Affinare l’antica arte di fare formaggio… Silvio Zanini

San Colombano, frazione di Collio, dove finiscono i paesi e iniziano le ascese per il passo Maniva e per il passo Crocedomini. Il ritmo è scandito dal rimpicciolirsi del fiume Mella e dal freddo pungente delle otto di mattina. I colori superano l’oasi post-rivoluzionaria dei fratelli Muffoletti e s’inerpicano su verso l’Alta Val Trompia, dove la forma di turismo principale non conosce ancora il decoro come forma mentis. Le case rimangono pietra, non diventano castelli ma vasi di fiori a picco sulle cascate. Qui, il distretto italiano delle armi da fuoco non ha conosciuto la crisi ma non ha nemmeno degradato. Il paesaggio è rimasto inospitale, prettamente selvatico. Continue reading Affinare l’antica arte di fare formaggio… Silvio Zanini

Il signore delle Modicane… Liborio Mangiapane

Roccapalumba. Sagra del ficodindia. Ottobre inoltrato. Il paesaggio lunare, dove gli insediamenti umani prendono posto dei paesi, ha quell’estensione agricola senza eguali. Il territorio ha i colori dell’inaspettato. La pietra lascia spazio all’erba che lascia spazio al grano bruciato. Ogni tanto le contrade di agricoltori vanno a definire quella Sicilia molto più verosimile di qualunque ricostruzione: quella del racconto. Continue reading Il signore delle Modicane… Liborio Mangiapane

Qualcosa di biblico in quei formaggi… Arcangelo e Paola Rosso Baietto

Netro. Continuano le strade sbagliate, la fanghiglia, la pioggia a dirotto e una dimensione che non riesce a tirarsi fuori dal tergicristallo e da una speranza di non rimanere intruppati nella palta. Le direzioni prese causa navigatore anarchico si sprecano, viali che non sono altro che trappole che fanno avvicinare ad un bosco, che fanno pensare all’intimità di un cascinale e delle sue bestie, che lasciano l’immagine del ricetto e di quell’impellenza di nascondere tutto, principalmente la vacca da latte, dall’irruenza dell’invasore e del fuoco, ma che puntualmente non fanno altro che confondere e rigettare nell’errore. Passando da una di queste strade, noto una cascina, nessun cartello, nessuna immagine e nessuna estetica. Passo oltre. Continue reading Qualcosa di biblico in quei formaggi… Arcangelo e Paola Rosso Baietto

Il crepuscolo di un artigiano… Mauro Albertini

Netro. Navigatore fuori tempo massimo. Clima da tregenda e strade sbagliate. In mezzo al fango e con il cellulare senza campo. Mauro Albertini mi tira fuori dalle sabbie mobili con indicazioni estemporanee. Non ancora montagna e sfortunatamente nemmeno vista. Boschi su boschi e una valle dell’Elvo appoggiata sul degradare della serra morenica che nasconde più che aprire. Una collina con i tetti spioventi e i camini. Molto lontano dall’immagine ondulata. Irta quasi nascosta. I paesi sono un susseguirsi di fucine e curve. Il senso è come se non ci fosse. Continue reading Il crepuscolo di un artigiano… Mauro Albertini

La razza maltese è illuminata… Luca Cammarata

Tra Caltanissetta e San Cataldo. Dove non può nulla neanche il GPS. Mancanza di segnaletica, strade dissestate che diventano crateri, sole allo zenit che toglie il fiato, miraggi all’orizzonte e colori così netti e così precisi da diventare quadro. L’amore per la Sicilia non può prescindere da queste terre, con le gradazioni di marrone che degradano dall’argilla al grano. Colline ricoperte di mandorleti e olivi e assenza: nella sua espressione totalitaristica, quasi violenta. Dominazioni e sottomissioni. L’origine e il futuro di un popolo che rimane sempre uguale a se stesso. Continue reading La razza maltese è illuminata… Luca Cammarata

La Toma Aigra: uno di quei formaggi per cui vale la pena fermare tutto… Luciano Serra

Campertogno. Caldo soffocante in pianura. Refrigerio a Varallo. Acqua pesante e abbastanza gelata. L’abbandono del pranzo e il sole secco mi fanno percorrere la Valsesia alla ricerca delle nuvole. Il Monte Rosa è totalmente nascosto. Alagna è un cartello stradale che non si adatta bene al turismo. Le sponde del fiume sono colme, le persone restanti sono un gommone in mezzo alle rapide. I paesi soffrono dell’abbandono milanesiano, quello dei tetti spioventi a ciglio strada, del Gioco delle coppie e dei mefistofelici anni ’80. I nomi delle frazioni, di quelli che sono paesi solo per necessità, spaziano dai lascivi Scopa, Scopello, Scopelle, Scopetta, ai sintomatici Muro, Isola, Piana, Bettola e Chiesa, dove il primo impatto è anche l’ultimo. Eppure la roccia, i campanili, la montagna diroccata e quel rumore di fiume in piena non riescono a non rilassare. I baracchini pro-colesterolo e i caseifici da cagliata congelata non sfuggono nemmeno questa valle, dove la tipicità è rimasto un vezzo di pochi. Continue reading La Toma Aigra: uno di quei formaggi per cui vale la pena fermare tutto… Luciano Serra

La ricerca dell’Asiago continua… Riccardo Rela

Asiago. Estate. Nella via principale, la montagna è un’eco lontana e piuttosto nascosta alla vista. Negozi turistici, torte “orgoglio cittadino” a base di aromi, margarina e, giusto per non farsi mancare nulla, anche burro, pasticcerie che sembrano ripostigli, negozi in finto legno con le marmellate prodotte dallo scoiattolo, funghi finferli ovunque, accenti della pianura e tanto, troppo vecchiume. Si va dal decorticato dalle rughe modellate dal sole e dalla moglie in stile champagne ad Ermanno Olmi, che ha scelto questa piana per il suo quotidiano e per la vicinanza con il fu Rigoni Stern (uno dei tanti soprannomi per identificare il cognome più noto di tutto l’altopiano). Continue reading La ricerca dell’Asiago continua… Riccardo Rela

La storia delle caprerie italiane… Berto Vassena

Valmadrera. Un paesino sul lago di Lecco come tanti altri. Il capoluogo è indifferente e sparso. I porticcioli definiscono una via di fuga che le anzianità collegiali e le colonie estive continuano a rimandare. Le piazze e le vie sono tutte uguali. Ci sono delle rarità, in mezzo a case basse con colori indifferenti e piazzette comunali. Al di là di una di queste, dietro un paio di attivisti che vorrebbero ridicolizzare i rifiuti, si nasconde Villa Gavazzi. Non credendoci, vengo attratto da una cacofonia canina e verso un senso d’abbandono. Due anziani mi vengono incontro. La custodia è un’arte troppo vituperata. Le fortune del giardiniere sono quelle incommensurabili dello spettatore. Villa Gavazzi per Berto Vassena e sua moglie, ex giardinieri dei proprietari, è stata ed è una fruibilità senza noie. Continue reading La storia delle caprerie italiane… Berto Vassena