Un lievitista in mezzo alle valli… Beniamino Bazzoli

Odolo. Valle Sabbia. Poco più di duemila anime. La tortuosità delle strade non apre nemmeno questi mirabili paesaggi. Di solito si passa e si va oltre. O verso la Val Trompia o verso il Lago d’Idro-Basso Trentino-Valle di Ledro. Di solito si resta per sempre o si scappa. Nella giusta percentuale tra giovani e anziani. La collina è una collina chiusa, senza sbocco, senza paesaggio. Qui si viene per dei motivi. Perdersi non è così dolce ma nemmeno così terribile. Qualche vicolo, qualche cascina e qualche fabbrica hanno la determinazione di fare alzare la testa dalle deiezioni dei cani. In questa conca, rinominata con sprezzo del dileggio Conca d’Oro, la famiglia Bazzoli, gli Amish della Valle del Vrenda, ha adagiato la propria attività. Continue reading Un lievitista in mezzo alle valli… Beniamino Bazzoli

Affinare l’antica arte di fare formaggio… Silvio Zanini

San Colombano, frazione di Collio, dove finiscono i paesi e iniziano le ascese per il passo Maniva e per il passo Crocedomini. Il ritmo è scandito dal rimpicciolirsi del fiume Mella e dal freddo pungente delle otto di mattina. I colori superano l’oasi post-rivoluzionaria dei fratelli Muffoletti e s’inerpicano su verso l’Alta Val Trompia, dove la forma di turismo principale non conosce ancora il decoro come forma mentis. Le case rimangono pietra, non diventano castelli ma vasi di fiori a picco sulle cascate. Qui, il distretto italiano delle armi da fuoco non ha conosciuto la crisi ma non ha nemmeno degradato. Il paesaggio è rimasto inospitale, prettamente selvatico. Continue reading Affinare l’antica arte di fare formaggio… Silvio Zanini

Conservare le tradizioni… Andrini Marmellate (Andrea e famiglia)

Gottolengo. Bassa Bresciana. Superata la depressione post-bellica, il paese si è travestito da industriale, cercando di rendere folklore le sue velleità contadine. Ha abbandonato le frazioni, le cascine, le fortificazioni, ha mantenuto salda la coltura della patata, trasformandola in una sagra, e si è racchiuso attorno al suo dialetto, alle sue battute da bar, alle sue facce sempre uguali e ad un sabato a pranzo vuoto nel suo interminabile periplo. È tutto coltre, è tutto nuvole basse. Non c’è allegria né armonia. Le televisioni sono accese e quei pochi, che camminano per strada, hanno un senso solo nell’indifferenza. Continue reading Conservare le tradizioni… Andrini Marmellate (Andrea e famiglia)

Quando il suino si fa veramente pesante… Giuseppe e Stefano Bettella

Gabbioneta-Binanuova. Località Polo Nord. Giornata uggiosa e piovosa di primo autunno. Allevamento di suini della bassa padana. Provo a cercare un accompagnatore ma rimango solo. Biasimo? La suadenza delle argomentazioni decade da subito. Ed effettivamente la pianura autunnale è un oblio aromatico. Anche in paese, la puzza di merda non può fare a meno di irrancidire il naso. Saturo, inizio la mia danza delle strade tra diramazioni tutte uguali. I cartelli non sono l’anima del luogo. La vista sconfinata d’orizzonte sì. I campi di granoturco lasciano spazio alle cascine diroccate. In mancanza di turismo, ciò che resta è un palazzo ducale sulla strada principale adibito a comune. Continue reading Quando il suino si fa veramente pesante… Giuseppe e Stefano Bettella

Pesci, follie, affumicature e montagna… Gerry Fanti

Borno. Valle Camonica. Il fiume Oglio segna il passo, abbandonando il lago d’iseo, le incisioni rupestri rimangono nelle mani dei bambini e le industrie insistono sulla strada statale del Tonale e della Mendola, ricca di case cantonali, tetti spioventi e muri di pietra. Quando i rettilinei finiscono, i tornanti, che portano verso Borno, lasciano quella mezza montagna lombardo-orobica dai tratti alpini poco definiti, per riempirsi di abeti rossi e valli ampie verde chiaro e per gettarsi in un profondo altopiano. Il paese è un ricordo di una strada stretta, così, trovando un filo di diffidenza, percorro via Milano fino al suo culmine, al di sopra delle ubbie paesane e di un percorso sempre più stretto. Stradina di campagna breve e un frastuono d’acqua accoglie il mio arrivo. Continue reading Pesci, follie, affumicature e montagna… Gerry Fanti

Famiglie artigiane integrate e futuribili… Alessandro Marra

Cantù. Mobili e Merletto a tombolo. Conclamato e conosciuto il primo, conclamato e conosciuto il secondo, ancorchè il tempo si sia trasformato in rughe e cenere. Nella mia praticità, affascinato dalle Fiandre e da Calais, ignoravo la Brianza più produttiva. In quella conca dove l’artigianato si è trasformato in industria e in crisi economica, esistono ancora poche e rispettose botteghe, disperse in un mare di rotonde e accenti sprezzanti. Il paese è un ordito di zone industriali, capannoni e vie senza uscita. In una di queste, in mezzo ad asfalto e produttività, l’oasi locale assume il nome di Pasticceria Marra. Continue reading Famiglie artigiane integrate e futuribili… Alessandro Marra

La storia delle caprerie italiane… Berto Vassena

Valmadrera. Un paesino sul lago di Lecco come tanti altri. Il capoluogo è indifferente e sparso. I porticcioli definiscono una via di fuga che le anzianità collegiali e le colonie estive continuano a rimandare. Le piazze e le vie sono tutte uguali. Ci sono delle rarità, in mezzo a case basse con colori indifferenti e piazzette comunali. Al di là di una di queste, dietro un paio di attivisti che vorrebbero ridicolizzare i rifiuti, si nasconde Villa Gavazzi. Non credendoci, vengo attratto da una cacofonia canina e verso un senso d’abbandono. Due anziani mi vengono incontro. La custodia è un’arte troppo vituperata. Le fortune del giardiniere sono quelle incommensurabili dello spettatore. Villa Gavazzi per Berto Vassena e sua moglie, ex giardinieri dei proprietari, è stata ed è una fruibilità senza noie. Continue reading La storia delle caprerie italiane… Berto Vassena

82 anni, 39 di febbre e l’alpeggio… Guglielmo Locatelli

Vedeseta. Ultimo e primo paese della provincia di Bergamo. Piena Val Taleggio, dove allevatori e casari hanno creato un’eponimia tra gli abitanti e il formaggio. I tornanti che salgono e che scendono dal Culmine di San Pietro dividono e rendono remote le valli circostanti, la pianura e la possibilità di rimanere. L’evoluzione umana, quella che sente la vita nei tubi di scappamento, sta abbandonando lentamente i prati senza attrezzature turistiche e gli chalet senza una gastronomia da cucina tipica. Vedeseta è un paese di frazioni e di case. Non restano che un paio di centinaia di persone ad occupare quella professionalità chiamata sopravvivenza. Continue reading 82 anni, 39 di febbre e l’alpeggio… Guglielmo Locatelli