Carne d’alpeggio e salumi apotropaici… Ivano e Claudio Pigazzi

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Pasturo. Fuori stagione. Buio profondo, leggere salite e persone raffreddate che si contano sulle dita di una mano. La Valsassina, nella sua decadenza di valle compresa ma senza sbocchi, ha un turismo poetico di recupero baite che con la contemporaneità non ha nulla da spartire. Qui la possibilità di bellezza empatica se la sono giocata, hanno abbandonato gli artigiani a loro stessi e si son messi in marcia verso più sicure produzioni. Qui si confezionano industrialmente tonnellate di taleggi in cui nessuno, almeno in valle, sembra volersi riconoscere. Trarsi fuori dal fenomeno è compito imprudente. Soprattutto in anni di vacche magre e di conflitti tra burocrazia e “burocratati”. In questo paese agiato a valle, assopito di fronte a preoccupazioni e vendite, l’azienda agricola e la macelleria della famiglia Pigazzi è quella mosca bianca contraltare di bevute pomeridiane, chiacchiere da bar e gioventù bruciate prima di partire… Continue reading Carne d’alpeggio e salumi apotropaici… Ivano e Claudio Pigazzi

Comunicare l’origine… Marco Ramassotto

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Piossasco. Pedemontana torinese con immagini selvatiche e riluttanti in trasparenza verso l’obiettivo di giornata. Qui, al di là delle rotonde, delle tangenziali, dei fuochi notturni e delle fabbriche che sembrano private del segreto militare, c’è una campagna inframezzata senza alcun tipo di fascino che non risieda nelle case basse e nel lontano sentore di montagna. Soprattutto nelle sere di freddo e soprattutto avvicinandosi ai laghi di Avigliana, si sente un’influenza da domenica pomeriggio e da anni da buttare via. Questi sono i luoghi dove l’artigiano può predisporre e disporre di un tempo creativo e di un tempo sgombro. E allora produrre, mettere in forma e mettere in opera diventano la sostanza di una giornata altrimenti lontana da qui, in qualche fabbrica o in qualche multinazionale del recupero. E così la più classica delle storie di questa pianura è riuscita ad arrivare fino ad oggi grazie alla collaborazione e alla genealogia. Continue reading Comunicare l’origine… Marco Ramassotto

Gli hinterland frollano… Famiglia Guiotto

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Legnano è un luogo che si preclude la sincerità. Chiusa in se stessa, parla il suo dialetto e continua a guardarsi negli occhi. Eppure sarebbe un luogo da ammirare. L’industrializzazione ha portato il senso di necessità, togliendo un po’ di ingenio. Così un posto archeologicamente piacevole è stato trasformato in una passeggiata da fine settimana. Il resto è periferia e piccole botteghe di commercianti sempre in lotta con il bisogno della concorrenza. Uno snodo commerciale che è riuscito a mantenere in vita, o a permettere la creazione, di alcune eccellenze assolutamente non programmatiche. Tra villette e case basse, con i colori insaturi sprecati a dimostrare ignoranza, alcuni produttori hanno portato avanti una tradizione molto lontana dalla normalità. Qui, la famiglia Guiotto sta rendendo alla Piemontese l’inopinata possibilità di un quotidiano. Continue reading Gli hinterland frollano… Famiglia Guiotto

Dove la carne è una laica religione… Vittorio Giovine e Loredana Lovisolo

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Nizza Monferrato ha una fama che la precede, è luogo di vini, di ristoranti, di ristoratori e di straordinarie tradizioni gastronomiche, su quella strada che dalla finanziera porta verso la farinata passando per l’agnolotto. In luoghi come questo si è fatta l’Italia, qui la sofisticazione è un rischio assolutamente non calcolato e la presa in giro un locale vuoto. Crescono le nuove generazioni e rimangono interdette: la necessità è che qualcuno le guidi. Non si deve tradire questa storia in questo luogo. E così per poco più di diecimila anime ci sono tredici macellerie non contando i supermercati. Qui la carne è il culto laico dell’appetito. A partire dalla vetrina. C’è uno studio dei particolari, degli abbinamenti, delle tradizioni da non sbagliare e dei colori da restituire alla salivazione che è ieraticamente un continuo contro senso. Rimasto indietro in un anacronismo pantagruelico, il gusto torna bambino e Nizza Monferrato diventa il parco giochi della mia immaginazione culinaria… Continue reading Dove la carne è una laica religione… Vittorio Giovine e Loredana Lovisolo

Il vitello sanato, una forma disillusa di tradizione…

sanato

Viverone è un lago diviso da tre principi, il nascondimento dell’autostrada e dei boschi, il turismo lacustre che non lascia scampo e la dolcezza di colline coltivate a kiwi e vigneti. Come prolungamento dell’Erbaluce e di una vinificazione sepolta da anni dissidenti che non han portato altro che uno stato di cose in transizione, questi luoghi han resistito al verde scuro. I boschi sono stati messi in riga dagli allevatori e dai raccoglitori di legname, da quelle persone che hanno invaso con circospezione e costanza, che han fatto della natura un mestiere senza necessariamente tradirla. Sono sentieri con poche indicazioni e ancora meno strutture recettive. C’è quell’unico ristorante che ha visto sposarsi, cresimarsi e battezzarsi tutti i membri delle famiglie agricole. Perché qui la vicinanza è più che fondamentale e l’abbandono non è nemmeno un cenno di resa. 365 giorni all’anno al lavoro. Perché gli animali non aspettano il decoro. Continue reading Il vitello sanato, una forma disillusa di tradizione…

Sogni e progetti di un macellaio gastronomo… Alberto Mosca

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Biella. Una strada che taglia e una piccola città che gli ruota attorno. La borghesia avviluppa il centro e di quel distretto industriale, che ha sempre goduto delle seconde case e del sabato libero come raggiungimento di uno status elettivo, rimane la voglia iconografica di filanda. Qui il tessile, il settore laniero su tutti, ha cortocircuitato l’intellettuale, comprandolo e rendendo tutto fruibile. L’economia è stata quella forma di cultura che ha tirato fuori le possibilità e il pensiero unico. La borghesia subalpina ha rallentato i ritmi, non ha permesso lo sviluppo del tempo e della rivoluzione. E una volta morente, ha continuato a sonnecchiare nella risata e nel dileggio. Perché questa è veramente un’enclave di stile e di scarpe basse, nonostante il secolo. E così, arrivare a Biella, attiene al grigiore di ogni giorno e al riguardo verso la suggestione, quella da deferenza, da sogno mancato e da Principe di Galles accarezzato appena sotto l’orecchio. Il conservatorismo è dietro l’angolo e l’abitudine ha provato ad essere deflagrata dalla grande distribuzione organizzata con risultati alterni. L’Esselunga fa capolino dietro i portici, ci si entra ma sempre con sospetto. Perché la svendita non è più appartenenza. E così può resistere, nel suo mondo semi-monopolistico, il paradigma di quelle gastronomie italiane che hanno traguardato l’oggi, decostruendo la guerra, colorando gli anni ’60 e rampando negli ottanta: la gastronomia Mosca, un Bon Marchè ai tempi di Rossi e Grassi, con quello straordinario artigianato, base per qualunque vendita. Continue reading Sogni e progetti di un macellaio gastronomo… Alberto Mosca

La Lessinia al tempo dei pastori… Lorenzo Erbisti

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Roverè Veronese è un continuo sali e scendi di luoghi abbandonati e contrade che non portano da nessuna parte se non nel selvaggio. La Lessinia non concede favori e nemmeno pudori, ha questo viso rilassato che nasconde bene le brutture, ha quello stampo tedesco-cimbro che delinea le strade senza renderle agevoli e ha quel turismo mascherato da gita domenicale post-scout e pre-pensionamento. Senza delle indicazioni casuali è impossibile toccare due volte le stesse vacche e le stesse piante. Il versante centrale è quello dei formaggi e delle stalle del Monte Veronese, dove il latte è lo stadio morente di una popolazione che non esiste più se non asintotica alla realtà. Fughe disperate, eremi romiti e professioni talmente distanti dalla definizione che non sono nemmeno un dialogo. Eppure c’è una bellezza disattesa e confusa, c’è un paesaggio assolutamente inalterato e assolutamente inesplorato ed è in luoghi come questo che le vacche Rendene e le pecore Brogne possono ancora rivendicare il proprio spazio al di là della produzione, della stabilità e di quei casari che darebbero via tutto in cambio di un cappio da legare. Continue reading La Lessinia al tempo dei pastori… Lorenzo Erbisti

Bordona Farm: mosche bianche e Limousine al pascolo… Alberto Negri

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Valera Fratta è su quella strada che collega Milano alla Val Tidone e che porta fuori verso la civiltà. Le rogge e gli agriturismi acchiappa comitive sono lì a pretendere l’immaginazione come se fosse una fuga dalla città necessaria e diluente. L’apparire dei primi filari, dei primi prati stabili, della rotazione artefatta, di quel sistema di canali che cerca di mantenere l’occhio stabile sul terreno, non pregiudica assolutamente l’obbligo di un posto come questo, preceduto e seguito da due paesi uguali e senza nome, a metà strada tra la città e la collina, nella speranza di una respirazione migliore e di una rimessa dei peccati di chi vuole provare a fare allevamento e agricoltura senza protezioni, in mezzo a venditori di ciarpame e costruttori di villette a schiera. Ecco, Bordona Farm (inglesismo perfetto per superare l’indifferenza) è un luogo inesausto e assolutamente stupefacente. Continue reading Bordona Farm: mosche bianche e Limousine al pascolo… Alberto Negri