Sofisticatori di valle

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Questo doveva essere un articolo su una scelta di vita, sulla decisione, fuori da qualunque logica commerciale, di aprire la propria possibilità e la propria attività in mezzo alla natura, lontano dal clamore, lontano dalle logiche quotidiane della concorrenza e del prezzo, vicino al prodotto che guarda pascoli, prati e campi. E invece no. Cazzo. La delusione ha bloccato la mia dedizione e mi ha costretto alla banalità. Le valli sono un luogo tipico da prodotti tipici.

I formaggi e i salumi in mezzo alle Alpi, o almeno in quelle Alpi raggiungibili dalla voglia di autoradio con tutto il calcio minuto per minuto, sono mediamente pessimi. Il luogo è talmente attraente da dissimulare empatia vendendo infingardaggine. Baracchini dai cento salumi e dai mille formaggi d’alpeggio. Domanda? Ma un santiddio di formaggio stagionato sei mesi che trovi a maggio o a giugno in montagna potrà mai essere un formaggio d’alpeggio??? oppure, gli affinatori che trovi in montagna, che bloccano le valli senza tingere di colore gli occhi dei casari, rendendogli indietro un nome, e che ti vendono formaggi acarizzati, proteolizzati, incensati, avvinazzati, erborinati e intabarrati in croste decadenti, senza alcun interesse verso la provenienza, per non perdere la prelazione acquisita, non sono i peggiori dei sofisticatori?? e i salumi di selvaggina… perché sono tutti uguali? E le carni perché sono un piatto tipico con la polenta? Ma questo cazzo di mais e questo cazzo di cervo ma dove sono? Ma chi li porta al ristoratore?

E i salami o i salumi di maiale? Ma chi ha mai visto allevamenti di maiali in mezzo alle alpi? Il suino nero alpino è scomparso, ci sono piccoli allevamenti in Alto Adige, qualcuno si tiene i propri maiali ma il resto??? da dove può arrivare? Pensare a Varzi e allo sputtanamento in atto negli ultimi trenta o quaranta anni. Addirittura non arrivano nemmeno più le cosce da Cremona, arriva direttamente la carne già tritata.

La valle è talmente vendibile da essere già un afflato ridente. E tu che sei nato lì, che hai visto costruire case con i tenti spioventi nella neve, milanesi stronzi che hanno venduto la tua neve al prezzo di un tartufo, pellicce, colbacchi, spazzaneve anni ’80, Gigirizzi e Moncler, Moon Boot e tute rifilate in oro rilucente, non puoi fare altro che pensare al prossimo sotto la forma più antica, quella della prostituzione… legale e non. Così, trasformi formaggio da cagliata congelata in tome d’alpe con la mucca scampanellante e le mammelle spruzzanti, yogurt di bassi rivenditori turchi, in prodotto tipico del Sud Tirolo, semplicemente per assonanza, salumi di plastica in mortandele della valle, ma soprattutto affumichi tutto il possibile e anche un po’ l’inimmaginabile. Ed effettivamente è impossibile non giustificarti.

Tu, con le guance rosse e le calosce al posto della pelle, sei nel mio cuore. Alla fine non fai altro che regalare una cena con il commendatore abbronzato vicino di casa e un po’ puttaniere…

Ma tu che fai ravioli, cazzo? Tu che fai ravioli per la valle, per il popolo, per il contadino, dico a te! Un grano locale, una segale, un grano di montagna, qualunque cosa che ridia indietro territorio, non sei riuscito a trovarla? O raviolo delle mie brame, sempre costretto a rimestare nell’atmosfera modificata del mio reame, hai gli occhi accidiosi, non hai più voglia di combattere. Hai deciso di farti affinare e di farti vendere, perché la valle non ha più un principio. Alla fine, le fioriere della Val Badia, quella perfezione perfetta, quella bellezza bella, quella neve bianca, quei prati verdi e quelle montagne grigie, non hanno più bisogno di mani, perché hanno avuto fortuna e cervello. Così hanno venduto. Professionalità ed accoglienza. Ma quello è il modello?? è veramente l’unico modello? La qualità diffusa è un miraggio e quei pochi che rimangono sono eroi… resistenti… impenitenti…?! o forse no… ma il margine è arrivato anche lì, insieme agli studi di settore e alla lobotomia…

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