Vedeseta. Ultimo e primo paese della provincia di Bergamo. Piena Val Taleggio, dove allevatori e casari hanno creato un’eponimia tra gli abitanti e il formaggio. I tornanti che salgono e che scendono dal Culmine di San Pietro dividono e rendono remote le valli circostanti, la pianura e la possibilità di rimanere. L’evoluzione umana, quella che sente la vita nei tubi di scappamento, sta abbandonando lentamente i prati senza attrezzature turistiche e gli chalet senza una gastronomia da cucina tipica. Vedeseta è un paese di frazioni e di case. Non restano che un paio di centinaia di persone ad occupare quella professionalità chiamata sopravvivenza. Continue reading 82 anni, 39 di febbre e l’alpeggio… Guglielmo Locatelli
Categoria: Caseificio e Allevamento
Tra mito, filosofia e formaggi… Vittorio Beltrami
Cartoceto. Medioevo e uliveti. Pochi kilometri dal mare, una propaggine industriale dal nome sinuoso (Lucrezia) e tornanti ad occhieggiare sempre più da vicino quest’antico borgo, fatto di piazze, ciottoli e piccole vie prevarica-turisti. Da qui si assisteva agli sbarchi dei Saraceni. Da qui si decise di quale ducato fare parte. Da qui la valle del Metauro, con i suoi salici e i suoi pioppi, si getta in boschi senza fine. In quell’antropizzazione assente che del selvaggio ha mantenuto il decoro. Piccoli borghi sparsi, frantoi, alcune residenze signorili, strade con i segni delle nevicate e una lontananza che mette quasi paura. Il mio stato d’animo, di solitudine e orrore del vuoto, ha preso la veglia metropolitana del suo essere coscientemente stressato e l’ha trasformata in una retromarcia a fil di arbusti, all’interno di una strada bianca, alla ricerca di un Covo di Briganti e di una stalla. Continue reading Tra mito, filosofia e formaggi… Vittorio Beltrami
Alla ricerca del Bagoss perduto… Amerigo Salvadori
Bagolino. Un paese cominciato a ridosso del lago d’Idro, con quel colore nero, a metà strada tra Loch Ness e lo sterco di vacca, che a guardarlo dai tornanti non sembra nemmeno reale. Fermo, silenzioso, poche spiagge, ancora meno turisti e porticcioli lapidari, sul lato orientale, a prendere qualche windsurf, qualche tenda da campeggio e qualche tedesco sperdutosi in Val Vestino e sceso dal versante sbagliato. Magia e sfruttamento, come solo queste insenature tra le montagne riescono ancora a regalare. Basta uno specchio d’acqua a rendere inutile lo sforzo della dimostrazione. Continue reading Alla ricerca del Bagoss perduto… Amerigo Salvadori
Un allevatore, mille racconti… Davide Del Curto
Piuro. Poco oltre Chiavenna e poco prima della Svizzera. Questioni di prospettive. Strada per Sankt Moritz, boschi, cascate e un sistema idrografico talmente complesso da rimanere distante da spiegazioni, fascini e interazioni. Al di là dello spartiacque alpino, la geo-antropo-morfia dirime le acque in tre direzioni: il bacino del Mare del Nord (attraverso il Reno di Lei), il Po-Mar Mediterraneo (attraverso gli affluenti dell’Adda) e il Danubio-Mar Nero, attraverso i poco lontani affluenti dell’Inn. Al posto delle prostitute, al trivio ci sono i ghiacciai e, così, arrivato a Piuro, ormai un guazzabuglio di frazioni, mi trovo in balìa delle cascate. Ecco Borgonuovo, l’immagine piurasca della ricostruzione. La frana del 1618 si è portata con sé cultura, palazzi, nobiltà, differenze, prosperità e i suoi famosi mercanti. Continue reading Un allevatore, mille racconti… Davide Del Curto
Formaggi, gelosie e Appennino… Stefano Fogacci
Monteombraro. Il comune di Zocca si sente nelle curve, nelle braccia e nei cartelli che lo segnalano, a destra, a sinistra, in centro e a terra. Le strade si dissestano. Le arterie secondarie, quelle che tranciano frazioni definite da poche e rade case, da qualche albero di ciliegio che sale verso l’Appennino e dalla nostalgia di non aver mai pensato a come sarebbe l’indifferenza di Monteorsello se ce ne fosse un cantore, sono devastate dalle nevicate invernali e da passaggi rarefatti. Districandosi tra strade provinciali, crolli improvvisi e anziani coltivatori di princìpi ai bordi delle strade, ritrovo l’orientamento su una stradina che diventa una mulattiera, che costeggia degli alberi di antiche varietà di ciliegie di Vignola (poco produttive e assolutamente rapsodiche…) che sembrano querce da quanto sono imponenti. Continue reading Formaggi, gelosie e Appennino… Stefano Fogacci
Padri putativi e alpeggio… Sonia Spagnoli
Gianico. Bassa Val Camonica. Sul confine con Artogne, in quel pezzo di terra dove la pianura domina ancora nettamente. Tra l’alto Lago d’Iseo e Darfo Boario Terme, le Prealpi Bresciane, prima di diventare boschi, lasciano spazi aperti dai castagni e dal ciliegio selvatico. Qui, abbastanza lontano dal paese, a due passi da Le Frise, con un pezzo di montagna a completare il quadro, sorgono caseificio, stalla e abitazione di Sonia Spagnoli e della sua famiglia, antica stirpe di malgari. Continue reading Padri putativi e alpeggio… Sonia Spagnoli
Quelle circostanze che rivoluzionano… Gualberto Martini
Artogne. Qualche anno fa. Seguendo il consiglio di Vittorio Fusari, mi spingo oltre le sponde del lago d’Iseo e arrivo, al termine di una mulattiera stretta e paesaggistica, all’agriturismo Le Frise. Qui, un casaro mi ha aperto le possibilità di un mondo. Chef, stellati e botteghe del gusto avevano fatto il loro tempo. Gualberto Martini è stato uno dei mentori inconsapevoli del mio percorso. E fino ad ora, sempre con una deferenza refrattaria fatta di continui incontri e promesse, di viaggi senza padrone e di pranzi al sacco su tavolini in legno, ho procrastinato quello che era ineluttabile. Sono passati quasi duecento incontri, quasi duecento artigiani, milioni di parole, vaneggiamenti e contestualizzazioni. Grandi personaggi e rosei futuri, ma per Gualberto non era ancora giunto il tempo. Ora la mia forza è la mia paura di fare una frittata. Ci provo comunque… Continue reading Quelle circostanze che rivoluzionano… Gualberto Martini
Capre, possibilità, abbandono e sostenibilità… Marco e Debora Valtolina
Galbiate. Il paese dei demagoghi. Suddiviso tra la poesia volgare manzoniana, con quel lago di Garlate ad imprimere educazione, con i suoi conventi, i suoi moli e i suoi barcaroli, e la poesia eco-manichea di Adriano Celentano, che di questi boschi civilizzati ha fatto il suo quartier generale. Si respira aria di divise scolastiche e forni da merenda. Molta educazione, molta formazione, quel po’ di snobismo applicato alla perfezione ad una voglia di catechizzare. Qui, la chiesa, insieme ai suoi poeti, ha costruito ed erudito. Gli artigiani rimasti, quelli con voluttà da fuga dal mondo, non hanno trovato il selvaggio ma un selvatico edulcorato dall’urbanizzazione, dal conto in banca gonfio e dallo scialle di lino intorno alle spalle. Continue reading Capre, possibilità, abbandono e sostenibilità… Marco e Debora Valtolina