Pillole: Lubiana è quella bomboniera che vale il passeggio, Osem con il suo pane un po’ hipster e un po’ a lievito madre, acidità sostenute e farine poco profumate, tiene in piedi l’interesse di quella relazione che è anche carne frollata (As), relazioni montenegrine e vini ossidati (malvasie che partono dai punti di vista di Josko Gravner). Il paesaggio si incunea verso una Slovenia che non lascia tracce nelle discussioni al di qua del confine. La Carniola e poi la Stiria. Sensazioni termali, frutta e profondi austriaci. Questo è il significato medio. C’è però una regione dietro la cortina, dove fiumi, coltivazioni di luppolo e mulini diventano la sostanza. Al di là della modernità, c’è ancora la pietra a dirimere il sepolto dal dissepolto e così l’antico è ancora una forma di comunicazione molto potente. Per quelli che decidono di arrivare fin qui. Continue reading Una Slovenia fuori tempo massimo: mulini flottanti e granai a mezz’aria…
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Leggendario prosciutto di frontiera… Uros Klinec
Medana. Collio sloveno, dove l’antropizzazione è una forma di turismo. L’invadenza della vite, che ha tolto il selvatico mantenendo i colori, si scorpora passando per i borghi. Questi sono luoghi di confine, ci sono case diroccate dove si scambiavano caffè e cioccolato e dove adesso crescono vigneti c’erano le sentinelle che controllavano i movimenti. La Jugoslavia non era un affare e nemmeno un presentimento, era una realtà solida e codificata… al di là della rete, gli sguardi bolsi e flaccidi apportavano solo languore e invidia. Adesso, con gli stessi sguardi defraudati del benessere e del sapere ad esso collegato, rimane solo quell’atavica preminenza morale che ci getta addosso gli occhi della misericordia. Qui è ancora un fatto di genere, di uomini e donne, di maschio alfa e perversioni, l’istinto psichico non è un orgoglio ma una necessità. Qui, al di là della cortina c’è ancora una ricerca feroce che non fa prigionieri. Continue reading Leggendario prosciutto di frontiera… Uros Klinec
Storie di confine… Friuli, Venezia Giulia e Slovenia
Dove anche l’attitudine alla divisione ha perso la sua urgenza. Qui il limen è stato messo da parte, non ci sono più né conquistati né conquistatori, è un trascorrere di racconti e confinamenti che, sotto terra, hanno lasciato le macerie dell’ignominia e, oltre, il fluire dell’identità. Passando attraverso i morti e il loro innalzamento, il labile è diventato la croce, l’italiano il profeta in patria e tutto il resto lo straniero mai concesso. Qui l’insondabile di un tempo, quello che non riusciva a scendere a compromessi perché il ruralismo era ancora una pecora arrostita a bordo strada, è diventata capacità di mimesi, guardare al di là e al di qua del limite, per porre un rimedio e cercare l’inclusione. Così è possibile trovare di tutto e il cibo diventa il solito paradigma vivido e volgare, che riflette il territorio nelle proprie ripercussioni e nei propri ripensamenti. Qui le facce scavate mantengono ancora l’italiano al termine del diverso, ma dall’italiano hanno intrapreso e imparato che il cibo non è solo comunione. Continue reading Storie di confine… Friuli, Venezia Giulia e Slovenia