Genova. Quartiere San Vincenzo. Via Galata. Centro delineato in stile Repubblica, devastazione demografica, centri direzionali, riecheggi di quartieri simbiotici e turchi, lontani da spiriti originari, mercanzie e popolazioni in subbuglio. Sono rimasti i piccoli negozi che, nonostante vendano trivialità, hanno il candore della dissidenza, sono rimaste le insegne storiche, i ristoranti rinnovati, le fabbriche del dolce e le persiane verde scuro. I pastelli sono sempre più sbiaditi, le buche non vengono rimarginate e le ferite delle alluvioni non sono ancora un ricordo. Il malmostoso genovese è uno di quei luoghi comuni che rinfacciano il turista contro il proprio specchio, il pessimismo è una forma di sarcasmo che prevede il turbamento. Ogni cosa è nuvolosa, è priva di retorica, è tagliente ma assolutamente sincera, il vento si porta via le discussioni e il giorno dopo torna l’incedere sprezzante e delicato per cui tutti sono uguali. Genova è una città formidabile perché i miracoli si fanno ancora in terra… Continue reading Pandolce lievitato e laboratori labirintici… Pasticceria Tagliafico
Categoria: Artigiani del gusto
La Torta Vigoni, rigenerazione della Torta Paradiso… Enrico Magenes
Pavia, luogo scomodo, dove gli artigiani non si scorgono, dove il mondo ruota intorno all’università e la stagionalità è passaggio di fuori sede. C’è una certa ipocrisia e vicoli a fondo cieco con i sampietrini, ci sono piazze imborghesite, palazzi ducali, castelli e monumenti al benessere, la città ha trovato la sua funzione sociale, lasciando ad Oltrepò e Lomellina il compito di portare avanti la terra, l’autore, l’autunno e la disponibilità al clima. Il tardo romanico impera nel suo disporsi in mezzo a botteghe storiche e risuscitate, in mezzo a quel sentirsi anacronistici di una cittadinanza che, al di là dell’interesse verso il compimento scolastico, pretende la differenza, nell’accento, nel portafoglio e nella missione. I retaggi operai rimangono nei racconti come un qualcosa di perduto e il senso d’esistere a metà strada tra l’università e l’ospedale. Eppure c’è ancora un mistero freddo, un afflato tragico che nei pioppeti, appena oltre, rimane ghiacciato nella sensazione che qualcosa stia per accadere… dentro, è tutto troppo conformista. E così mi adeguo. Continue reading La Torta Vigoni, rigenerazione della Torta Paradiso… Enrico Magenes
Una storia di pasticceria che si è rinnovata… Lorenzo Rossini
Santa Maria di Negrar. Strade benestanti che portano verso l’illusione, verso una Valpolicella frammezzata, rimessa insieme e reinvestita. Sono lontani i tempi dei mercati delle pecore, dove si attaccavano gli ovini ai muri, in cui gli Amaroni non erano né un lusso né un pensiero, i lupi arrivavano vicino alla cinta e le trattorie di paese consumavano i propri pasti in nebbie avvolgenti, trippe e sempre i soliti piatti. Adesso c’è un tocco proditorio in tutto quello che si muove, e nei bar da rotonda, imperiali e assicurativi, e nelle villette basse e nelle insegne anacronistiche che contestualizzano l’unico sultano incontrastato: il vino. E siccome il punto di vista del reggente non è il punto di vista più relazionale sotto cui esporre ed esporsi, allora cerco una pasticceria, nel periodo pre-natalizio, dove recuperare e mettere insieme Pandoro e Nadalin. Continue reading Una storia di pasticceria che si è rinnovata… Lorenzo Rossini
Panificatori leggermente sfumati… Mirko Zenatti
Sommacampagna è un po’ diversa dal solito hinterland, anche qui si sono costruite rotonde, e conseguenti bar, case di tre piani, colori morti addomesticati e periferie brevi ma informi, ma qui, in quel collo di bottiglia tra la Pianura e le colline moreniche, il più classico dei luoghi di passaggio è diventato un luogo dove fermarsi, un recupero agricolo che ha ridato agio al suo centro storico, pesche e vigne in simbiosi quanto basta a non appassire e un’umanità che nel paese non ha visto una forma insana d’invidia. E così, anche se freddo e nebbia costituiscono lo scheletro dell’indifferenza e della diffidenza, basta una campagna a risollevare l’umore, un incrocio sbagliato, una chiacchiera fuori posto, un insensato accenno di nostalgia… Questi sono luoghi che fortificano i concetti e l’assenza di velleità, qui Mirko Zenatti ha da poco rinnovato il suo locale. Continue reading Panificatori leggermente sfumati… Mirko Zenatti
Il maiale al centro di tutto è presagio e metafora… Famiglia Morini
Località Gerbido di Godi. San Giorgio Piacentino. Case lontane, strade che si stringono, declivi apparenti e una campagna padana distante, qualche albero da pennichella appare come in un quadro riottoso e per forza di cose intimista. Campi arati, trattori, silos e distese di granoturco, qui non si respira ancora il clima da curva boscosa ma c’è un orizzonte infinito e ghiacciato che non concede tempo alle mezze stagioni. Qui la terra s’indurisce presto, d’inverno per il ghiaccio, d’estate per il caldo, il piede non sprofonda, la poesia viene bloccata su labbra blu e sguardi velati, l’improvvisazione, la fuga, il ricongiungimento e la ripartenza non sono fasi per queste frazioni, qui chi c’è resta, chi passa il weekend rimane incantato, chi se ne va è perché non è riuscito ad accontentarsi del salotto tiepido e dei piedi ghiacciati. Queste pianure piacentine sono simbolo di culla e previsione di vecchiaia. Continue reading Il maiale al centro di tutto è presagio e metafora… Famiglia Morini
Il Buratto: panificazione lieve, luoghi neo-medievali… Elena e Stefano Campanello
Grazzano Visconti. Vigolzone. La Gardaland del Medioevo, un luogo da bambini in gita, con botteghe artefatte, finte fucine e venditori di ammennicoli. Uno straordinario castello di fine ‘400 e, tutt’intorno, costruzioni anticate di inizio ‘900 per portare giullari e mangiafuoco ai limiti dei centri commerciali. Un luogo fuoriuscito dal tempo e poco scavato, dove la furbizia è pari alla mestizia dei venditori con orari rapsodici, un qualcosa di mantenuto che nella società conformista va ad incocciare il bisogno di gruppi, pullman e di una storia raccontata da divulgatori delle due del pomeriggio. Tra un rabbocco di materia grigia e l’altro, sorseggiando un The Infrè con le Macine, si può sognare acquamarina e zirconi, dame e nani; la bigiotteria del Medioevo, dove tutto è al proprio posto perché quel posto non l’ha mai avuto. Qui, i fratelli Campanello, sulla strada provinciale con dietro un parcheggio dove salvarsi dall’oggettività, hanno deciso per un panificio, un forno a legna, travi a vista e una possibilità. Continue reading Il Buratto: panificazione lieve, luoghi neo-medievali… Elena e Stefano Campanello
Tortelli con la coda e un limitarsi poco oltre… Harry Vallavanti e Donatella Piazza
Gropparello. Località Sariano. Val Riglio. L’ennesima spaccatura piacentina che va verso un Appennino rintanato, in una metà strada, tra la Pianura Padana e le terre del Parmigiano, che non è mai andata troppo oltre con la fantasia. Strade che si rimpiccioliscono, castelli d’origine protetta, qualche vigneto, curve sussiegose, stagioni troppo nette per pretendere la Toscana, uno dei primi oli piacentini per dirimere il confine tra la brezza e la montagna, e una necessità al quotidiano fatta ancora di bar, alimentari, edicole, panini con la coppa e parrocchie coercitive. Queste sono valli oscure e diafane, dove il cambiamento cittadino è molto spesso un ritorno e dove i ruoli sono ancora perfettamente rispettati. Qui la pasta fresca fa parte di qualunque giornata. Continue reading Tortelli con la coda e un limitarsi poco oltre… Harry Vallavanti e Donatella Piazza
Le Forbesette: formaggi remoti… Matteo Bonaiti Pedroni e Giovanni Pizzamiglio
Morterone, una conca che ricordava un mortaio. 14 km di distanza dal primo centro abitato (Ballabio), 34 abitanti, per anni il comune meno popoloso d’Italia, adesso superato da Moncenisio, più frazioni e località di quanti sono i residenti. Per arrivare c’è una salita che toglie il fiato, quando ghiaccia e cala la notte, non c’è più nemmeno una dimensione, arrivare su attiene alla creatività e al tepore, passare tutte le diramazioni, tra ruderi, foglie deposte e un’estate che se ne è andata, rimane una forma privativa di desiderio. Gli avventori si bloccano alla scalata del Resegone, sotto quelle guglie che sono letteratura e paesaggio, arrivano in paese, magari tornando si mangiano anche la pizza nell’unico locale pubblico presente, sempre se è il giorno in cui arrivano le farine, e guardano gli orridi della Val Taleggio e le coste delle Valle Imagna. Chi resta a luce fioca, non può che ritrovarsi, in quelle poche famiglie che sono gestione, amministrazione, presidio e produzione. Qui, due giovani laureati in Agraria, hanno deciso di avviare la propria startahahaahahap… Continue reading Le Forbesette: formaggi remoti… Matteo Bonaiti Pedroni e Giovanni Pizzamiglio