Trasformatori ittici in aziende agricole diversamente produttive… Fratelli Armanini

Storo. Terra di confine di un Trentino appena accennato ma già consorziato. Coltivazioni nascoste di granoturco e cooperative di trasformatori e molitori che nel mais nostrano locale ci hanno visto una possibilità molto oltre la povertà di una polenta, le bramate da macine a pietra e la difficoltà di commercializzazione del prodotto. Qui ci sono centinaia di piccoli agricoltori e una sola farina. Potere di fare squadra, di guardare un Trentino meno turistico, di sapersela raccontare giusta e di non mostrare fino in fondo gli ettari coperti… 300 tra la valle del Chiese e il Bleggio, dove hanno pensato bene di non voler rimanere fuori dai giochi. Una conca alluvionale dove la coercizione dei boschi è definita da tagli netti e la presenza del sempreverde inizia ad allargare le frontiere di una Lombardia sprangata, in cui il cupo non può essere altro che uno stato d’animo da tralasciare. In questi luoghi, trote e salmerini han sempre rappresentato la ricerca di montagna e qui la famiglia Armanini, negli anni ’60, ha cominciato il suo percorso. Continue reading Trasformatori ittici in aziende agricole diversamente produttive… Fratelli Armanini

Miele, piccoli frutti e asparagi selvatici: partire è vincere una lite contro la tradizione… Giovanni Nabacino

Bagolino è una continua scoperta di quello che in Lombardia non è più nemmeno lecito pretendere. Qui esiste ancora una polisemantica sulle costruzioni edilizie, si mantengono vive le tradizioni, si è circondati da tre Passi che chiudono, non si hanno vicini di casa scomodi che non siano frazioni e soprattutto, nell’invidia paesana più becera – quella che guarda l’altro con il piacere provocato dalla sfortuna altrimenti detta gioia compensativa -, si lascia ancora aperta la porta agli dei, per far sì che il passato possa uscire, con le sue aziende agricole tumefatte e lo stantio della vendita da parte di quello che nella furbizia ha trovato il giusto stadio della barbarie, e il futuro possa proporsi improvviso e fuori dalle logiche. Quelle familiari e quelle della conduzione. Bagolino si è ringiovanita molto più di quello che appaia. L’isolamento ha selezionato e le pratiche alcoliche hanno rimosso totalmente il perduto. Così chi ce l’ha fatta, ha quella decisione per cui le stanze educative non bastano più. Giovanni Nabacino non viene da una famiglia di agricoltori, ha studiato l’attinenza e ha dato fondo ad una nuova opportunità. Continue reading Miele, piccoli frutti e asparagi selvatici: partire è vincere una lite contro la tradizione… Giovanni Nabacino

Cascina Valeggia: tentativi di autonomia… Alan Bollito

Moncalvo. Monferrato astigiano. Un tempo immobile che non ha mai verificato i suoi riguardi. Ha smesso di ghettizzare ebrei e ha continuato a mantenere intatta la tradizione come forma d’opera incompiuta. Quel che resta di queste colline antitetiche è la rievocazione futuristica nella speranza che qualcuno torni, magari compromesso o magari con il compromesso, e rimetta in piedi una logica di produzione e di trasformazione. Che non rimanga tutto in un anacronismo senza nemmeno più viltà. Uno sguardo, una gita e una diffidenza. Degustazioni, chiacchiere e queste colline alla continua ricerca di una definizione che non venga rubata il giorno successivo. Ecco il Monferrato degli eccessi e della mancanza di eccessi, in cui rientrare dopo aver studiato in Svizzera può essere la prima delle pulsioni di completamento. Continue reading Cascina Valeggia: tentativi di autonomia… Alan Bollito

Casa Costa: raffinatissimi formaggi di capra… Denise Iaffaldano e Massimo Villa

Murisengo. Basso Monferrato, confine della Valcerrina. Paesi di tartufo, colline e frazioni, dove il tempo, banalmente, sembra essersi sottomesso a quel castello, lì come surrealistica difesa del passato. Bellezze poco turistiche e poco omaggiate in cui creare del tempo nuovo attiene sempre a una forma di sottile ironia. Basta poco per accorgersi che qui il mondo dei quattrini e dei polsini non si è mai insudiciato, compromettendosi con il secolo. Si sono ragguagliate tradizioni e si sono messe a disposizione attualità ritorte su un già visto e rivisto. Il Monferrato essenziale è quello che non riesce a dirompere e che non vuole corrompersi, che ha preferito vendere la propria qualità a terre con una comunicazione e con un marketing esistenziale. Il raffinato finisce nel sotterraneo di visite dialettali per milanesi con ancora la mitologia della tavolata e del bianco candido. Qui, la gioventù ha importato se stessa in un luogo diventato funzione… Continue reading Casa Costa: raffinatissimi formaggi di capra… Denise Iaffaldano e Massimo Villa

Maso Plaz: agricoltura sinergica e massima biodiversità… Alois Margesin

Brez. Divisioni di frazioni in una territorialità rarefatta, che tra qualche anno non è detto che esisterà ancora. I frutteti cominciano lentamente a lasciare spazio a quei boschi dove l’ancestrale è disgiunto e l’impossibilità di redigere il filare mantiene distante il desiderio di catena di montaggio. Si percorrono un paio di curve, si raggiunge un altopiano puntellato da qualche campo di segale, si chiudono le bestie da latte nelle stalle, perché il Trentingrana è tanto fondante quanto il meleto, e inizia ad insinuarsi qualche montagna sopra i mille metri che corrobora quel po’ di abbandono che renderebbe un po’ tutto più fascinoso. L’inaspettato è oltre l’inganna occhio, è un sepolcro pre-primaverile, dove gli scheletri lignei avvolgono cancelli chiusi e lo stagnante è pronto per riaffiorare e rifiorire. Non attendendo il tempo delle visite, le cantine si riempiono di muffe e si nascondono le inettitudini per non dover spiegare l’assenza della neve e di un turismo dilapidato nell’interdizione. Trovare un giardino di biodiversità assoluta è un atto di fede che lentamente può anche prescindere dai racconti. Continue reading Maso Plaz: agricoltura sinergica e massima biodiversità… Alois Margesin

Roatnocker: un maso alla fine del mondo… Georg Weiss

Senale-San Felice. Alta Val di Non o Nonsberg. Frontiera Nascosta. Qui in mezzo c’è una sottile linea rossa che separa la cultura romanza trentina dalla cultura tirolese altoatesina. L’ordine di St. Felix si trasforma(va) nella flessibilità di Tret (frazione di Fondo), la chiave di lettura rimaneva nel potere e non nella cultura. Le idee, la lingua e il linguaggio sono rimasti strumenti insondabili per provare ad entrare nell’etnicità del luogo che non si scompone nella natura ma nell’ideologia. La verità ancestrale, da una parte, e la discussione, dall’altra, il maso chiuso contro il maso aperto, una società patriarcale sprangata contro l’adattabilità della specie. Il confine flessibile di oggi, che ha rivoluzionato quello degli etnografi Wolf e Cole, rimane sempre una barriera dal punto di vista linguistico. Uno scontro che nessuno dei due limiti è riuscito a far suo: le frontiere sono rimaste frontiere, nessuna delle due regioni è stata inglobata nell’altra. Non è avvenuto quello che solitamente avviene sul confine. Ognuno ha mantenuto – nel tempo il Trentino è diventato più malleabile agli spostamenti e l’Alto Adige ai conferimenti del latte – e il tempo dei masi è rimasto un’attinenza contadina e familiare da una parte e una spartizione fuori tempo massimo dall’altra. Una giornata a cavallo della frontiera, avanti e indietro, salendo e scendendo, dove la cultura ha imposto la prima delle sue discrepanze nelle coltura: in Trentino si producono mele, in Alto Adige boschi. 800 abitanti, due comuni uniti, poi separati, poi disuniti e poi di nuovo uniti, Senale e San Felice sono villaggi che ruotano attorno ad una piazza e ad una chiesa, dove una miriade di particolarità è intervenuta nel tempo per rendere uguale l’abitudine alla tradizione. Continue reading Roatnocker: un maso alla fine del mondo… Georg Weiss

Viti e meleti possono salvaguardare il territorio… Valerio Rizzi

Cloz. Terza sponda della Val di Non, dove la Melinda è reggente unico, autoritario e ormai indulgente. Un territorio consorziato a partire dalle facce, in cui l’ingerenza industriale ha solo mostrato un volto più affine alla natura e l’uomo ha imposto il suo unico credo: filari, pieno vento e fusetto. Il meleto non ha dato scampo quasi a nessuno, la monocoltura, intervallata da qualche vigna di Groppello, rappresenta, senza maniera, il postulato di un luogo che ha svenduto i gelsi a causa delle malattie e ha preso le potature e le serie come forma di rinascita. Seimila agricoltori consorziati e denominati. Operai delle colture che al posto delle catene di montaggio mandano avanti indifferentemente una regione all’interno di una regione. La Val di Non come l’Alsazia come il Bacino della Ruhr, imposizioni umane… troppo umane. Fabbriche di frutta che hanno ripudiato da tempo il paesaggio, prima di tutto, e l’individualità, in seconda battuta, non dimenticando nemmeno per un istante le mode. E così il biologico si è insinuato negli arrovellamenti dei carri armati consorziati, cominciando a produrre le prime gemme molto al di là dell’imposizione territoriale. Da qui parte la nostra storia… Continue reading Viti e meleti possono salvaguardare il territorio… Valerio Rizzi

Un pasticciere che non si è limitato… Paolo Riva

Treviglio. Bassa bergamasca. Morfologia di un tempo che è paese, campagna, pieve, cattolicesimo, imprenditoria, artigianato, agricoltura, dispendio, immigrazione, ricordo ma soprattutto ormai è disinteresse. La facilità delle rotonde e delle carreggiate ha preso in mano questi paesi infilzandoli da tutti i lati, come a sancire la supremazia di un uomo che, proprio in luoghi così discinti, ha perso la preminenza della piazza. Gridando e imponendo, ha lasciato dietro di sé l’ombra della relazione, chiudendo a doppia mandata con i chiavistelli, mettendo le grate alle finestre, allarmandosi e allarmando tutto il villaggio e concedendosi un tempo libero che non può prescindere da un tempo occupato e affogato. Così le ritualità della colazione, dell’aperitivo e della bevuta anticipano e posticipano l’imposizione proletaria che ha tenuto surrettiziamente imposti gli orti che, al tempo delle case operaie, tentavano di reprimere le piaghe sociali. Adesso Treviglio è un luogo di locali, ristoranti, bar e pasticcerie. Il livello è passato attraverso le sfide e la qualità ne ha giovato. Paolo Riva, nel mentre, ha deciso di tornare a casa… Continue reading Un pasticciere che non si è limitato… Paolo Riva