Tra Angolo Terme e il Lago Moro, in quella Val di Scalve bresciana che non lascia più nulla all’immaginazione. Tranquillità, vacche al pascolo, periodiche campane e un luogo dove lasciarsi andare all’ecologismo spinto, in uno di quei laghi pedemontani che per un attimo fanno dimenticare l’ossessione possessiva della Val Camonica che ha un presente sempre più lontano dall’ortodossia. In questi luoghi è bello trascorrere una giornata, provare a non vedere e lasciarsi sdilinquire dai passaggi della natura che permetterebbe tutto se solo ci fosse accortezza. Il problema sul lungo periodo è la quantità di poesia da trasformare in vendita. E lì si rimane sempre troppi o troppo pochi. Dipende da che lato si guardano gli alberi. Perché per avere dell’autorevolezza, è necessaria un po’ di programmazione e quel minimo di disagio culturale che ti fa venir voglia di mettere la testa fuori e provarci. Queste valli hanno fagocitato le proprie produzioni, lasciando per strada qualche eretico e qualche agriturista innamorato delle proprie possibilità. Continue reading Agriturismo Serec: un’accoglienza al di là di tutto… Francesca Corona
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Iconici frutteti in mezzo all’indifferenza… Romano Micheletti
Bolgare. Tra l’autostrada e la strada statale. Ricordi da piantagioni di gelsi. Il granoturco e il frumento hanno lascito spazio all’industria e a quell’artigianato da rotonda che ha sempre minimizzato il ruolo del capannone. Paese placido con ritrovo mattutino e un susseguirsi di incoerenze al di qua e al di là del contemporaneo. Quella che è vista sulla Valcalepio è molto meno di un fine settimana, il resto si nasconde nei cartelli stradali dietro qualche sparuta vigna e dietro qualche rotonda che è lì per aprire e non per chiudere. Sì perché la pianura conforme diventa in un attimo polvere territoriale e frutteti sotto vista, in quel concorso esistenziale che ha reso l’agricoltore più forte e con più possibilità. L’assenza di assuefazione visiva ha messo in circolo delle idee e delle rivoluzioni. E il perno è quel Romano Micheletti, alfiere del buono e del giusto, e simbolo di una frutticoltura diversa, più pregna. Continue reading Iconici frutteti in mezzo all’indifferenza… Romano Micheletti
La lunga strada della pasta fresca… Maria Luisa e Ivan Bosio
Zogno. I tetti dei muratori brembani si alternano a quell’industria attira folle che ha sempre regnato incontrastata qui in fondo valle. E i giovani restano legati pedissequamente a quel metà strada tra il capoluogo e quelle montagne inseguite dai turisti e abbandonate dai locali. Qui si può ancora decidere la direzione del bivio. Perché c’è ancora la bellezza industriale delle centrali idroelettriche e perché i padroni non hanno indotto alla fuga, lasciando più urbanesimo che ruralismo, in quella storia che si è impiantata come un’imposizione all’assenza. Il liberty delle scuole si dirime impacciato dall’ansa del fiume che curva provando a portarsi via la dedizione. Ma qui non ci sono voglie particolari per provare il ritorno, così bisogna tentare con il torno… magari per la prima volta…. magari da una nazione straniera… Continue reading La lunga strada della pasta fresca… Maria Luisa e Ivan Bosio
Prati Parini è un luogo lontano… Marco e Lorenzo Fustinoni
Sedrina è quel fondovalle che ormai si è dimenticato di sé, dei suoi terreni agricoli, dei suoi agricoltori e dei suoi allevatori. È una diramazione fuori dalla strada principale che non è più che un inconveniente. Una conca difficile anche per il pensiero di fuga dove la natura non ha ancora la struttura della montagna, dove il passo è più semplice e chi ha deciso di rimanere si è scontrato con l’indifferenza al passaggio. Così si è dovuto ricreare un sistema di interessi che permettesse la fatica. E Prati Parini è quel luogo di fiori e vista che, attraverso il cammino, non obbliga più. È un desiderio di alpeggio morbido dove la famiglia Fustinoni ha deciso di finalizzare il suo lavoro di azienda agricola, proponendo un lavoro agrituristico che non ha bisogno né del complimento né dello stupore. Qualcosa di rurale e di reale in cui il controllo è un tempo morto di dissuasione. Continue reading Prati Parini è un luogo lontano… Marco e Lorenzo Fustinoni
La pizza e il tempo dell’ascolto… Luca Mariani
Campagnola Cremasca è uno di quei paesi della Pianura Padana che non sono più che un passaggio per andare altrove. Allevamenti intensivi, ricordi d’infanzia, la cascina come forma territoriale d’inclusione del mondo e la possibilità di fuggire come unico modo per riformarsi e ricordare quei posti come un barlume d’indecisione. Queste sono terre disilluse, dove ritornare è più facile che restare, e la città non ha fatto altro che solcare una differenza sociale che le ha definite per sempre come campagne. E così, chi ha deciso di rimanere e di fare l’artigiano, prima di andare oltre, deve per forza essere passato dal lato oscuro, quello della gastronomia da un tanto al kilo e della pizza come forma veloce di pranzo sul divano. Continue reading La pizza e il tempo dell’ascolto… Luca Mariani
Una famiglia dedita a fare le cose per bene… Famiglia Patelli
Gaverina Terme. Colle Gallo. Luogo di collegamento tra la Val Seriana e la Val Cavallina e luogo di ciclismo. La valle del Lujo è un susseguirsi di pericoli a due ruote, passione e discese senza verecondia. Nemmeno il tempo di contemplare un ciliegio e lo sguardo è dietro le sbarre. Il rischio è fisico, la solitudine l’unica risposta. Ogni tornante è un’improvvisazione. Qui le macchine non sono le benvenute e così l’attenzione non è mai troppa. Al culmine, la Madonna dei Ciclisti è rifugio e imprecazione. Ma solo se la fortuna è stata dalla tua parte. Altrimenti gogna. La vista fino al Lago d’Endine ripaga un po’ il nervoso e concede l’assenza di preoccupazioni. Perché il ciclismo è uno sport selvaggiamente meraviglioso ma il nostro non è un paese per ciclisti. Non essendoci divisioni, la miscellanea va sempre dalla parte del più debole. In questo caso la mia pazienza. Continue reading Una famiglia dedita a fare le cose per bene… Famiglia Patelli
L’azoto come mezzo e non come fine… Marios Gerakis
Bergamo bassa. Quel luogo a metà strada tra l’oltranzismo nichilista di chi si trova ad essere capofila delle sue valli, con un pensiero tanto prosaico quanto progressista, e il disorganico borghese che in quelle valli cerca formaggi e verdure biologiche, ma che pesta i denti dal freddo dell’assimilazione. Così rimane un reticolo di viali sospesi, portici dalla multa facile e attività imprenditoriali in attesa dell’arrivo del passeggio pomeridiano. Bergamo ha l’atteggiamento bobo del parigino annoiato e del borghese che ha venduto tutto ai russi. La bellezza estrema, di una città antropicamente nata sui suoi borghi e quindi filologicamente destinata ad avere una puzza di canfora sotto il naso, lascia sempre per strada i suoi figli minori, con gli anziani dal cappello in mano e pianoforti antiteticamente privi di senso. E così si continua a passare e a trovare artigiani che artigiani fino in fondo non sono. La colpa dell’invidia non è più neppure conforme. C’è stato bisogno della provincia, di una comunicazione patinata e di una novità da naso storto per farmi ritornare sui miei passi. E sono partito con delle premesse da rissa al centro del ring… Continue reading L’azoto come mezzo e non come fine… Marios Gerakis
La leggenda del 1753 Nero della Nona… Michele Andrioletti
Confine tra la Val Seriana e la Val Cavallina, in quel nulla bergamasco che è rimasto talmente isolato da non lasciare nemmeno il sollievo di mantenere la tipicità qualcosa di tradizionale. Bianzano è un luogo con dei ciottoli, un centro, un castello, il disinteresse di portare gente a 600 metri d’altezza con una vista riflessa sul lago d’Endine e quella lontananza dal divertimento che non è nemmeno passeggiata. La Valle Rossa è un lunga strada con qualche stalla e un paio di bar non arrivati nemmeno all’estetica del passaggio. C’è una natura incoerente, selvaggia, con quel nascondimento da azienda agricola rimasta sepolta dal passare del tempo, senza l’essere notabile di qualcuno che ce l’ha fatta, che ha dato in pasto questa valle al mondo. Qui è tutto non proibitivo e privo di mistero, c’è ancora il fascino di qualche castagno, ma è tutto estremamente docile. E allora si poteva ricorrere al giallo o alla leggenda. E una stradina a lato della provinciale, che si inerpica qualche centinaio di metri in mezzo all’umido, è il luogo per il racconto di qualcosa che ha fatto voltare più di uno sguardo. Continue reading La leggenda del 1753 Nero della Nona… Michele Andrioletti