Molini. La porta della Val di Tures, quel limitare tra Brunico e la Valle Aurina che ha richiesto la necessità di un nome. Paesi stratificati, una strada e un’ampiezza quasi da orizzonte. Poco oltre l’imponenza medievale del Castello di Tures. Roccia, ricordi “durrenmattiani” e quel po’ di sanatorio che percuote da sempre la mia spavalderia. Un posto lontano, dove gli echi di Hans Castorp hanno ancora una lungimiranza e una deterrenza. Qui, non si sale per caso. Il buio, la neve e gli alberi sono ottimi indicatori di suspense. Qui la val di Tures si spezza nella Valle Aurina. Il fiume diventa torrente. Continue reading Resort per galline e uova tridimensionali… Reinhard Innerhofer
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Lo stupore di dolci senza eguali… Andreas Acherer
Brunico. Val Pusteria. Sostenibilità, felicità e vivibilità. Ecco lo spot di un posto dove l’altopiano non è ancora montagna, dove i negozi non sono ancora prodotti tipici e vestiti tirolesi di frontiera, e dove le case non sono ancora chalet. C’è un fiume, c’è un centro storico, ci sono negozi raffinati, botteghe gourmet, pasticcerie edulcorate da vetrine con millenarie torte idrogenate dalle dimensioni ciclopiche e dai gusti cartonati e soprattutto c’è un senso civico, più nell’ambiente che nelle occhiate. La linearità non sposta lo sguardo verso le montagne. Continue reading Lo stupore di dolci senza eguali… Andreas Acherer
Le carni in un Trentino senza belletti… Massimo Cis
Bezzecca in Valle di Ledro. Pochi kilometri a nord-est di Storo. Su quella provinciale che comincia a scoprire quel Trentino senza pecche. Con quell’odore lontano di lago, con le montagne, ancora mezze, che adombrano e aprono straordinari panorami, mamme con le carrozzine e anziani svernanti, meglio se dall’accento teutonico. Bezzecca è una di quei paesi diventati frazioni dell’unico comune di Ledro. Per ammazzare il tempo, considerando l’irrispettoso anticipo, blocco la mia lettura, cartina alla mano e macchina chiusa causa ondata di freddo di fine maggio, per colpa di un’orda di turisti misto-olandesi, fuori forma e fuori tempo massimo. Alla ricerca di qualcosa che non troveranno mai. Almeno lì. Continue reading Le carni in un Trentino senza belletti… Massimo Cis
Val Venosta e valli laterali
L’Alto Adige, facendo perno su una valle principale, è un avvilupparsi di valli laterali, montagne nascoste, terre strutturate, accenti cangianti, anime semplici e fedeli. Il territorio e la croce hanno quel fascino millenario inestinguibile e non negoziabile, quella gentilezza poco invadente, molto affine al buio pomeridiano e al riflettersi della luce diafana di monasteri, laghi ghiacciati, boschi improvvisi e tavoli in legno nelle stazioni di sosta. Appena abbandoni la principale, l’orgoglio si ricongiunge all’appagamento e i pensieri scompaiono. Continue reading Val Venosta e valli laterali
Sidro, ecologia e individualismo… Peter e Maria Magdalena Thuile
Gargazzone. Non ancora turismo. Pezzi di terra coltivati in un abbraccio totalizzante e rinfrancante. La solitudine dell’abbandono non è di queste parti. I consorzi e l’impossibilità di comprare mettono la crisi alle strette. Qui, i meleti sono un manto senza soluzione di continuità, con qualche pozza naturale dove allietare le mattine libere di venditori e bikers. Muoversi è una discontinuità di riferimenti tra coltivazioni parossistiche, dove gli angoli delle strade sono determinate dall’ombra di un ramoscello. La cementificazione lascia il posto alla fruttificazione. Continue reading Sidro, ecologia e individualismo… Peter e Maria Magdalena Thuile
Sicurezza e ricerca… Karl Telfser
Merano. Quadrivio, che la suggestione ha portato via, di valli dattaltoatesine che si aprono e si chiudono, su meleti, montagne e contatti con la civiltà. Baluardo di tradizione, civiltà e bellezza, Merano ha un’anima mattutina, fatta di fiori, di casette di legno, di centri termali e di retaggi asburgici che s’inverano in giardini e costruzioni di lacerante bellezza. Stile liberty e stile floreale d’inizio ‘900, il fiume Passirio a tranciare e a definire la storicità di un centro aperto e rinchiuso sotto portici bassi a volte bianche. L’aristocrazia è un fantasma senza tempo che continua a discorrere nei caffè, a varcare portoni, a ironizzare l’abbigliamento e a tenere la livrea sul comodino d’ordinanza. Probabilmente quel notturno delle otto di sera, dove la città si spegne negli edifici e sull’asfalto, che la fa assomigliare ad una sua consorella metropolitana alle quattro di notte, è un segno di tempi e persone che si trasferivano nelle grosse abitazioni padronali e, alle danze, frammischiavano una buona conversazione sugli alternativi metodi junghiani o sulla scappatella della figlia del conte con il garzone adibito a stalliere. Continue reading Sicurezza e ricerca… Karl Telfser
L’alpeggio come forma di apertura al mondo… Graziano Lozzer
Arrivare in Valfloriana può essere semplice o può essere complesso, dipende dallo spirito, dal meteo e dall’idea che uno ha di ricreazione. Sei frazioni disperse tra gli alberi, i boschi, le chiese e quelle due, forse tre, botteghe che fanno capolino al di sopra del verde. Ad un certo punto, un cartello indica “strada senza uscita” (ma è un bluff… la via c’è , è asfaltata e porta fino a Malga Sass…), una diramazione a destra, verso un piccolo torrente (dove le trote salmonate possono vivere incontaminate oltre i quattro anni…) e una verso sinistra, che conduce all’interno dell’Agritur Fior di Bosco della famiglia Lozzer. Continue reading L’alpeggio come forma di apertura al mondo… Graziano Lozzer
La comunicazione del pane rinnova le tradizioni… Matteo Piffer
Isera. Dall’altra parte dell’Adige, in una minuscola piazzola che guarda Rovereto, non lasciando nulla al non detto, si nasconde una piccola bottega, chiamata Panificio Moderno. L’ingresso è senza segreti, non dà lustro ad una gloria e nemmeno ad una sapienza. Il negozietto è piccolo, le commesse sono schive, lavorano in maniera indefessa e accontentano qualunque tipo di richiesta. La specificazione per la pasta madre deve essere segnalata su un piccolo cartone dove vengono evidenziati le tipologie di pane fatte in quella maniera. Continue reading La comunicazione del pane rinnova le tradizioni… Matteo Piffer