Calizzano è una rotta impossibile, quasi isolata, è un luogo casualmente ligure a due passi da un Piemonte più che operoso. Qui il selvatico resta selvatico e la struttura delle persone è una faccenda che non si può risolvere in un’identità. Ogni paese e ogni frazione hanno i loro idiomi, le loro scorrettezze, la loro voglia o impossibilità di aprirsi ad un mondo che li richiede e che li richiude. Come se non ci fosse altro che un unico motivo, quel motore che spinge fino a queste curve, tra i boschi di Murialdo e Calizzano, in quell’incomprensione montana che ha nascosto le persiane verdi e i muri tenui-pastello. Perché qui gli anni edilizi li hanno subiti e a scuola si è continuato ad andare percorrendo i sentieri e portando giornalmente un ceppo di legno a testa per scaldare l’edificio. L’isolamento ha caratteri endemici impossibili da trasportare e impossibili da trasmettere. Si rimane qui, tra porcini e castagne, come se non ci fosse mai un domani a venire in soccorso. Perché chi cerca la pace, trova la pace, i ghiri mangiano i libri, le “boscoteche” permettono l’estraniamento, i pazzi in bicicletta trovano il loro profeta delle piste in mezzo agli alberi e chi ha ancora un minimo di pudore, per provare a mettere fuori la testa da quella Val Bormida battuta e beata, si è accorto che l’unicità ha portato molti viandanti fuori dalla porta. Ecco, uno di quelli che ha capito le regole della comunicazione è stato Giuseppe (Raffaele) Corrado. Continue reading Castagna essiccata nei tecci: la rappresentazione della decadenza
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Artigianato non significa eccezione… Gildo Grondona
Pontedecimo. Periferia nord di Genova. Quartiere in mezzo ai fiumi, alle valli fluviali, all’acqua che scende e all’acqua che rimane. Strade strette, inquietanti, ponti che sovrastano delle strutture dissestate come manifesto culturale lontano da qualunque luogo desiderabile. Un sobborgo dove si vive bene e dove si vive male, come tutti i luoghi, da dove la città è talmente lontana da non sentirne bisogno, dove il cittadino è una continua forma di protezione e di somministrazione e dove le risorse umane sono costrette a transumare verso il capoluogo alla ricerca dei soldi con cui dedicarsi alla dozzinalità del televisore al plasma. Uno di quei luoghi dove l’inquietudine ti si attacca alla pelle, suda e ti risputa in faccia la tua prevenzione verso le capacità umane di adattamento. Uscita dal passato produttivo dei pastifici e delle infrastrutture, la diffidenza è una forma di strada stretta e passeggiate in fila indiana. Pontedecimo è soprattutto un luogo di storie industriali, dove la grande imprenditoria, non avendo vista, non poteva fare altro che dedicarsi al pensiero. Così la famiglia Grondona ha creato quell’angolino di mondo, nel Mondo, dove l’aria è talmente rarefatta da poterla respirare in solitaria. Un monopolio qualitativo dove il competitor non esiste. Continue reading Artigianato non significa eccezione… Gildo Grondona
Il droghiere che fa il pesto… Roberto Panizza
Genova è una città offesa, che ha subito l’incuria di una posizione che non è mai stata trasformata in una situazione. È una città portuale, montana, collinare, pretenziosa e sentenziosa. Ha l’anima del dialetto ed è nascosta dietro l’esigenza di mostrarsi. Non puoi non accorgertene, è troppa in tutti i sensi, nonostante l’incuria, le buche, il sovrappopolamento, i grattacieli più bassi d’Italia, l’effetto domino delle case popolari, l’antitetico sguardo sempre cantato, già conosciuto, già sentito. È una città talmente scritta da non rivendicare più nulla. Il fascino delle prostitute, dei caruggi, delle tipicità, delle case diroccate e della puzza di pesce non ha nulla di invidiabile fuori da qui. Ma questo è un luogo fuori dalla discussione, fuori dall’opinione e fuori dal luogo. Alzare lo sguardo è sempre un’architettura sovrapposta, sporca, atemporale. Abbaini napoleonici, finestre marinare, colori pastello, vicoli senza uscita, piazze disarmanti. Ma gli sguardi sono intramontabili e lì la dedica non è tardata ad arrivare. Senza massimizzare il cemento, i morti di Staglieno se la spassano meglio dei vivi della Val Bisagno. E Genova attutisce tutti i contrasti con la tranquillità del lungo corso. Continue reading Il droghiere che fa il pesto… Roberto Panizza
Antichi forni a legna nel buio della Val Trebbia ligure… Carlo Barbieri
Montebruno è un luogo plumbeo, buio, con poche strade, con il fascino sommerso dalle poche chiacchiere e dalle poche propaggini. Il Trebbia scandisce i tempi e i rumori, gli alberi sono caduchi, non tinteggiano più, rimangono profondi in una valle che si è tolta il turismo di dosso a suon di curve e tetti rossi. Gli archi dei ponti definiscono quella che Hemingway, privato del sarcasmo ribollito, aveva definito “la valle più bella del mondo”, forse per la sua autenticità originaria che non la porta a confondersi con il già visto. Quello che passa sotto lo sguardo poco attento è l’incommensurabile distanza con il conosciuto, i luoghi tipici sono diroccati, le case di villeggiatura nascoste, gli agriturismi sono bradi, la natura estremamente selvaggia. Un posto anti-comunicativo. Acciottolati, sassi e un dialetto scomodo, distante, in mezzo a quella statale preda di camion e motociclisti. Qui, sulla strada principale, un luogo fuori dal tempo attende il viandante depredato dalle richieste. Continue reading Antichi forni a legna nel buio della Val Trebbia ligure… Carlo Barbieri
La focaccia corre sul Tigullio… Ezio Rocchi
Sestri Levante. Continuo a guardare il cielo. Pioggia, nuvole, sole e poi ancora pioggia, nuvole e sole. Il clima ligure è un luogo comune che non riesce mai a smentire se stesso. Ma deve essere la Liguria con il suo incoraggiamento dialettale ad aprire le porte del già visto. È tutto uno scorrere di paesi definibili con volti famosi, piccole passeggiate, attracchi di navi da crociera e negozianti locali, deterrente estremo per la voglia di pagare. Continue reading La focaccia corre sul Tigullio… Ezio Rocchi
Il pesto e la sua resistenza… Gianni Sacco
Pra’. Genova. Entrarci, prendendone coscienza è devastante. L’autostrada è sempre stata un passaggio per il mare o per qualcosa che assomigliasse ad un centro storico. Fermarsi vuol dire rendersi conto della degenerazione. Vuol dire finire nel cul de sac del Porto Container che ha distrutto il litorale praese dove i nobili e i borghesi genovesi avevano stabilito il loro buen retiro, con estensioni di terreno date agli agricoltori in quella forma di mezzadria che tutto coltivava. Dal basilico alla melanzana. Pra’ era una distesa sabbiosa che diventava montagna e agricoltura. Continue reading Il pesto e la sua resistenza… Gianni Sacco
La pecora Brigasca e le sue contraddizioni. Aldo Lo Manto
Casello autostradale di Albenga. Dopo meno di un kilometro, tra rotonde e stradine di campagna, iniziano ad apparire campi coltivati a basilico, non terrazzati ma piani. Le mosche e l’afa distruggono la suscettibilità. Le strade si stringono e, in lontanzanza, tra qualche albero di fico e qualche prugno, scorgo un piccolo ammasso di casette, stamberghe e capanne. Qualche balla di fieno avvolta da un non fierisimo tetto in simil eternit e molti animali che non rassicurano sullo stato di cose.
La Liguria della riviera e degli agriturismi, quella dei turisti e delle vallate piovose, è lontana anni luce. Qua c’è lavoro, resistenza casearia e rapsodiche maniera. Continue reading La pecora Brigasca e le sue contraddizioni. Aldo Lo Manto
In mezzo alle parole di un suq ligure… Guido Porrati
La Liguria è una terra di potenziale… possibilità infinite di bellezza, angoli che del pittoresco hanno creato il paradigma, vicoli sonnacchiosi, odore di pesce e un rapporto tra mare e montagna realisticamente vicino ad una nuamachia: qualcosa di estremamente spettacolare, per colori, per anfratti, per dialetto e per ironico distacco portuale. Ma in atto, probabilmente, il turismo (la sua economia e il suo modo molto fugace di mordere cartellonistica, menù tradotti e fritto misto) l’ha abbandonata senza un canale di eccellenza, dove rifugiare la sua bellezza più impervia, quella degli artigiani del gusto e del loro modo di trasmettere una terra e una tradizione. Continue reading In mezzo alle parole di un suq ligure… Guido Porrati