Giova: una piccola gelateria con una possibilità… Giovanni Lettieri

giova

Milano. Corso Indipendenza, zona Risorgimento. Una Milano bene degradata dall’incuria e dalla contemporaneità degli occhi chiusi. Tra bivacchi e liberty, il tocco di raffinatezza brilla tra i marciapiedi e le facciate mentre dietro agli alberi si nasconde quel pruriginoso che fa male, che non è lascivo ma solo più struggente. Il dileggio borghese tiene da parte cantieri e playground, alberghi fatiscenti e case Aler rivendicate che, in quel laboratorio sociale di convivenza possibile, sono l’anima popolare di chi sta cercando di ridarsi un belletto, di guardare verso le Porte per trovare un po’ di confidenza, una mano tesa e un locale alla moda. Si parte dai negozietti, alla ricerca di quel popolo yuccie da tavolozza creativa e da affitto sempre pagato. E così si cedono i tempi a una gioventù che si è dimenticata le tavole fredde e le edicole, i bar tabacchi e le salumerie, che vede latterie e balere come l’ultima delle scoperte, non accorgendosi di lucrare quel po’ di nazifascismo che c’è in ogni ritorno al popolare. Qui la gentrificazione ha avuto successo e il residuato bellico del quartiere ha quell’accento imprescindibilmente milanese che ormai senti come macchiettistico. I nativi son tornati nelle riserve.

Una piccola bottega spunta senza perversione tra l’incedere dei portoni. Giova è il diminutivo di Giovanni Lettieri che qui ha deciso di dare vita al suo progetto.

Cambiare vita nella gelateria è sinonimo di pochi e semplici passaggi, per il resto ci sono i preparatori preparati che ti preparano ad aprire in ogni situazione.

Ma lui non voleva fare qualcosa di pedissequo, così è stato a bottega da Pallini di Seregno e ha imparato un metodo… che fortunatamente si è rivelato corretto. Perché il rapporto allievo/maestro è spesso un pozzo senza fondo.

Gelateria linda, trittico, i classici addensanti, nessuna prosopopea su proteine miracolose o fibre distillate, gusti tradizionali e qualche tocco fantasioso. Materie prime buone ma disimpegnate, una base per le creme avvolgente, dove ogni tanto il gusto si perde nella struttura e nel grasso, ma tutto sommato una gelateria buona in una piazza ormai attenta a non pretendere il cliente. Perché il gelato è il nuovo mantra del milanese e tutti sono riusciti a crearsi un’opinione. Cibo povero che ormai mira alla suadenza più che alla sostanza, alla costanza più che all’estemporaneità e all’eccellenza.

Giova è una buona gelateria che ha in mano una possibilità e Giovanni è un gelatiere artigiano che dell’umiltà sta facendo la sua cifra comunicativa. Ha davanti un percorso da azzeccare, dei bivi da cui districarsi per arrivare ed andare oltre, provando a vedere l’effetto che fa scegliere senza compromessi. Alla fine bisogna fare il gelato buono, mantenendo strutture senza sporcare troppo. E per questo ci vuole cultura e la volontà di lasciare in bocca una scelta al di là del gusto… altrimenti si rischia il pedissequo, quelle creme che si somigliano un po’ tutte…

GELATERIA GIOVA

CORSO INDIPENDENZA 20

MILANO

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