Conservare le tradizioni… Andrini Marmellate (Andrea e famiglia)

Gottolengo. Bassa Bresciana. Superata la depressione post-bellica, il paese si è travestito da industriale, cercando di rendere folklore le sue velleità contadine. Ha abbandonato le frazioni, le cascine, le fortificazioni, ha mantenuto salda la coltura della patata, trasformandola in una sagra, e si è racchiuso attorno al suo dialetto, alle sue battute da bar, alle sue facce sempre uguali e ad un sabato a pranzo vuoto nel suo interminabile periplo. È tutto coltre, è tutto nuvole basse. Non c’è allegria né armonia. Le televisioni sono accese e quei pochi, che camminano per strada, hanno un senso solo nell’indifferenza. Continue reading Conservare le tradizioni… Andrini Marmellate (Andrea e famiglia)

La rinascita della cooperazione… Tommaso Alessi

Valledolmo. Ottocento metri sul livello del mare. Terra del siccagno. Estremo lembo della provincia di Palermo, senza una connotazione geografica definita. Le Madonie, con la loro cultura e la loro terra così ricca di tradizioni e di fertilità, si adagiano dall’altro lato della vista, così come il nisseno con le sue sfumature di giallo e di terra. Qui, lontano dagli itinerari turistici e dagli occhi indiscreti, la Sicilia ha potuto innescare la sua modernità: pale eoliche e pannelli fotovoltaici. Deturpando il territorio per alcuni, ponendosi all’avanguardia per altri.

Di questo luogo, a suo modo attraente, gli abitanti ne han fatto un centro di trasformazione. Le industrie artigianali occupano risorse, e per la Sicilia questo è già molto. Le colture sono differenziate e qualche reticente alla banalità ha provato ad unire, nel nome della sua produzione più importante: il pomodoro siccagno. Continue reading La rinascita della cooperazione… Tommaso Alessi

Le partiture della materia prima…. Filippo Stella e Gianna Benassi

Montagnana di Serramazzoni. A pochi kilometri da Maranello. L’Appennino, a causa del troppo spazio, diventa pianura, ritorna a essere collina, e non si lascia nemmeno catturare, decentemente, in un pranzo. Curve su curve, tornanti che non diventano mai rettilinei e fretta mi hanno sconsigliato una ripetizione delle strade sbagliate. Troppe. Anche perchè la vista, il silenzio e quella natura meriterebbero un fruitore diverso, forse migliore. La pianura è molto vicina, la montagna si estende attraverso creste, valli tributarie e pendici. I boschi ricoprono tutto, lasciando poco spazio alle rocce. Le pietre miliari segnano il passo. Arrivati a 10 km e 400 metri da Serramazzoni, in prossimità di una curva, una stradina porta verso il Museo della Rosa: pochi metri prima abitano e lavorano Filippo Stella e Gianna Benassi. Continue reading Le partiture della materia prima…. Filippo Stella e Gianna Benassi

Una cascina che ha corretto il passato… Lucio Martino e Paola Grandoni

Caraglio. Dove c’era l’industria ora c’è l’agricoltura. E quando te lo spiegano, indicandoti un castello, edificato intorno alla fine del’600, la faccia continua a mostrare incomunicabilità, manco fosse di Monica Vitti. La spiegazione è stupefacente: un filatoio, una delle fabbriche di seta più antiche d’Europa. La filanda, il coke, la ciminiera in mattoni rossi, l’immagine delle operaie sporche di fuliggine sono più tardive, più vicine. Qui siamo molto più indietro, l’architettura industriale aveva la forma delle sottane e dei balli di palazzo. Continue reading Una cascina che ha corretto il passato… Lucio Martino e Paola Grandoni

Mieli d’alta montagna… Floriano Turco

Peveragno. Placida collina alle porte di Cuneo e nell’ombra della Bisalta. La montagna, nelle giornate di sole, dissolve i pensieri e li abbassa al livello della vista. Quando rimane una sdraio e un prato, il resto è un decadimento capillare dei bisogni finanche dei desideri. Le valli si sentono, sono dietro l’angolo, i boschi si comprimono verso il fondo, lasciando l’erba e le fioriture in fieri a farla da padrone. Le strade abbandonano la linea retta e incominciano una tortuosità plumbea, scavando ombre e inoltrandosi in quello che ha ancora le fattezze di bosco. Continue reading Mieli d’alta montagna… Floriano Turco

Comunicazione e territorio… Francesco Vastola

Capaccio-Paestum. Una strada che porta verso verso la costa, qualche retaggio della pianura del Sele e della sua industriosità, i caseifici bufalini, che hanno l’ardore e l’irriverenza del fungo, appariscenti e tediosamente ripetitivi sulle Battipaglia-Capaccio, sentori di mare ed erba bagnata tutt’intorno, ma soprattutto una Campania che non t’aspetti. L’oggettività della ragione e dell’interesse è riuscita ad enucleare Paestum all’interno di quel lembo di terra definibile come Cilento. Continue reading Comunicazione e territorio… Francesco Vastola

Il chinotto e le sue diramazioni… Alessio Pamparino

Finalborgo. Vallate che scendono dai declivi liguri, formando letti di fiumi in secca indefinita. All’interno (che assomiglia vieppiù alle Gole del Todra in Marocco) crescono alberi, arbusti, erba e capanne dissennate. Ogni tanto qualche terrazzamento nasconde un agrumeto. Limoni, Kumquat, Arance Pernambucco, Tarocco e Navellina, ma soprattutto Chinotti. Non tanto per la quantità (non si misurano in ettari ma in numero di piante…), quanto per l’unicità. Pochi produttori, ancor meno trasformatori e molti (ma qui siamo alle solite…) predoni. Su tutti, il decantato (chiaramente migliore delle bevande messe in commerchio a nome Chinotto… ma questo è facile…) Chinotto Lurisia. Continue reading Il chinotto e le sue diramazioni… Alessio Pamparino

Un istante dall’eco nostalgica… Mirko Delbianco

Montespino. Vallata, frazione o via di Mondaino. Insomma, alla sinistra di una strada tortuosa che non permette quasi le indicazioni. Qui, l’andamento sonnacchioso delle curve fa assomigliare un po’ tutto. Quello che capisco è l’identità di una giornata fuori dal comune, una di quelle che ti si avvinghiano addosso, con nostalgia e malinconia, nei medesimi istanti in cui le stai vivendo. Più per il lunedì mattina che ti perderai che per tormentate analisi e differenze tra la compagna città e la remota campagna. Continue reading Un istante dall’eco nostalgica… Mirko Delbianco