Lercara Friddi. Il passato delle zolfare non impregna con più gli afrori di quel tempo che non è mai stato una scelta, tanto letterario quanto intimamente tacciato di abbandono. Una vocazione che è stata una costrizione e una possibilità d’impiego. E così si estraeva e si mangiava. Il paese rimaneva estraneo alla vista, come tutti i paesi di questa zona di Sicilia. Separati e ghettizzati. In mezzo ad una campagna che è stata simbolo e lo sarà per l’eternità. Senza sconti. L’afa, il sole, le camminate a braccetto, le tradizioni, il guardarsi per riconoscersi e il servizio verso i turisti, che sono lercaresi ritornati al paese con sogni e realizzazioni da spiegare, sono la confusione in cui trovarsi. Un luogo che aveva una funzione e si è trovato a ricrearsi un futuro spopolato. Di volti rugosi e di piazze ben conservate, dove fare colazione è ancora la più intima delle gestualità e dove l’abitudine assurta a rito comanda ancora il quotidiano e l’eccezionale. Qui, in evidenza ma non troppo, la famiglia Garofalo è partita dalle tradizioni, si è conquistata la clientela, innestandoci sopra il tempo e la novità. Continue reading Pasticceria Oriens: artigianato e imprenditoria… Salvatore Garofalo
Categoria: Pasticceria
Dulciarius: un lievitista che ha capito quasi tutto… Enrico Pisoni
Lograto. Un territorio di granoturco e condomini da riposo notturno, dove il fulgore di una scelta è stato soggiogato dalla quotidianità dei bambini e della natura, dove le costruzioni sono il peggiore degli orpelli e dove la crescita sana, fuori da vicoli pericolosi e lontano dalle inquietudini formative, diventa la sublimazione della borghesia. In queste pianure dal pezzo storico onnicomprensivo, la bassa bresciana esprime perfettamente la sua voglia di lavoro, di esserci, di considerare il mondo soltanto attraverso la lente della produttività, della fugacità del weekend e della giovinetta da non trasformare in una gigolette da bordello adiacente. Sguardo fiero e parlata sicura, il bresciano nebbioso ha imparato alla perfezione a dimostrare, a definire e a confinare, ora ha bisogno di qualcuno che gli riconduca il tempo per imparare ad attendere e a godere di quell’attesa. Enrico Pisoni ha portato in provincia un’idea rivoluzionaria dopo trent’anni di lavoro nella gran parte dei laboratori padani. Dulciarius è la realizzazione di un progetto bello, studiato e sostenibile. Continue reading Dulciarius: un lievitista che ha capito quasi tutto… Enrico Pisoni
La tipicità prima dei marchi registrati… Gianluca Molineris e Federica Devalle
Carmagnola è la quintessenza di una pianura senza più idoli, di una ricostruzione dirompente, di un Piemonte che continua a dare dimostrazione di sé, di qualità, di ritorno alla terra, di laboriosità e di un’origine che hanno cercato di espropriare a tutti i costi. Eppure nella sonnolenza, si possono ancora creare dei retaggi tra verdure, fiori e fortune alterne di principi sani, giusti e pure buoni. Questa città dai portici bassi, dal centro riverso e dalle tradizioni ormai fin troppo manifeste, ha lasciato spazio anche per chi dalla trasformazione ha cercato di portare a casa il proprio motivo alla sveglia mattutina.
Gianluca Molineris e Federica Devalle stanno provando a tracciare il solco di una pasticceria che parafrasando il Piemonte non può mai dimenticare il contenuto a favore della pura tecnica. Dovrebbero lasciare stare i marchi registrati e continuare a fare quello che realmente è nelle loro corde in maniera sontuosa. Pensate se Carême avesse messo i copyright… le pasticcerie sarebbero vuote… Continue reading La tipicità prima dei marchi registrati… Gianluca Molineris e Federica Devalle
Offella di Parona: ora come allora…Fratelli Collivasone
Parona. Fulcro della Lomellina. Una strada e una diocesi. Nulla più. Una via di passaggio tra Vigevano e Mortara che non chiama nemmeno al pensiero. Vedi il cartello di benvenuto e quello di commiato, il resto è mezza canzone alla radio e un pensiero sull’uggia di un clima sempre uguale a se stesso, perverso e reumatico. Dalle risaie arrivano i dogmi e dai termovalorizzatori gli odori. Qui l’inquinamento è un lato senza oscurità, è palese e regolamentato. Ci sono pochi eguali in Europa, decadenza e case basse, consumo e becera industrializzazione. Chi c’è, deve restare, pena la sparizione, e così in questo angolo di mondo, particolarmente sfuggente, c’è anche chi si prostra a dare la colpa alle stufe a legna, segno evidente di un passato che mai s’è voluto inverare in nulla più che in una semplice reiterazione casuale di ritualità ataviche, stanche e legate perlopiù alla superstizione. Ma questo è e rimane soprattutto il paese delle Offelle, la semplicità del dolce in tutta la sua espressione. Continue reading Offella di Parona: ora come allora…Fratelli Collivasone
Leggendari confiseur italiani… Pietro Romanengo
Genova è un atriaorto del sud del mondo accidentalmente gettata sulle rive della Liguria. Quegli odori, quelle urla, quei volti, quelle tradizioni, quel mangiare di strada, quegli acciottolati, quei caruggi e quelle crêuze sono incidenti non casuali di una maniera mediorientale di guardare il mondo, di intendere il centro, il negozio e il suo mercanteggiare. Senza divisioni. La passeggiata è già una compravendita. I monumenti possono rimanere stabili e nascosti, l’interesse non sarà mai una contemplazione, almeno da queste parti, in questo modo di intendere il mare come una beatitudine e un consumo, come qualcosa d’individualmente presente, e la natura delle cose sarà sempre scrostata, libidinosa e ironica. Non ci si può nascondere tra le crepe, bisogna uscire fuori e dimostrare di possedere una delle città più incredibili del mondo. Guazzabugli di anime talmente differenti da non avere alcuna direzione, qui si scoprono pudori e tradizioni che riportano verso le navi e verso il passato. I mercanti non si son mai profumati e così chi è arrivato fino ad oggi o ha una storia o è senza patria. Continue reading Leggendari confiseur italiani… Pietro Romanengo
Pasticceria Antoniazzi: quel luogo che in Italia non c’è…Marco Antoniazzi e famiglia
Tra Bagnolo San Vito e Mantova, in quel disilluso che si è portato via il tempo, i colori e il passato. In mezzo a quelle statali che portano fuori, ai campi di riso e alle porcilaie, in quella bassa padana che è ancora profonda affermazione di sé. E quando dico Bagnolo San Vito, dico Bagnolo San Vito. Qui concretizzare un’autorevolezza, in un mondo né agricolo né industriale, è qualcosa di straordinaria notabilità. Fuoriuscire dal gorgheggio signorile delle volte mantovane, dei suoi palazzi, di quel centro storico, rarità in Lombardia, che trattiene più che scacciare, nel mentre disadorno a cavallo tra il Mincio e il Po, è l’affermazione di una laboriosità contadina applicata, è un pregio che attiene alla presenza territoriale di una famiglia all’interno del proprio paese, ad un legame decennale che si è cementato grazie e a causa di una clientela, della stessa clientela una volta spiccia e ora attenta spasmodicamente ad ingredienti ed estetica. Avere a che fare con i centri commerciali e i centri di scarico giovanile e non vederli nemmeno, provare a rendere Bagnolo San Vito come Mantova, Mantova come Bologna e l’Italia come il Nord Europa, quella Francia e quella Germania che non sottintendono il concetto di artigiano, lo verificano e soprattutto l’esaltano anche nel numero, negli scontrini battuti e nella capacità di rendersi globali e scrostati. Continue reading Pasticceria Antoniazzi: quel luogo che in Italia non c’è…Marco Antoniazzi e famiglia
Un luogo ideale in trasformazione… Francesco Bedussi
Brescia è la sua borghesia, con quel fare un po’ spento sempre alla ricerca di un classicismo da raccontare al vicino di appartamento, il naso spostato sui profumi ghiotti che circondano le passeggiate e che obbligano gli artigiani a trasformarsi in raffinati mercanti. E così i centri storici si svuotano di pasticcieri e si riempiono di costruttori edili mentre le periferie girano intorno al discorso degli affitti, puntando sempre più sul grande, sul caffè da rotonda, preconfezionato, prefabbricato e pronto ad allungare i tempi della dissolutezza fino a sera inoltrata, garantendo colazioni, pranzi, merende, aperitivi, cene e plausibili e futuristici letti a castello per ripartire l’indomani carichi a molla. Così chi percorre la strada totalizzante dell’offerta globale, si scontra con compratori congelati e compulsivi dell’acquisto unico, parvenu dell’estetica e figli di benestanti che alla fatica han preferito la ricreazione. Questa indubbiamente è la strada più difficile, è l’impostazione sartriana dell’egemonia intellettuale, di tutto un po’. Criticato dai filosofi, dagli sceneggiatori, dai romanzieri, dai letterati e dai drammaturghi ma sempre punto di riferimento. E così la famiglia Bedussi nasce in gelateria ed esplode i suoi confini su tutto lo scibile gastronomico. A Brescia! Continue reading Un luogo ideale in trasformazione… Francesco Bedussi
Conservare le proprie radici… Stefano Franzi
Olgiate Comasco ovvero dove le colline moreniche ci sono ma non si percepiscono. In quella provincia comasca che, nel tempo, ha perso identità costruendo rotonde e rettifili. I palazzi storici restano adombrati dai centri commerciali e dalle gelaterie “hai 30.000 euro? Te li faccio investire io”, certo rimangono delle ville nascoste con i loro parchi, dove l’apoteosi aristocratica è diventata borghesia imprenditoriale e si è trasformata in location per cerimonie e conferenze, ma non son più che raffinata tappezzeria. Da queste parti le pinete definiscono e ostruiscono, fanno sognare i tifosi e sono emblema della fuga dalla metropoli. Ma è tutto molto affettato, quasi esplicito. Non ci sono più morali e non ci sono più nevralgie, le nebbie non affascinano più, danno solo fastidio e generano tamponamenti a catena. L’eterogenesi dei fini è l’unico dogma ridondante e a sfinimento mi ripeterò: in questi luoghi il dovere artigianale è una delle poche rivincite che il territorio dovrebbe pretendere. E così la famiglia Franzi, da molti anni, sta provando a portare avanti il proprio discorso. Continue reading Conservare le proprie radici… Stefano Franzi