Brescia. Una città che non dovrebbe richiamare ma che rimane faro, insieme ad una provincia straordinaria, dell’eccellenza artigianale lombarda, se ne esiste una. Con una fierezza a volte eccessiva. Qui, appena sotto alla collina e tra le vie di un centro squadrato e attraente solo per chi ha il tempo di non guadagnare, gli autonomi pensatori non hanno il timore di provarci, guardano il territorio, non indugiano troppo nei luoghi del format e in quelli del marketing, e s’inerpicano su sequenzialità poco ovvie. Un turismo meno determinato non lascia troppo spazio al tanto al kilo, in città si deve lavorare con le stesse facce del lunedì, del mercoledì e del sabato. Accontentarsi e non accontentarle è una forma di riflessione non richiesta per riutilizzare il futuro. E così chi decide che accenti più stretti possano andare comunque bene, si è trovato in una sfumatura dove il lievito ha preso il posto dello spiedo e la fermentazione quello del tondino. Qui Cesare Rizzini ha deciso di far esplodere il suo passato… Continue reading Alimento: fermentazioni contemporanee… Cesare Rizzini e Michele Valotti
Categoria: Mulino: farine, pasta, pane, riso e pizza
Il pane è un retaggio polveroso… Aristide Sbardellotto
Vigevano è una città pedissequa eccezionalmente evidenziata nel rinascimentale di piazza Ducale, in quella passeggiata, sempre uguale a se stessa, che attira ancora il fuori porta e incide sul sentimento locale sotto forma di fama in giro per la penisola. Il tutto lì della pavimentazione e dei ciottoli non porta altro che dintorni, pianura, risaie e distanza da Milano. Quella voglia di fuggire intransigente che si mostra sotto forma di motorini, di treni e di lavori. Chi può evitare il “va e vieni”, mostra la piazza nelle foto con orgoglio, ma la mancanza è un sentimento nostalgico post ubriacatura caricaturale. Origini altisonanti, industrializzazioni precoci, patria dei calzaturifici, prima in Lombardia insignita del titolo di città, declinata tra merlature, opifici e ciminiere, Vigevano mostra i segni di un tempo che non è mai diventato scalpore. Qui tutto scorre placido, anche la lamentela. E così, appena terminata la natura, ci si ritrova in quelle zone artigianali dove i soviet produttivi sono diventati lentamente piccole attività imprenditoriali, posti in cui l’uomo ha dovuto mostrare senza cautela la sua funzionalità. Pena la segregazione. Affrancato dalla catena, l’artigiano ha cominciato a mostrare muscoli e cervello, a creare e a salvaguardare. Aristide Sbardellotto è l’emblema di un retaggio polveroso e lontano… Continue reading Il pane è un retaggio polveroso… Aristide Sbardellotto
Quando le osterie di montagna accendono la luce… Patrizia Pensieri e Alberto Lambertini
Corniglio è stato anche un luogo attrattivo, dove si costruivano ville e dove la borghesia cittadina veniva a tirare il fiato e a prendere l’aria. La Toscana ad un passo ne faceva un passaggio quasi picaresco, incedendo verso quel selvatico che era bastone, passeggiate, animali allo stato brado e una popolazione gentile vittima e carnefice di prodotti tipici che non hanno fatto altro che schierarsi. I cento laghi fomentano la voglia di raggiungimento e così la natura, tra una mazzata e l’altra, si è sempre mostrata insindacabile e fiera nel porre tutti al di dentro. Qui si raccoglie, si alleva, si caseifica, si elabora e si somministra, la gastronomia viene facile, basta guardare fuori dalla finestra… ma il fin troppo blandisce gli arti intorpidendoli, rendendo il di più non necessario e il complimento un vezzo attraverso cui specchiarsi. Quei pochi che sono riusciti a lasciare il cuscino, hanno raggiunto sorprendenti risultati, condividendo e attualizzando. Continue reading Quando le osterie di montagna accendono la luce… Patrizia Pensieri e Alberto Lambertini
Arte bianca, pasticceria e produzione… Roberto Crisafio
Tradate. Luoghi poco ameni, piccole ville bomboniere ad indorare la pillola, strade dritte, semafori, rotonde e quei paesi della provincia, tra Varese e Milano che assomigliano inquietantemente ai paesi della provincia tra Como e Milano e a quelli della provincia tra Varese e Como. In mezzo ci sono i parchi della Pinetina, le ville degli abbienti e quei polmoni verdi, piccoli oasi reazionarie, che non sono null’altro che sberleffi e bisogni di quantità. Luoghi giustapposti che vorrebbero staccarsi dalla città attraverso l’estetica della serenità, mostrando l’imbarazzo di un’assenza di definizione che non sia quella del dormitorio in cui far crescere i propri figli lontano dallo smog e dai venditori di disperazione. In luoghi come Tradate devi lavorare meglio che altrove, qui ci sono i politici tetragoni e le donne dal ditino all’insù alzato, qui il martedì mattina è come il sabato pomeriggio, le facce sono solamente meno stanche… ed è proprio qui che l’artigianato deve mantenere una relazione e un desiderio, quello di legare la gioia allo scontrino. Senza invadenza… Continue reading Arte bianca, pasticceria e produzione… Roberto Crisafio
Bresaole e grissini nella valle del Taleggio…… Giuseppe Corticelli
*ovvero “Osa diventare ciò che sei!”. Se solo Gide avesse capito qualcosa di carne stagionata…
Peghera. Taleggio. Paesi scomposti e assolati tanto accumulati quanto distanti dall’origine. Abeti rossi e tigli si sono perduti nell’assuefazione di valli legati a dialetti, tradizioni contadine e corsi d’acqua battente. Qui il ghiaccio non è mai stato un problema e il turismo non è mai stata un’ossessione. Villini televisivi, prezzi bassi, tempi lunghi e stagionatori di formaggio. Le produzioni legate ai piccoli allevatori si sono trasformate in produzioni pianeggianti insilate, sempre più agili tra le curve strette di una montagna disconosciuta. Questi sono luoghi dove fermarsi, prendere l’acqua dalla fonte dell’orso, guardare il verde scuro arruffato degli alberi che tendono al buio, lasciando alle case il tetro ruolo di ammortizzatori culturali che vendono tranquillità e impongono la pace del fine settimana vicino, e riacutizzare il dolore di non aver saputo mantenere una tradizione senza tradirla. Qui arrivano formaggi, si stagiona nelle celle e chi produce lo fa per mantenere una forma di folklore ormai dissuaso. Così, chi cresce in una forma artigianale, deve provare strade nuove, guardando le valli vicino e mantenendosi sulla strada di una famiglia che è campanile e ciminiera. Continue reading Bresaole e grissini nella valle del Taleggio…… Giuseppe Corticelli
Pastaio Agostino: il tortello amaro e una storia narrata… Francesco Ferrari e Luciana Corresini
Castel Goffredo. Un retaggio storico un po’ sciupato, una struttura gonzaghesca scesa a compromessi con quell’industria della calza, lustro e agio di un paese che nel medioevo ha disperso le sue origini. Eppure i portici reggono ancora l’imperizia della decomposizione, torri civiche e torrazzi sono un po’ sbiaditi dietro i tempi di proprietà private sfilacciate da una munificenza poco munifica, straordinari palazzi di campagna diroccati, che in altri lidi diventano la pietra angolare su cui costruire il fascino della decadenza, rimangono palazzi di campagna diroccati, e un neogotico sommario che, non riuscendo più ad attirare, deve accontentarsi, in troppi casi, dello sguardo abitudinario e autoctono di una piazza riservata e conservata. Eppure le campagne richiamano daccapo la propria origine, il passeggio è ancora uno sguardo stupito, il turismo non ha preso il sopravvento sull’ozio e le sagre di paese rappresentano la rappresentazione di un affresco. Castel Goffredo è incessantemente nelle parole di chi non vuole perdersi e di chi nel tempo ha provato a creare nuove consuetudini, per far riemergere un incanto soffuso in cui rimanere irretiti e nostalgici. Nessun classicismo può fare quello che stanno facendo Francesco Ferrari e Luciana Corresini che nell’erba di San Pietro han trovato il fondamento di una rinascita. Continue reading Pastaio Agostino: il tortello amaro e una storia narrata… Francesco Ferrari e Luciana Corresini
Riso Goio: l’intraprendenza della tipicità… Emanuele Goio
Rovasenda. Baraggia Vercellese. Pianura sconfinata con uno sguardo verso il Monte Rosa. Case basse, pochi grilli, associazionismo, chiesa e fabbriche quasi in sepoltura. Luoghi di una religiosità signorile, dove lo scomponimento è avvenuto prima in villette bifamiliari, poi in villoni sulla strada che porta fuori e infine in aziende agricole che producono, riproducono e mantengono la tradizione del riso in questi terreni argillosi che, nell’adattamento, si sono ritrovati con in mano un’unica coltura. Il riso ha degli ingegneri, ha dei paesi e ha dei pensatori, qui c’è una cultura che ha lasciato delle tracce e ha determinato delle specificità. Nella Baraggia il Sant’Andrea è sempre stato rappresentazione di una tradizione che lentamente veniva privata della nobiltà. Il suo essere soppiantato non l’ha lasciato nella decadenza ma nella necessità della riscoperta. E così la famiglia Goio, su questi terreni dal 1929, ha deciso che ne sarebbe diventata l’alfiere principale. In una quasi purezza dettata dalle leggi di mercato e dalle frivolezze della contemporaneità indulgente… Continue reading Riso Goio: l’intraprendenza della tipicità… Emanuele Goio
Roatnocker: un maso alla fine del mondo… Georg Weiss
Senale-San Felice. Alta Val di Non o Nonsberg. Frontiera Nascosta. Qui in mezzo c’è una sottile linea rossa che separa la cultura romanza trentina dalla cultura tirolese altoatesina. L’ordine di St. Felix si trasforma(va) nella flessibilità di Tret (frazione di Fondo), la chiave di lettura rimaneva nel potere e non nella cultura. Le idee, la lingua e il linguaggio sono rimasti strumenti insondabili per provare ad entrare nell’etnicità del luogo che non si scompone nella natura ma nell’ideologia. La verità ancestrale, da una parte, e la discussione, dall’altra, il maso chiuso contro il maso aperto, una società patriarcale sprangata contro l’adattabilità della specie. Il confine flessibile di oggi, che ha rivoluzionato quello degli etnografi Wolf e Cole, rimane sempre una barriera dal punto di vista linguistico. Uno scontro che nessuno dei due limiti è riuscito a far suo: le frontiere sono rimaste frontiere, nessuna delle due regioni è stata inglobata nell’altra. Non è avvenuto quello che solitamente avviene sul confine. Ognuno ha mantenuto – nel tempo il Trentino è diventato più malleabile agli spostamenti e l’Alto Adige ai conferimenti del latte – e il tempo dei masi è rimasto un’attinenza contadina e familiare da una parte e una spartizione fuori tempo massimo dall’altra. Una giornata a cavallo della frontiera, avanti e indietro, salendo e scendendo, dove la cultura ha imposto la prima delle sue discrepanze nelle coltura: in Trentino si producono mele, in Alto Adige boschi. 800 abitanti, due comuni uniti, poi separati, poi disuniti e poi di nuovo uniti, Senale e San Felice sono villaggi che ruotano attorno ad una piazza e ad una chiesa, dove una miriade di particolarità è intervenuta nel tempo per rendere uguale l’abitudine alla tradizione. Continue reading Roatnocker: un maso alla fine del mondo… Georg Weiss