Rassina. Castel Focognano. Un Casentino più stinto, appena accennato, teso all’industrializzazione, dove le miniere hanno dato lavoro, portando via alla Toscana la Toscana stessa. Qui il turista è il pellegrino che non si ferma, che mira agli eremi e alle foreste, in quei parchi, tra castelli diroccati, dove la dolcezza collinare si ricopre di nebbia e aumenta d’altezza. Il selvatico e il centro storico rimangono più distanti, hanno bisogno di più fede, di strade che si stringono, di viste mozzafiato che quest’angolo di mondo lascia desiderare e non sempre porta a compimento. Il ricreativo pare non sia un tempo dedicato e così, fermarsi in piazza, ascoltare l’accento poco didascalico di chi col prossimo non si è mai preso troppo seriamente, non rispettando età, condizione e classe, pone nelle giuste confidenze quella voglia di leggerezza che trascende e non impegna. Qui non si recita, non si finge la bellezza e non si regalano ossa da mordere, i rapporti sociali sono un romanzo giornaliero dove perderci la testa. Qui, Simone Fracassi officia ogni giorno i suoi riti e le sue realizzazioni. Continue reading Tra Chianine e maiali grigi, il macellaio non ha scorciatoie… Simone Fracassi
Categoria: Macelleria e Allevamento
La Tetette non pretende un amore originario… Marco Jeantet
Cogne. Gran Paradiso ed echi di feste verso l’abbandono. Nella stagione sbagliata, dove i lastroni di ghiaccio vengono schiacciati soavemente dagli scarponi di provetti sciatori dalla faccia laccata, l’agricolo viene rimesso al proprio posto, lasciando spazio al folkloristico e al prodotto tipico. Il centro cittadino è un florilegio di buoni propositi, negozietti carini, bottegucce finto primitivo e animelle valdostane disilluse da anni di Natali, in preda al tempo della tipicità peggiore da rifilare nella maniera migliore. In testa la Fontina, seguita dalla Mocetta, dal Mecoulin e dall’aria salubre che, tra i Prati dell’Orso, lo sci di Fondo, il Parco Nazionale e le poche piste di sci alpino, prendono quel fascino “sauvage” che diventerà la più florida delle chiacchierate fuori porta, tra uno zerbino, le scale e il burro di cacao colorato per prendere il miglior sole dell’arco alpino. Cogne è anche questo e si porta dietro l’illusione di giorni tumultuosi e tumefatti. Per il resto, bisogna scavare, se permesso e non sempre si trovano pepite… Continue reading La Tetette non pretende un amore originario… Marco Jeantet
Pustertaler-Barà, una razza che beneficia del tempo… Luca Ghiano
Dubbione. Frazione di Pinasca, presagio di montagna. La Val Chisone, qui, è oltre l’antropizzato, è in quella morfologia industrializzata da palazzina a tre piani e preconcetti prefabbricati che sembra non lasciare nulla al di là del calcolo. Molto oltre gli Agnelli e la loro epopea, Pinasca è un non luogo smantellato e ripristinato, dove l’appartenenza sfiora il campanilismo. Tremila abitanti per ventisette frazioni, sedi comunali spostate e dirimpettai che, pur di non frequentare le botteghe limitrofe, scavalcano il luogo e si disperdono nella cintura torinese. Qui c’è fastidio misto a livore e le feste di paese diventano folkloristici redde rationem, come se sprofondando la valle avesse imposto la propria mal sopportazione. E così, rotonde, balconi e stranianti allevamenti di Cinte senesi si ricompongono nella macelleria dei fratelli Ghiano, dove Luca ha deciso che c’era bisogno di un finale differente. Continue reading Pustertaler-Barà, una razza che beneficia del tempo… Luca Ghiano
Salame nobile del Giarolo in frazioni della Val Grue… Ennio Mutti
Sarezzano. Frazione Baracca. Si finisce di annusare la pianura, si separano i rettilinei, non si sale verso la collinetta del paese di riferimento e si mantengono intatti i colori delle cascine. Queste sono terre dove il salame è oltre la religione, qui la fede nella produzione e nell’allevamento rimane connaturata all’abitudine dell’ogni giorno. Non ci sono futuri lampanti o grumi di turismo, qui non si passa per caso, sono valli chiuse, incuneanti e profonde, dove l’inverno azzera il respiro e i colori s’infossano in una terra selvatica che, ancora, è riuscita a mantenere dissodata la capacità di trasmissione e di traduzione. Marrone, verde, grigio e tonalità diafane, che sbiadiscono nelle brume e nelle guazze di stagioni regolarissime, pungenti e senza tregua. Al bordo dell’autunno, arrivo da Ennio Mutti, norcino e macellaio che nella sua piccola corte esprime ancora le necessità del mestiere: gli animali vanno curati fin dalla macellazione. Continue reading Salame nobile del Giarolo in frazioni della Val Grue… Ennio Mutti
L’Arca dello Jato e la valorizzazione della razza Cinisara… Angelo Fiordilino
Alcamo, terra di bagli, di meloni e di vini. Terra fertile, dove sangue e cultura si sono sempre adeguati in un incontro che non è mai avvenuto. Dallo stille neoclassico alle case di campagna, Alcamo è uno svicolare dal turismo dal naso all’insù, qui si è sempre guardato verso i piedi, verso la concretezza di uno stare che, nel tempo, è stato indipendenza e dipendenza. Le richieste non avverate sono diventate delle imposizioni e, così, quello che resta è un sonnolento popoloso, qualcosa che lascia il centro per dirigersi in colline sterminate, selvagge, ventose, dove gli alberelli e i meloni impongono la sosta, il tempo e la curva, ridando indietro l’immagine di una Sicilia che si colora, diventa verde e fuoriesce dal classicismo delle stagioni. Il paese è un qualcosa che rimane, perché si guarda intorno, le periferie adagiate di botteghe di quartiere continuano a tessere le fila di discorsi consunti e di clientela consueta, quello che c’è fuori, l’eco dei discorsi, rimane ventoso e lontano. E così mi trovo in mezzo ad un agro discosto, dove il riunirsi è, da sempre, un atto medesimo e rituale. Continue reading L’Arca dello Jato e la valorizzazione della razza Cinisara… Angelo Fiordilino
Macelleria Orsi: salumi di pecora nella culla del prosciutto… Luciano Orsi
Lagrimone. Tizzano Val Parma. Poggi incolti e boschi di querce, finestre aperte e prosciutti a prosciugare il proprio tempo all’interno di salumifici che hanno preso il posto di case e persiane grigie e che, in questo lato della valle, hanno trovato l’origine e la salubrità. Questi sono declivi dolci di frazioni lontane e intervallate da strade tumulate sotto anni di lacerazioni, frane e dimenticanze. Qui Parma e la sua food valley hanno creato la propria leggenda, a metà tra la montagna e la pianura, in una collina refrattaria ai cambiamenti mostrati ma assolutamente devoluta e manipolata, dove le rughe accennate sono una maniera di comunicazione e la gioventù che se ne va, ritornando perché la famiglia non può essere messa in ripostiglio, prova a divulgare socialmente stagionature, stalle e balle di fieno che diventano sempre un desiderio mascherato. Ma qui ci sono artigiani che nel diverso hanno messo a punto il loro prodotto. Continue reading Macelleria Orsi: salumi di pecora nella culla del prosciutto… Luciano Orsi
Macellai e gastronomi contro l’incedere dei moralismi… Famiglia Curtarelli
Castelnuovo Bocca d’Adda. Aree rurali, fiumi e canali. Equidistante da tutto, tralasciato com’era, alla sua vita considerata sulle sponde della via principali, in quegli argini riempiti ancora da qualche rispetto e da troppi dispetti. Sagrati plumbei e stalle chiuse determinano questo lato di mondo, in un continuo sempre uguale a se stesso, perché il peso del tempo non diventi un finale discosto ma un finale scontato. Qui i volti non possono fare a meno di invecchiare placidamente, le rughe si formano e la pianura continua ad imporre delle stagionalità brusche e scortesi, gli incroci dei luoghi, dove fuoriuscire dalle brume per una passeggiata o per una perversione, rimangono spenti dietro le luci della buona creanza e della credenza collettiva. Il malcostume e il vizio sono ritmi sommessi per inquietudini fuori dalla famiglia, oltre la fede e oltre il lavoro, quello che gratifica, nobilita e toglie dai bivi degli sbagli, quello che è rimasto in qualche bottega perenne dove le foglie non variano mai il colore. Continue reading Macellai e gastronomi contro l’incedere dei moralismi… Famiglia Curtarelli
Vitello sanato: repetita iuvant … Famiglia Tarello
Viverone. Un lago armonioso, anfiteatro morenico e increspature, una natura che si stringe attorno ad una campagna che il turismo ha lasciato interrotta e il selvatico ha chiuso all’interno di stalle ben appartate, dove sostenere il bisogno proteico degli italiani bivaccati in ingrassi fuori controllo e in tempi compressi. Fuori, la natura, nel suo essere produttiva, mantiene l’estetica del riposo, quella che mette una curva dietro l’altra, che fa scartare l’architettura perché vittima di un pensiero inoperoso e indecoroso. Dietro questi spazi, la quotidianità non ha mai messo in dubbio se stessa, non ha mai cercato di vendersi al fine settimana e ha lasciato che le spiagge e l’acqua rimanessero sepolti invernali e tramonti primaverili. Quello che non conta sono le coesioni familiari, quelle unità che hanno combattuto per esserci e nella sopravvivenza hanno protratto la legge stessa che è morale e mantenimento. E così capita ancora che le storie precedenti si riattualizzino, portando fuori anche una forma di accoglienza che della vita contadina non ha mai fatto sfoggio. Continue reading Vitello sanato: repetita iuvant … Famiglia Tarello