Il nome non può bastare… Franco Sandrone

Barolo. Il passeggio è fatto di giovani e meno giovani, stranieri e meno stranieri, quasi tutti con un bicchiere di vino in mano. Il centro storico non è nulla di inestimabile, ma ha la fortuna di avere quel nome che richiama fascino, bellezza e perdizione. Il panorama, tutt’intorno, invece, toglie il fiato. La strada che porta verso Monforte (e che percorrerò solo il giorno successivo…), collinare, ricoperta di vigneti, stupisce oltre modo. Ma quel sabato, sono costretto a bloccarmi prima. Malgrè moi. Sole cocente. Continue reading Il nome non può bastare… Franco Sandrone

Lo Puy: storia e silenzio… Giorgio e Marta Alifredi

Borgata Podio (Puy in Occitano), San Damiano Macra. Se uno sapesse realmente di trovarsi dove si trova, si spaventerebbe al punto da lasciarsi sopraffare dal buio e dal silenzio. Perchè di questo trattasi.

Una strada che lascia Dronero, i suoi alberi di kiwi, i suoi ponti, le sue macellerie e i suoi frutti di bosco e che si inerpica per la Val Maira, una di quelle che portano verso la Francia, una di quelle dove si parla occitano e dove non c’è quell’immagine condivisa per argomentare durante una cena. Troppo lontano da quello scibile calpestato e molesto che impegna e non lascia. Continue reading Lo Puy: storia e silenzio… Giorgio e Marta Alifredi

Il futuro della fassona nel Piemonte che verrà. Luca Gandione e Silvio Brarda

Cavour. Nelle estreme propaggini del torinese, ma non ancora nella provincia Granda, con le montagne tutt’intorno, ampie pianure che si aprono su meleti antichi e strettamente territoriali. Non è questione di bellezza e nemmeno di fascino, ma questo paese, così storicamente determinato, ha un impatto sonnolento e mite. Le fronde, con il loro stormire, e gli uccelli, con i loro cinguettii, ne determinano l’accoglienza. La rocca lo protegge e le strade prendono il nome dalla località verso cui sono dirette. Continue reading Il futuro della fassona nel Piemonte che verrà. Luca Gandione e Silvio Brarda

Guardi la birra e vedi il territorio… Riccardo Franzosi

Frazione Fabbrica di un minuscolo paese eponimo della birra stessa. Montegioco. Trecento anime, disperse nel territorio, un po’ pianeggiante e un po’ collinare.
Pesche e treni rappresentano bene le occupazioni e le preoccupazioni di quella fascia di terra. Il vino  è un’istituzione, almeno quanto il salame e quindi quanto la luna. Terre agricole dedite alla tradizione e attaccate dalla modernità. Chi ne ha saputo trarre i migliori frutti, è un ragazzo cresciuto a birra e Bruce Springsteen.  Continue reading Guardi la birra e vedi il territorio… Riccardo Franzosi

Un gelato che domanda… Alberto Marchetti

Torino. A metà strada tra fine gennaio e fine aprile. Due stagioni. Le foglie non cadono più. La pazienza di essere pervaso da domande, lascia spazio al suo lavoro. Alla sua bottega. Veramente contenuta, rispetto alla quantità di gelato prodotto e al valzer tra macchinari, commesse e il sarcasmo fascinoso e intelligente della moglie. Che ha lasciato l’architettura per accompagnare un Maestro al di là della siepe… così da vedere che cosa fosse possibile trovarci, tra successi, soddisfazioni, bambini sorridenti, clienti indecorosi, coni limone e fior di latte (magari con una spolverata di panna montata per platonizzare il concetto di acidità) ma soprattutto bellezza. Un sorriso meno doveroso del marito che condiscende al giudizio altrui sempre come fosse qualcosa su cui ragionare, da dove far sorgere un dubbio. Continue reading Un gelato che domanda… Alberto Marchetti

L’umiltà della terra esce dal camino e rientra in un’anima. Davide Garzino

Calcinere Superiore, frazione di Paesana. Minuscola. Uno dei primi lembi del cuneese. Il Monviso è alla spalle, davanti, di fianco. Domina, in tutte le etimologie che si possono trovare in questa parola. Governa le ombre e le luci, le nuvole e il verde. Se fa un cenno di stanchezza o di invadenza, bisogna aspettare, guardarlo passare e provare a tirare le somme. A meno che non si voglia far ammirare e allora, lì, ti viene voglia di creare e inventare. Continue reading L’umiltà della terra esce dal camino e rientra in un’anima. Davide Garzino

Da Alfred Jarry ai formaggi. Luca Montaldo

Strada nascosta appena fuori Carezzano. Cancello in ferro arrugginito. Qualche sterpaglia.
Ed eccoci in casa di Luca. All’ora di pranzo.
Tavolata con amici. Ci scusiamo, ma lui ci dice di procedere. Il suo mondo non è fatto di sovrastrutture. Si è chiuso alla mondanità per aprirsi all’accortezza e alla gentilezza.
Barba folta, modi schietti, assolutamente estraneo all’arroganza. Poche pecore (e tra queste ancora meno di sua proprietà) e qualche capra. Nessuna bottega del gusto, pochi ristoranti, abbastanza mercati e molti amici. Un suocero con un pedegree ingombrante: Vincenzo De Maria (libraio e scrittore che si era trasferito in provincia di Alessandria per fare formaggi. Gli ha insegnato la professione, attraverso nuovi metodi di caseificazione e di stagionatura).
Luca ha appreso, si è appassionato e ha portato avanti un’esperienza. Continue reading Da Alfred Jarry ai formaggi. Luca Montaldo

Bettelmatt: la storia di un’ingerenza. Roberto Pennati

La storia del re dei formaggi italiani è la storia di una controversia. Di un modo di fare, di vendere e di promuovere il formaggio che non mi convince fino in fondo, di qualcosa che rimane al di là dell’indubitabile bontà di un prodotto unico, o quantomeno raro e di una vallata incantata in un trivio di culture, popoli e tradizioni millenarie. Questa è una storia di come, ogni tanto, l’oro torni ad essere un semplice metallo, senza recuperare quell’effluvio di fanciullezza e senza perdere quell’aurea di intoccabilità. Continue reading Bettelmatt: la storia di un’ingerenza. Roberto Pennati