Shanty Maè: tra i boschi dell’Adamello… Sara Brognoli e Paolo Messali

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Saviore dell’Adamello. Un culmine di frazioni, case sparse, mercati che definiscono il centro, stradine strette, muri grattugia-macchine e salite senza fine. L’ultimo avamposto prima che le due strade verso il Parco terminino dando il là a rifugi e caprioli, lasciando spazio all’indefinito ombroso, ad un Trentino risentito e a quell’estremo lembo della Val Saviore dove si sono sempre formate leggende e gemme d’abete. L’ombra ingloba e porta verso le frazioni. L’acqua scorre tutt’intorno, purificatrice, intatta e fragorosa. In quella forma d’eternità che è precauzione e giorno dopo giorno. Perché qui le orme si cancellano e le tracce, nella neve o nella terra grassa, rimangono a mutamento di luoghi effimeri e senza più principio. Anarchia di uomini fuori dal possidente, fuori da quei circoli viziosi che misurano e pesano tutto. Qui c’è l’eco della scelta, il villeggiare è una forma di accadimento e di incomprensione, perché arrivarci attiene alla volontà e al libero arbitrio. Fuori dalle mode, in quel velo d’eternità che è l’uomo prima della società, si deve abbandonare la macchina in uno spiazzo casuale, guardare una mulattiera che non può essere altro che una mulattiera e trasecolare nella vista di una Panda ammortizzata e verde militare che, manco fosse un camoscio, curva e si districa in una selva larga un paio di centimetri più della distanza tra le due ruote.

Da Fabbrezza di Saviore stiamo per essere trasportati, da Paolo Messali, in località Fienili di Maè dove, insieme a sua moglie Sara, hanno deciso di recuperare un po’ di luce nel bosco e di restaurare una vecchia baita a quasi 1600 metri d’altezza distante dall’apprensione. Originari di Coccaglio, lui cantiniere per alcune maison della Franciacorta, hanno intrapreso l’avvenire nella direzione di una natura selvaggia. Piccoli frutti a quote estreme, a rischio gelate improvvise, con i mirtilli ancora sulle piante ai primi di novembre, quando il tempo è quello dei marroni e del crepitio della legna. Terreni sabbiosi straordinari per le patate, filari di piccoli frutti, genepy, arnica e piante di aronia, incredibile antiossidante che torchiato da Paolo in un succo di frutta porta l’aspro, il tannico e un raro connubio di gusti che dal curativo virano verso il buono.

La montagna è fedele e selvatica, loro l’han rimessa in piedi, portando rinnovo in mezzo all’abbandono. Hanno cominciato a coltivare patate che sanno di montagna, buccia classica pasta gialla, busta rossa sempre a pasta gialla, residui di un tempo breve che ha sostituito le radici portando carboidrati e pienezza. La montagna ne è diventata dipendente ma non sempre ha superato la sussistenza di se stessa. Le patate di Paolo sono straordinarie, per consistenza, sapori e versatilità. I terreni e il biologico fanno quasi tutto, il resto è la fatica immane per creare un piano accessibile in questi declivi che non lasciano troppo spazio al libero arbitrio. Mirtilli in pendenza con fioriture rapsodiche e genepì che, ricordando un po’ l’erba gatta un po’ il Camembert, viene trasformato, fresco o essiccato, in liquore da aziende lontane contigue nella sanità. Gli “odori” di pastorizzato dai suoi trasformati arrivano blandamente, i succhi sono aspri ma piacevoli, le confetture devono recuperare un po’ meglio le origini, mentre le tisane, assolutamente da proporre, sono insoliti concentrati di foglie di mirtillo e aronia essiccata. Antociani, rosso pulsione e inverno decadente.

In questi luoghi non si scherza né con le stagioni né con i letarghi, Paolo e Sara mantengono nello sguardo qualcosa di nostalgico, quella volontà primigenia che la società non gli ha permesso di dirimere. E così, prima che con l’associazionismo e con la rivoluzione urlata, si sono ritirati nel silenzio del lavoro, molto oltre il folklore, perché soprattutto in questi luoghi il commercio diventa sopravvivenza e la necessità di trasformare la natura una realtà che con la cartolina non ha nulla a che spartire. Le baite Shanty Maè non riecheggiano mantra e sintomatiche imposizioni delle mani ma concretezza e tanta pietra…

AZIENDA AGRICOLA SHANTY MAE’

LOCALITA’ MAE’

SAVIORE DELL’ADAMELLO (BS)

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