La Lessinia al tempo dei pastori… Lorenzo Erbisti

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Roverè Veronese è un continuo sali e scendi di luoghi abbandonati e contrade che non portano da nessuna parte se non nel selvaggio. La Lessinia non concede favori e nemmeno pudori, ha questo viso rilassato che nasconde bene le brutture, ha quello stampo tedesco-cimbro che delinea le strade senza renderle agevoli e ha quel turismo mascherato da gita domenicale post-scout e pre-pensionamento. Senza delle indicazioni casuali è impossibile toccare due volte le stesse vacche e le stesse piante. Il versante centrale è quello dei formaggi e delle stalle del Monte Veronese, dove il latte è lo stadio morente di una popolazione che non esiste più se non asintotica alla realtà. Fughe disperate, eremi romiti e professioni talmente distanti dalla definizione che non sono nemmeno un dialogo. Eppure c’è una bellezza disattesa e confusa, c’è un paesaggio assolutamente inalterato e assolutamente inesplorato ed è in luoghi come questo che le vacche Rendene e le pecore Brogne possono ancora rivendicare il proprio spazio al di là della produzione, della stabilità e di quei casari che darebbero via tutto in cambio di un cappio da legare. Continue reading La Lessinia al tempo dei pastori… Lorenzo Erbisti

I biscotti sono una cosa seria!?!?… Francesca Iseppato

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Bovolone. Terre di torba e terre di sabbia, pievi, chiese e corti-castello ridotte a palazzi a cui sono state tolte le difese, lasciandole accumulatrici di prodotti agricoli. La coltura del riso e quella del tabacco hanno perennemente contraddistinto un territorio che nella pianura si è vieppiù nascosto e attorcigliato, come se non ci fosse un altro modo di vivere al di là della provvidenziale e operosa circospezione cristiana. Questa terra reticolata, incanalata, esaurita e sfruttata ha terminato le risorse dell’empatia, lasciando per strada scheletrici contadini convinti dalla propria abitudine, qualche esasperato modernista rinnovabile e tanti raccoglitori stagionali. Bovolone non è un luogo che richiama. Continue reading I biscotti sono una cosa seria!?!?… Francesca Iseppato

L’immagine del pasticciere… Alessandro Busato

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Isola della Scala. Bassa Veronese. Rogge e paludi bonificate verso quel mestiere di imprenditore agricolo che esiste solo come signorotto. Ed è lì, nel solco di quella tradizione industriale, e di quello sviluppo tecnologico, che questo paese ha sempre detto no alla cementificazione e al sopravvento di qualcosa di più popolare, di più redditizio e di più contemporaneo. È sempre rimasto nella latenza degli undici mesi precedenti la festa del riso, quella manifestazione che è diventata emblema stesso di un commercio impoverito da piatti di carta e file con lo scontrino. Perché Isola della Scala è uno di quei luoghi sacri dove il riso svolge ancora una funzione sociale, irredentista, oppositrice. E il ruotare attorno, porta fuori, dalla gravità delle propaggini di storia incerta, delle roccheforti di sapidità a cui viene chiesto di uscire dal seminato, con qualcosa di nuovo, di desueto, quasi di festoso. Continue reading L’immagine del pasticciere… Alessandro Busato

Riseria Melotti: il riso ogni giorno… Gianmaria e famiglia

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Isola della Scala. Uno di quei due/tre posti in Italia dove si dovrebbe fare autarchia risicola. Qui ci sono le pile vecchie, i campi bagnati, i pessin, ci sono gli aironi, ci sono le leggende, c’è la fossa Zenobia, c’è il maniscalco, l’offelliere, c’è il riso lavorato con i pestelli, i tempi lunghi, i campi biologici e i campi con poco inganno, le mostrazioni di signorilità e le feste di paese. Isola della Scala è un luogo con una connotazione ben precisa, con delle abitudini ben delineate e con uno stupore che non trova molto spazio. Le qualità nutrizionali del riso sono l’assuefazione quotidiana della cena, il surrogato ideale della pasta, quel piatto basilare da tre/quattro volte a settimana. Esiste una questua, un desiderio, una necessità, una festa, un lunedì mattina e una ritualità. Isola della Scala è fatta di nuvole basse, di sguardi dolciastri e di domeniche mattina sul sagrato della chiesa. Qui i momenti ancora scandiscono i momenti, senza fretta. E la rappresentazione migliore, quella da cui immaginare il resto chiuso senza urgenze, è una risotteria di un produttore di riso. Melotti ha capito che la filiera toglie un po’ di esposizione alle critiche che vengono rimandate al mittente sotto forma di tipo di coltivazione, quantità di ettari e guadagni concreti. Così le dimensioni familiari della ristorazione incantano l’avveduto. Eccoci qua. Continue reading Riseria Melotti: il riso ogni giorno… Gianmaria e famiglia

Bassa Padovana, Padova e Colli Euganei

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La Bassa Padovana è un territorio dalla storia poco agiata. Una trentina di comuni, centomila abitanti e una superficie di cinquecento kilometri quadrati. Il territorio, come buona parte della pianura Padana, è stato bonificato totalmente nei primi decenni del Novecento. L’economia ha sempre guardato all’agricoltura come una fonte di salvezza prima che di reddito. Latifondisti pochi, contadini molti. Il paesaggio composito passa attraverso le sue aree naturalistiche verdeggianti, i campi di granoturco, gli alberi di giuggiole, le eleganti ville, tra cui Villa Pisani Scalabrin a Vescovana e Villa Miari de Cumani a Sant’Elena, ma soprattutto quell’unica meraviglia architettonica, Este, con i suoi angoli pittoreschi e i suoi squarci più caratteristici. A Vighizzolo, pochi kilometri a sud-ovest, in mezzo a rogge e campagne, Molino Quaglia ha la sua sede, avanguardista e contemporanea, dove riunisce grandi panificatori e grandi pizzaioli in perenne dissidio con l’assuefazione al demone del profitto. Continue reading Bassa Padovana, Padova e Colli Euganei

Il Chiosco: un pasticciere senza contraddittorio… Francesco Ballico

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Doverosa premessa. È la prima volta che provo questo numero senza reti di protezione. Il fallimento è dietro l’angolo, così come la morte cerebrale. Basta un piede messo storto e la mia faccia adesa al polvericcio risuonerà ciottoli e acufene.

Eppure una mail serale del venerdì mi aveva messo in allarme: febbre alta e difficoltà di parola.

Ho deciso di provarci lo stesso. Francesco Ballico non è mai arrivato ma io ho deciso di scrivere comunque. Nessuna telefonata e nemmeno delle domande (tipiche da giornalista sedia-girevole-stick ndr…) scritte via mail con cui fare un bel copia-incolla. Continue reading Il Chiosco: un pasticciere senza contraddittorio… Francesco Ballico

Come affogare una giornata storta… Oreste e Mauro Salaorni

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San Martino Buon Albergo. Trasformazione socio-economica di una città che ha deciso di delocalizzare le brutture. Per ogni capolavoro disvelato, qualcosa di più sporco e di più profondo rimane nascosto. Rotonde, centri commerciali, centri direzionali, spianatoie per le autostrade, hotel pro-convegni missilistici ma soprattutto una zona industriale dove il drifting sembra l’ultima moda della detenzione illegale di materia grigia. Proprio lì, all’interno di uno dei capannoni prefabbricati da noia e avarizia, i fratelli Salaorni hanno costruito i loro impianti brassicoli per la produzione della loro birra. Il birrificio Mastino II o Mastino o Scaligero (sul nome la mia confusione è stata direttamente proporzionale alle birre bevute), nato a Mezzane di Sotto, dove c’è ancora la pizzeria di famiglia (La Fonte), nel 1997, agli albori della mania del fenomeno, si è spostato, allargato e raffinato nella pianura meno tenue ma più funzionale. Continue reading Come affogare una giornata storta… Oreste e Mauro Salaorni

Un grande formaggio in mani troppo stanche… Dario Gugole

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San Giovanni Ilarione. Troppo presto. Scambio la montagna con una collina appena accennata, dopo la pizza di Simone Padoan e dopo un abbiocco che sta sudando sul mio volante. Ho voglia di boschi e di silenzio, così tiro dritto. San Giovanni Ilarione sembra un paese ricostruito da anni di disinteresse. Fiancheggio il torrente Alpone e alberi di ciliegio con una fioritura appena accennata e mi spingo su fino San Bortolo, mille metri, strade diroccate, aghifoglie e sostanzialmente curve ripide su case con vista. I ciliegi riempiono la vista e riempiono l’aria, non esiste un fascino barocco e nemmeno uno altezzoso. Qui le vacanze sono una storia breve da cassetta di frutta. Riprendo la strada secondaria per Vestenavecchia e gli scorci senza un retaggio. Continue reading Un grande formaggio in mani troppo stanche… Dario Gugole