto oltre la fatica, è un luogo condiviso, dove la vendita non deve essere preposta all’armonia. Il formaggio e la sua stagionatura devono mantenere la serietà anche nel loro essere mediatici. E così appena entri, una grotta con i Bagoss stagionati fino a cinque anni accoglie il visitatore scellerato, quello che vuole degustare e bersi un bianchino, che non ha più spazio tra le maglie del proprio ego per qualcosa che vada al di là dell’utile. Per quello basta salire al piano di sopra, caffetteria e Bagoss giallo ocra che rapisce la vista, tenendola lì. Il resto è assaggio e impressioni in pietra e legno che da contesto sono assurti a quel luogo che Bagolino merita come affetto prima che come rispetto. Continue reading L’alpeggio del Bagoss dai molti punti di vista

Anche il Grana Padano può avere la sua filiera… Sorelle Conti

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Cividate al Piano. Profonda bassa bergamasca. Strade statali azzoppate dal cemento, un fiume Oglio di cui non si sente la necessità e una dedizione agricola che non è mai andata oltre il bisogno. Rispetto economico contadino che non è mai del tutto riuscito a ripulirsi. E così le evidenze rimangono le chiese e le botteghe che sono diventate vieppiù centri estetici per abbronzature lampo. Le rocche medievali sono lasciate al tempo che fu e a qualche immaginazione più fervida da poggiarcisi sopra quella volta al mese così per almanaccare un po’. Ora il dormitorio si è fatto stringente, i muratori e i carpentieri continuano ad edificare e la voglia di novità deve comunque passare dalla produzione. Così, un’azienda come l’Agricola San Giorgio ha potuto sonnecchiare per anni in una comunicazione di profitto agricolo e poi scoprirsi diversa, andargli stretto tutto l’apparato legato ai grandi formaggi italiani e riportare tutto a casa. Continue reading Anche il Grana Padano può avere la sua filiera… Sorelle Conti

La carne recupera il suo senso… Fabio Magri

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Chiuduno. Un paese in mezzo alla strada, dove potrebbero bastare a loro stessi quei pochi artigiani se solo scoprissero la possibilità di esserlo. Invece la lotta contro l’incuria e la noncuranza è un principio solido di sguardo lontano. Si guarda la collina, si spulciano i vigneti della Valcalepio, si cerca di rimanere sempre e comunque legati a delle bellezze naturali che sono ma non qui. L’essere vicino è la rappresentazione stentorea di un luogo senza più troppe voci: vicino alla città, al lago, ai boschi, ai vigneti, all’autostrada, alle industrie e alle montagne. C’è qualcosa di casuale nel percorrere sempre la stessa strada, si sentono rumori lastricati di lamentale e dissidi. Qui, c’è ancora gente che non vuole arrendersi all’imperare dei video poker, dei gratta e vinci e della vita buttata dalle scale, c’è voglia di artigianato, ci sono costi inaffrontabili e paure ataviche, ma c’è comunque un pulviscolo di movimento. Guida tutto e tutti, al di là di Daniel Facen dell’Anteprima, Fabio Magri, macellaio innovatore. Continue reading La carne recupera il suo senso… Fabio Magri