Lo Straight Edge tra musica e veganismo…

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Straight Edge. Linea dritta. Sono passati più di trent’anni dalla rivoluzione punk/hardcore e sono passati milioni di fiumi sotto i ponti di una musica che esprimeva nettamente le sue linee guida, al di là dell’arte e al di là dell’artista, in quella mescolanza che non poneva limiti tra la quotidianità e il palco.

L’apparenza di Ian MacKaye non era quella del filosofo realizzato e nemmeno quella del saggio intimista, capelli radi, orecchie prominenti, sguardo dilatato da folle e una presenza dietro il microfono ingombrante. È stato il fondatore di due tra le più importanti band degli anni ’80/’90, i Minor Threat e i Fugazi. Washington, in quegli anni, era la vera capitale della controcultura. E anche di una filosofia, nata sulle strade delle periferie metropolitane più impensabili, dove droga, alcol e prostituzione erano l’ordine di un giorno sempre uguale a se stesso. E così, dal nulla, è venuto fuori lo Straight Edge: per essere punk non c’era più bisogno di distruggersi fisicamente ed emotivamente. Si poteva fare senza e si poteva fare contro. Molti musicisti, alcuni come i Refused hanno prolungato fino ad oggi la loro “astinenza”, qualche attore, insospettabili wrestler e anche un personaggio discusso come il fumettista ZeroCalcare hanno sostenuto e sostengono di fare parte di questa branca “bacchettona” del punk. Che non si limita a non fare uso di sostanze stupefacenti, alcol e caffè, al non fare sesso casuale e a non cadere in polemiche con la stampa, ma attua la propria idea di rettitudine anche e soprattutto attraverso un vegetarianismo primitivo che spesso sfocia nel veganismo.

Una naturale progressione che deve passare attraverso la cartina di tornasole dell’idoneità. E così il cibo ritorna a rappresentare un problema e un punto di vista che attraverso l’arte può essere messo a tema. Giustamente o ingiustamente all’artista non deve interessare. L’essere disturbante non deve fare i conti con la moralizzazione dell’uomo civile. Non può essere codificato perché viscerale e profondamente legato ad uno stile di vita che non deve imporre. Non si aderisce allo Straight Edge ma si è Straight Edge. Creare musica senza soprusi e senza invadenze, nemmeno fossero quelli di una succulenta bistecca o di un whisky torbato.

La mente deve recuperare la proprietà logica, non essere appesantita, probabilmente non godere fino in fondo, rimanere sul filo di una tensione che ci mostra molto più di quanto vorremmo che gli altri mostrassero di loro. Il simbolo del movimento è sempre stata una X nera, una lettera scarlatta imposta alla band Teen Idles ad un loro concerto. I componenti del gruppo, al tempo minorenni, vennero marchiati dallo staff del locale in modo che non potessero acquistare alcolici da soli. Da lì é nata quella linea dritta che nell’iconografia di una X si è rispecchiata, ritrovandosi e creando opere uniche e antitetiche…

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