Una curva sopra a Casto. Val Sabbia. Inverno freddo ma poco innevato. Il selvatico è una vista al di là della coltre. Qui c’è molto spazio, forse troppo, non si è mai sentita l’esigenza di trovare una strada, i terreni erano lì, i pascoli pure, i punti di vista imposti sono una questione carbonara di piccole aziende alla ricerca della qualità. Questa valle non riesce ad uscire, non riesce ad affermarsi nella sua unicità al di là del Bagoss che è valsabbino ma è come se fosse altro, lontano, quasi una punizione, un paradigma impossibile da mettere a fuoco. Così le attività, qui dove la montagna non è rappresentata dall’altezza ma dall’innaturale arrivarci, i produttori agricoli combattono ancora contro i demoni della perfettibilità, del disinteresse, della clientela inesistente e dei razziatori di formaggi che impongono prezzi assurdi per mangiarci (male) in quattro o cinque. Così gli agriturismi sono compiuti per metà o per un terzo e la lotta contro il fermento e contro l’insilato è una coperta corta che copre alcune magagne con del dogmatismo, scoprendo i polsini sporchi della domenica pomeriggio. Continue reading L’apparenza (non…?) inganna… Stefano Freddi
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Il tempo che fu e il tempo che sarà… Macelleria Contini
Cremona. Strada Padana Inferiore, ponte in ferro, chiatte, nebbia e approdo sul Po. Lì c’è la divisione, quella sentita e quella dimenticata. La bellezza delle piazze e della architetture di signorie decadenti sembra lontana. Anche le periferie qui hanno qualcosa di umido, di assolutamente accordato sulla foschia dei lampioni. Cappotto, bavero e sciarpa intorno alla bocca sono la mostrazione lasciva di una città senza angoli e chiusa in se stessa. Perché qui i pregiudizi non si sono trasformati in novità. Così ogni volta che torno, trovo sempre gli stessi lati, gli stessi volti e la stessa lamentela di vivere una città morta. Ma stavolta è il sobborgo-residenza per anziani che aspetta la spazzatura che mi porto dietro dalla pianura. Ancora una volta non è il torrone che mi richiama perché qui la speranza si è trasformata definitivamente in fantasticheria. Così, nel periodo del cotechino, cerco un cotechino e un suo macellaio. Continue reading Il tempo che fu e il tempo che sarà… Macelleria Contini
Circoli chiusi e circoli aperti del miele… Sergio Zipoli
Romanengo. Pianura cremonese. Nient’altro che provincia, qualche casa bassa, un macellaio star, un sistema di cascine, rotazione colturale, case basse e foto in bianco e nero. Questo è un orizzonte ormai consumato, non ci sono più fascinose oasi di quiete in cui fermarsi per contemplare l’inverno. Sembra un senza-paesaggio di Paul Morand. L’ascesi della Bassa qui è stata perversa, piegata ad una volontà di hinterland e di riposo dove si vive tra serenità e misteri. È un buon luogo dove ritirarsi dallo stress lavorativo e far crescere i propri figli. E così uno ha anche del tempo per crearsi un’attività e per provare a fare della qualità al di là dell’apparenza.
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Formaggi, errori, linciaggi e perdoni… Giacomo Romelli
Breno. Strada per il Passo Crocedomini. Là, verso quel valico ormai chiuso per la troppa neve, i pastori hanno sempre fatto i pastori, gli animali hanno sempre fatto gli animali e i turisti hanno sempre fatto i turisti. Tutti buoni e tutti stronzi. Questo articolo è un pensiero condiviso da quattro persone, probabilmente becere e qualunquiste, ma sicuramente alla vana ricerca di togliersi almeno uno dei pregiudizi…
Questa è una storia di linciaggio, di morte e di assenza di redenzione. È una storia di occhi svuotati dalla morte e dalla disperazione. Che il mondo di oggi sia un mondo senza Dio non devo certo corroborarlo, basta guardare il luogo dell’ignominia dove alberga il giudizio sull’altro, per non riconoscerlo più come gusto ma come disgusto. Alla fine, ci continuiamo a nascondere, e siamo diventati tutti un po’ più cattivi. Eppure, un paio di migliaia di anni fa, un tipo abbastanza brillante, tunica e barba lunga, parlava di pietre scagliate, di perdono e di redenzione. Ma l’ascolto non è riuscito a diventare un rogo. Continue reading Formaggi, errori, linciaggi e perdoni… Giacomo Romelli
Formaggi territoriali e rifugi antiaerei… Il Brè e Rosario “Beppe” Gelfi
Breno. Fondo valle. Giornata cupa. Inizio dicembre. Sommessamente perso tra le nuvole basse, l’asfalto incomincia a diventare sampietrino e le piazze iniziano a colorarsi di pastello. La Valle Camonica ha uno spaccato al di là dell’industrializzazione coatta che l’ha resa immensa fuori dall’immaginazione. E questi viali, i palazzi, il castello, le chiese, la dedizione di un orario che porta a stare dentro più che fuori ma soprattutto le fontane, la continua presenza di acqua, l’umidità, l’ombra del Crocedomini, la presenza del neolitico, il ritrovamento del solito cereale nel solito tascapane dell’ennesima copia di Ötzi, fanno di Breno un luogo diverso perché senza fretta. Turistico con delle bellezze che riescono a mantenere intatti i silenzi di una natura che non c’è più. O almeno non c’è lì. Perché basta alzare lo sguardo e il territorio diventa prati e alpeggi, diventa la stessa idea supportata da quel luogo e da quei paraggi. Pietra, acqua e stagionatura dei formaggi. I pascoli del territorio brenese sono tra i migliori in Lombardia. Si fa Silter, si tacita il Bagoss e si sofistica il Bagosso. Perché lassù, in quel trivio dove i formaggi bresciani hanno creato la leggenda, l’erba è talmente buona da diventare conservazione. Continue reading Formaggi territoriali e rifugi antiaerei… Il Brè e Rosario “Beppe” Gelfi
Enoici salumi di pianura… Roberto Migliorati
Cremosano ma per pura casualità. Il cartello che definisce la fine di Crema è un pelo prima, il paese è lontano sull’imperdibile Strada Provinciale 2, una freccia che taglia la pianura senza alcun tipo di desiderio. I monumenti cittadini sono alle spalle, il freddo lacera le rotonde con quelle macchine che trapassano i non-luoghi senza nemmeno accorgersene. Un centro commerciale lascia spazio ad una concessionaria che lascia spazio ad un capannone in produzione di muletti e così l’intercessione non è più nemmeno una questione di fede. Qui si abbandona, si passa e si lavora. Il resto bisogna cercarlo un po’ più fuori, tra fiumi e boschi, o più dentro, tra chiese e piazze. Così è meglio non affiancare la vendita alla produzione. Un po’ di nascondimento, un furgone refrigerato e la voglia di viaggiare bastano alla genesi di un artigiano. Roberto Migliorati fa il norcino dalla notte dei tempi, suo padre faceva il norcino dalla notte dei tempi, suo nonno… forse suo nonno no… ma son dettagli…
Il calore del salume è lontano, le osterie che spengono la nebbia e accendono i camini, rendendo alla bassa quella vita che si è persa nella sonnolenza, anche, il capannone è l’immagine produttiva di qualcosa che non si edulcora più o che non si è mai edulcorato. Roberto girava per le cascine, portava in saccoccia la sua arte, imparando a mangiare ma soprattutto imparando a bere. Continue reading Enoici salumi di pianura… Roberto Migliorati
La Pasqualina: un progetto originario… Riccardo Schiavi
Almenno San Bartolomeo. Tra l’Adda e il Brembo. In quella provincia orobica che non ha nulla da offrire più di qualche giallo e di qualche tempo reale, tra l’abitudine, il già visto e le rotonde. Qui è tutto equidistante, come se non ci fosse un neppure. Eppure una volta c’erano fabbriche identitarie, tetti a shed e mattoni refrattari, eppure questi erano territori dove si produceva, si coltivava e si allevava. Ore le stalle sono nascoste e gli orti sono confinati a voluttà private e a momenti pre-televisivi. Ecco il classico paese di qualunque hinterland fatto di misteri, di digressioni, di compagnie in motorino, di centri commerciali e di strade che fuggono via dalla noia. Così i giovani, prima dell’età da capoluogo di provincia e da ragazzette attaccate alle vetrine, devono districarsi tra la nebbia e i campi di quello che era granoturco, nella speranza di sopravvivere all’incedere della notte. Ma la tinta fosca è solo uno dei due punti di vista, l’altro parla di imprenditorialità, benessere e bellezza. E così, Riccardo Schiavi ha tirato fuori, dalle congerie confusionarie e padane, la storia della Pasqualina. Continue reading La Pasqualina: un progetto originario… Riccardo Schiavi
Salumi centenari in corso d’opera…Pierluigi e Claudia Gamba
Villa d’Almè. Piccole fonderie sulle rive del fiume Brembo. Mattoni, ciminiere e finestroni non illuminano più e nemmeno stancano. I lavoratori hanno rimesso il fustagno nel cervello e hanno messo al mondo figli con il vezzo della fuga, e Villa d’Almè è rimasta una cittadina placida senza nessun motivo. Pochi kilometri da Bergamo, dai parchi faunistici, dai centri commerciali e dagli addii alla poesia, porta della Val Brembana e necessità di pace di qualche impiegato che al capoluogo preferisce questa periferia fosca. Sarebbe una buona ambientazione per un polar contadino, uno di quei gialli senza soluzione, con cadaveri poco eccellenti ma per questo ancora più vividi nella memoria di persone che non si portano dietro che la coperta. Qui, nella nostra brughiera con case non avvezze al lascito, la famiglia Gamba, dagli ultimi anni dell’800 continua una somministrazione di cibo che ha cambiato pelle più volte. Continue reading Salumi centenari in corso d’opera…Pierluigi e Claudia Gamba