Il cuoco contadino e la speranza di un lago migliore… Fiorenzo Andreoli

Maclino. Toscolano Maderno. Vista lago rarefatta e offuscata, strade di campagna, tra il ripido e il disordinato, piante d’ulivo tutt’intorno, percorsi interni, villette, fioriere e un Garda meno smaccato e più nascosto. Dichiarazioni d’intenti di chi, innamorato delle proprie viste e dei propri specchi lacustri, ha preferito non vedere, mimetizzandosi in mezzo ad una natura sempre più antropica, sempre più mezzo di coercizione e di dimostrazione per un turismo disattento che, nella raffinatezza, ha imposto una cifra stilistica ed economica. E così, qui dietro si possono ancora cogliere le sfumature, si può stare tangenziali al contro-urbanesimo menefreghista e si può rivisitare una retroguardia di solitudine e e accoglienza. Un po’ reazionaria e un po’ rivoluzionaria. In quella mezza costa su cui il Garda ha sempre oscillato. Qui Fiorenzo Andreoli della maniera di essere distanti ha creato una leggenda. Di pensiero e d’azione. Continue reading Il cuoco contadino e la speranza di un lago migliore… Fiorenzo Andreoli

L’olio del Garda esisterà ancora?… Alberto Scalfi

Gavardo, una Valle Sabbia non classificata. Il paese antico, le sue frazioni, le sue colture e quei lanifici che sfruttavano il fiume e dal fiume venivano sfruttati. In mezzo ai portici uggiosi, il paese demanda le sue ricorrenze, si lascia tranciare da rotonde e centri commerciali e non dispone più neppure dell’autorità sulle proprie vigne. Chi le continua a coltivare, deve mantenersi in bilico tra le fabbriche e la caligine. Così basta guardare un filo oltre, verso una collina brumosa, dove lasciare andare il pensiero a nobiltà, contadini e resort banalizzanti. Il lago non inficia e non delude, il tempo può essere ancora speso bene, si possono ancora trovare persone disposte a disporre del proprio tempo mettendotelo a disposizione. E così, mi guardo intorno e trovo un agricoltore che, tra qui e il Garda, sta creando la sua possibilità di rimanere contadino, nonostante l’olio e nonostante il vino. Continue reading L’olio del Garda esisterà ancora?… Alberto Scalfi

Il Borgo del Balsamico: azzimati giardini acetici… Famiglia Crotti

Botteghe. Albinea. Dalle strade di campagna agli incroci fino alle zone residenziali, dietro una facciata color pastello dove antiche pievi hanno perso il sopravvento spirituale e, insieme, anche quello secolare. Anime della Resistenza, che si è sempre posta come sottotesto di qualunque discorso, han provato la strada del dubbio e della compromissione. Qui il rispetto verso la gioventù è un rispetto verso il territorio e verso la storia, l’Appennino è appena accentuato, le colline si ondulano, cercando di dare riparo ai pendolari reggiani, e il rimanente è un tempo vittorioso che dai volti celebrativi delle osterie sopra le piazze si è rinchiuso dietro i cancelli delle villette e delle case a due piani come se l’incolto del bosco fosse un retaggio impossibile da sconfiggere del tutto. Terminata l’ultima ringhiera, campi e alberi riempiono nuovamente la scena e appare, assolutamente per caso, un cancello delle delizie dietro al quale si affaccia una voglia di mantenimento più che di decadenza. Alle spalle, la famiglia Crotti ha rimesso insieme varie tradizioni e il riflesso di epoche che sono sempre state. Continue reading Il Borgo del Balsamico: azzimati giardini acetici… Famiglia Crotti

Val Pomaro: la materia prima al servizio di una grande storia… Famiglia Bonello e Andrea Cesarone

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Arquà Petrarca. Un luogo credibile, che punta verso l’alto di una dislocazione geografica decisa ai dadi. Nella fortuna e in quell’alternarsi tra vulcani e ulivi, la crescita edilizia si è bloccata presto, romano e longobardo sono rimasti nel ricordo di un Petrarca stanco e anziano, che coltivava i suoi terreni nella memoria di uno scorcio che non fu suo per mancanza di tempo. Un medievale intatto che si attorciglia e ricorda qualcosa d’altro, di lontano, legato a cipressi e parlate ironiche. Qui in mezzo, il piglio veneto del lavoro indefesso deve recuperare presto la sua parentesi d’ozio. Il tempo ha un peso e una lunghezza, la stima è sempre per eccesso e le aziende agricole non si sono mai nascoste dietro l’agio di qualche vino e di qualche olio. Il maiale deve continuare a rappresentare l’inverno perché qui le colline terminano presto e il turismo non è un buon modo di guardare al mondo. E così, usciti dal centro, dove si rincorre il suggello della storia e il nome suggestivo da calzari e bevute in calici a forma di tulipano, la famiglia Bonello è rimasta l’esegeta più stupefacente di un’estrazione territoriale. Continue reading Val Pomaro: la materia prima al servizio di una grande storia… Famiglia Bonello e Andrea Cesarone

Douce Vallée: aceti di montagna… Francesco Mauris e Paola Vittaz

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Tra Boesse e Chatillon. Appena fuori dai percorsi turistici che verso la Valtournenche vanno e che dalla Valtournenche tornano, tra l’azienda agricola e il laboratorio, in quell’andirivieni che segue necessariamente le stagioni, di raccolta e di produzione. La Valle d’Aosta è un’espressione di acque tonanti e centrali idroelettriche che non lasciano più nemmeno il tempo del romanticismo. Qui si passa per andare verso il Cervino, verso quella dimostrazione d’italianità che è natura da rovinare in qualche maniera. E così quando le prime nevicate incominciano a ravvivare lo sguardo dei distributori di benzina, i fondo valle si rispecchiano nei semafori, nel traffico e nell’impazienza di stagioni da passare tra la pazienza e il decoro. Dove il lavoro diventa un’esigenza e una convinzione e dove il tempo occupato deve liberarsi prima di neve e sole per occupare il tempo libero di chi si è appena liberato da un tempo occupato. Turismo, accoglienza e produzioni tipiche, chi tradisce, per esempio, può cercare una via di fuga che vada bene dodici mesi all’anno. Ed ecco che un prodotto maltrattato per anni, come l’aceto, può tornare a svolgere la sua funzione conservante e rinfrescante, tornare ad un’origine verso cui il tempo è stato poco galantuomo. Continue reading Douce Vallée: aceti di montagna… Francesco Mauris e Paola Vittaz

Il rinascimento dell’olio trapanese… Rosa Maria Ingardia

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Paceco è un intrico di frazioni, contrade, bagli perduti, straordinarie distese di ulivo e assonnati anziani che contengono il paese dalla sua edificazione. È tutto molto chiaro, tra il bianco, il panna e il torroncino, in questa Sicilia recuperata che dà un’idea di sé confortante e turistica. Muretti a secco, coltivazioni di aglio e di meloni, case basse e tagliate, e un incedere di un cielo blu senza alcun tipo di nuvola o fastidio. Questa campagna appare nitida, senza sbavature, finalmente le è stata tolta la coperta di dosso ed è stata rimessa in circolo per persone meno avvizzite e più danarose. Da questi luoghi è difficile andarsene, c’è una bellezza manifesta che, al di là delle architetture e della noncuranza umana, chiamerà sempre al ritorno e sempre all’origine. Continue reading Il rinascimento dell’olio trapanese… Rosa Maria Ingardia

L’olio come sguardo sul mondo… Agostino Sommariva

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L’altra Albenga è un luogo meno fugace, con del tempo da spendere e un’attrazione verso il mare che lascia tranquillamente da parte le spiagge. Qui si coltiva di tutto, tra serre e campi aperti, il verde è una sublimazione di un lavoro che nel colore trova la sua soddisfazione più grande. Basilico, aneto, pale di fico d’india inattese, cespugli di erbe officinali, olivi, asparagi, carciofi, zucchine e fave, in mezzo ad un susseguirsi di fiori e di recisioni, di principi di vendite, di orchidee al caldo e di quel sistema di cura che tradisce se non spiegato. E così ci pensa Paolino, il cui sorriso si apre a meraviglia appena messa a tema la parola fiore, che ruota vorticosamente tra le sue serre alla ricerca della sorpresa, dell’improbabile e del commestibile. Crescioni, lemon grass, nasturzi e margherite, la riviera, nella sua anticamera prima delle fosche valli che inumidiscono turgori e voluttà, si apre nell’impossibilità di rimanere soli. Un ligure deve tradurre in ligure un ligure per far sì che il forestiero trovi una dimora che si fermi prima di quel luogo comune che appiattisce il senso. Luoghi come questi diventano prodigiosi grazie alle persone che hanno ancora voglia di raccontarli, prevenendoli dalla vendita. Agostino Sommariva è una di queste persone. Continue reading L’olio come sguardo sul mondo… Agostino Sommariva

L’olio in mezzo ai compromessi… Nicoletta Manestrini

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Soiano del Lago. Appena al di là del romanticismo turistico delle colline gardesane. Dove il turista vede e il venditore di ciarpame provvede. Qui devi solo sperare di andare avanti e di trovare qualcosa o qualcuno che reintegrino la tua voglia di semplicità. I menù turistici, le pizze, gli spaghetti, i locali tipici sono l’anima marcescente di un luogo che ha mietuto vittime bionde, memoriali e silenti approdi al lago. Squallidi sottoprodotti edilizi lasciano spazio a bellezze efferate, a resort in mezzo agli ulivi e ad antichi conventi rimessi a lucido per dare quel po’ di misticismo che lascia sempre un effetto di sopraffazione. Però qui c’è una luce diversa, c’è molta apertura e molto spazio, il lago affascina ma non angoscia, calma il pregiudizio, ti riporta bambino con un grasso e colorato gelato in mano e la voglia di guardare anatre e cigni dibattersi alla ricerca di una pace. Qui il turista tedesco è diventato ricco e coscienzioso, ha conosciuto la vacanza e il sole, lasciando spazio ai cugini più ad est, da quelle repubbliche fuligginose che hanno sempre visto nel colore della propria pelle l’unica percezione di appartenenza. In mezzo a questi luoghi, la famiglia Manestrini sta portando avanti dall’alba dei tempi il proprio lavoro agricolo. Continue reading L’olio in mezzo ai compromessi… Nicoletta Manestrini