Oslavia. Quartiere di Gorizia. Località Lenzuolo Bianco. Rappresentazione di un Sacrario Militare. Naturale teatro vitivinicolo increspato, come se le onde di riflusso avessero trovato, nell’ego smisurato, il luogo della distanza. E così in città e fuori città, ad un passo da tutto, dal mare, dalla montagna, dalla diffidenza e dalla perdizione. Un Collio secco e severo, cielo bianco e uomo opprimente nonostante l’inganno. Perché la vigna non è la fabbrica ma a volte l’occhio prescinde dalla realtà. Un microcosmo unico al mondo lo definiscono, dove al selvatico rimane il pensiero rivoluzionario di accedere alla giornata sempre con un desiderio. E così, questa è una terra di uomini, bisogna andare oltre il declivio, il pungente, l’assenza di equilibrio, l’umano come imposizione e mettersi in ascolto. Magari evitando parte delle conversazioni e dedicarsi ad una possibilità unica…
Josko Gravner sta girando in mezzo al suo giardino, guarda soddisfatto l’ennesima giornata a rimettere in discussione tutto, sorride leale, sfiora le idee altrui e racconta di come, lì sotto, indicando una depressione del terreno, ci siano i suoi pochi maiali di razza Mangalica: scorrazzano e si nascondono all’occhio desueto. Salumi, grasso importante, nemmeno salnitro, nessuna ossidazione e un punto di rottura in bocca lontano dalla macinatura. Così Josko può ridare al tempo della sua azienda un respiro più lontano, futuro e nostalgia. I tempi in cui si coltivavano ciliegi e il maiale era il retaggio per non incivilirsi troppo. I contadini non possono esimersi e i giochetti in cui il vino li ha coinvolti, protagonisti o antagonisti è poco importante, dimenticano sempre che la terra è una variabile non una condizione. Buono, cattivo, cotto, sentori di cipria o di muffa intellettiva rimangono un passo avanti, nel ludico e nell’assenza di provocazione. Qui c’è un pensiero diverso e così va rispettato. O almeno provato… e quando la Ribolla avrà soppiantato tutte le altre varietà da vinificare in bianco, mentre gli altri non capiranno o si adegueranno, Josko sarà già avanti, forse sarà ritornato alla “Pagadebiti”, forse alleverà bovini o costruirà asili. Ma sicuramente lo vedremo sempre più giovane, rivoluzionario e candido. In un senza tempo per folli ed eroi.
Mise en abyme: “Un giorno mi hanno invitato ad un convegno di enologi per parlare di azienda agricola. Di solito non vado. Però questa volta ho accettato. Alla fine mi chiedono di dare un consiglio ai giovani. Io dissi ‘Non studiate enologia ma filosofia. Se in futuro avrete un problema in vigna, basta prendere la persona giusta… ma se non siete in grado di pensare…’”.
E così mi siedo a tavola, assolutamente disinteressato ai suoi vini. C’era una comunicazione bruciante per quanto terrena. Sua moglie Marija e sua figlia Mateja, sullo sfondo, mostrano il rito, prima del confronto e del determinismo. E così Josko esiste. In tavola arrivano l’orto, la zizzania selvatica, il Mangalica, i formaggi e i suoi vini, macerati, magici, dirompenti ma soprattutto scoperti. E nonostante la compiacenza dei periti, che vaga dallo stupore alla rivelazione, il palato continua a non bastare. Josko è già oltre. I viaggi in California, in Georgia, le anfore, la vinificazione, i genitori, la rivoluzione, il sette come numero cabalistico, i lunghi affinamenti della Ribolla e le macerazioni, la solforosa, il biodinamico ma sopratutto la capacità di chiedere scusa e di regalarsi un grazie. E oltre l’abbraccio, le strette vigorose e i sorrisi, forse c’è un ancora. Dopo che avrà dissotterrato le sue anfore mettendole a respirare in mezzo al giardino, che avrà stravolto per l’ennesima volta l’ordine dei suoi vigneti, messo stagni e alberi da frutto ovunque, come rappresentazione di una costanza biologica, continuerà a non guardarsi indietro, lasciandoci in mano o le nostre certezze inscalfibili da definizione urticante o l’urgenza di non smettere di cercare… Josko Gravner è una di quelle persone che ti cambia la vita perché non esiste. Già oltre, ti costringe a te stesso…
GRAVNER
LOCALITA’ LENZUOLO BIANCO 9 OSLAVIA
GORIZIA