Roccabianca, pianure soffuse e luci diafane. Con il sole che sale, le pievi in profonda campagna e le azienda agricole a puntellare il paesaggio, non ha nulla da invidiare all’ondulato, allo spietato collinare, quello che tutto consegna e che ritrova nelle tasche sotto forma di pratico pensiero. Portici e piazze diroccate, presi dentro dalle nebbie, dai sacrifici e dagli abbandoni, diventano terreni dissodati, cinque fienagioni e un’industriosità silenziosa che si abbatte tra il Po e le cascine. Culatelli, Parmigiani e sberleffi, nelle terre di Guareschi, la libertà di espressione è sempre stata un masso contro il pregiudizio, contro l’individualismo e a favore di una cooperazione che è, prima di tutto, paese e sfumature. Ci si riconosce con un cenno, si parla poco, si mangia frugale e il tempo diventa desiderio solo sulle aie nei giorni ricorrenti, questa Bassa, fatta di inverni ammutoliti e di lavoro senza sosta, è talmente illuminata che non avrebbe bisogno della continua svendita. Continue reading Parmigiano Reggiano: dalla cooperativa al privato c’è di mezzo il prato… Mario Guareschi
Categoria: Caseificio e Allevamento
Le Forbesette: formaggi remoti… Matteo Bonaiti Pedroni e Giovanni Pizzamiglio
Morterone, una conca che ricordava un mortaio. 14 km di distanza dal primo centro abitato (Ballabio), 34 abitanti, per anni il comune meno popoloso d’Italia, adesso superato da Moncenisio, più frazioni e località di quanti sono i residenti. Per arrivare c’è una salita che toglie il fiato, quando ghiaccia e cala la notte, non c’è più nemmeno una dimensione, arrivare su attiene alla creatività e al tepore, passare tutte le diramazioni, tra ruderi, foglie deposte e un’estate che se ne è andata, rimane una forma privativa di desiderio. Gli avventori si bloccano alla scalata del Resegone, sotto quelle guglie che sono letteratura e paesaggio, arrivano in paese, magari tornando si mangiano anche la pizza nell’unico locale pubblico presente, sempre se è il giorno in cui arrivano le farine, e guardano gli orridi della Val Taleggio e le coste delle Valle Imagna. Chi resta a luce fioca, non può che ritrovarsi, in quelle poche famiglie che sono gestione, amministrazione, presidio e produzione. Qui, due giovani laureati in Agraria, hanno deciso di avviare la propria startahahaahahap… Continue reading Le Forbesette: formaggi remoti… Matteo Bonaiti Pedroni e Giovanni Pizzamiglio
Aziende agricole in trasformazione… Riccardo Collini
Spiazzo Rendena. Un guazzabuglio di frazioni indipendenti, strappate e assolutamente slegate. Ognuna con le proprie tradizioni e secondo le proprie possibilità, si aprono corti affrescate con nasoni satirici e rimandi ironici ad un’arte rustica di una popolarità primigenia, fatta di sepolture e di canditure. La stravaganza attorniata da lavatoi e case fuori luogo cade nel silenzio che guarda la valle di Borzago, i suoi orsi e quell’ascetismo magico che da queste parti si tiene lontano dalle pose e dalle contraddizioni. La necessità rurale ha colto esattamente l’inganno della carcassa turistica, quella che illude, già spolpata, per pochi mesi di diletto e accenti sfacciati e consumistici. Prendere senza donare, la Val Rendena, con le sue propaggini più smaccate e con quelle che ancora riescono bene a mantenere nascosto il tempo, si stringe attorno ai passi, ai passaggi e alle valli laterali, si veste a festa e si fa ricadere in un autunno nostalgico, dove la verità diviene la percezione, dove entrare in un bar porta con sé significati epici e una storicità degli sguardi. Si spia una società diacronica, volti avvizziti e imberbi seduti allo stesso tavolino, nella stessa discussione, paesaggi umani dove le donne e gli uomini si sono garantiti nelle rispettive posizioni, comprensioni per cui servono almeno ventiquattrore, quelle utili alle persone per completare la propria giornata, fatta di giornali, incontri, bevute, giochi e diseguaglianze. Qui si vivono ancora i paesi, le frazioni, gli edifici. Le persone sono solo un tramite, un sentiero traverso… Continue reading Aziende agricole in trasformazione… Riccardo Collini
Maiorchini, pecorini e un tempo che non è stato abbandonato… Domenico Isgrò
Furnari è uno di quei luoghi della Sicilia a metà strada, in quella collina della Val Demone a cui è stato tolto il fascino della propaganda enologica. Il mare perbenista dei porti turistici a pochi passi, Tindari in bella vista e i Peloritani alle spalle, queste strade curve ricalcano la non esistenza di un paese fagocitato dalle sue frazioni e da una montagna richiesta, dove le tradizione dell’oliva e del pascolo stanno provando ad insistere, a mantenersi al di là delle dilazioni commerciali, quelle che han confuso lo scontrino con il santino, genuflettendo quotidianità ed opportunità. Luoghi come Furnari, soprattutto quando esci dal conosciuto e dal lambiccato, appaiono come una grossa pozzanghera, dove tirare fuori della bellezza è una questione di riflessi e di riflessione. E così arrivare da Domenico Isgrò, non dovendo raggiungere Novara o Montalbano, attiene a quella via di mezzo che non deve necessariamente perseguire il suggestivo decadente. Continue reading Maiorchini, pecorini e un tempo che non è stato abbandonato… Domenico Isgrò
Pecorino di Farindola: quando le donne sono più forti delle avversità… Patrizia Cotracci (di Francesca Fraticelli)
È una calda mattina di ottobre, una di quelle mattine con la luce del sole così tersa da far brillare tutti i colori dell’autunno, una luce che disegna i contorni netti del paesaggio su un cielo azzurro e senza nuvole. La campagna seduce lo sguardo con il giallo, l’ocra e il rosso delle vigne e dei frutteti, la montagna si avvicina dall’orizzonte limpida e mostra i boschi che virano dal verde delle foglie estive rigogliose al bruno caldo dei rami che si stanno spogliando. È un paesaggio che conquista tutte le emozioni, che si vorrebbe commentare, ma che lascia senza parole perché è un paesaggio così toccante che va sentito sotto la pelle. Siamo in Abruzzo, in un lembo di terra tra il mare e la montagna, tra colline morbide che ricordano i paesaggi più prestigiosi del territorio italiano e il profumo dell’olio appena spremuto nei frantoi. È ottobre e fa caldo, si ha voglia di lasciarsi abbracciare da una natura che sembra coccolarci prima che arrivino le nebbie, le piogge, il freddo e la neve dell’inverno che ci spingeranno in casa in cerca di tepore. Ci si sente in sintonia con il luogo, come in una brillante giornata di mare, quando il caldo non è soffocante e i colori sono così limpidi e vivi da saziare i sensi. Passeggiamo, ringraziando di tanta ricchezza, meravigliandoci, ad ogni curva, della bellezza che si offre davanti a noi. Siamo eccitate all’idea di essere immerse in un posto unico, dove i cicli del tempo rinnovano le loro meraviglie ad ogni stagione. Cerchiamo i prodotti migliori che queste terre così belle sanno offrire e i produttori, eredi di un sapere senza tempo, capaci di trasformare le materie prime nella ricchezza eno-gastronomica delle nostre regioni. È tempo di raccolta delle olive, ma noi oggi cerchiamo il formaggio: uno di quei prodotti che porta con sé la storia di chi vive con le greggi, le pascola d’estate, le accudisce d’inverno e ne trasforma il latte in un alimento prezioso, antico, che ha il sapore della terra che lo ha generato. Continue reading Pecorino di Farindola: quando le donne sono più forti delle avversità… Patrizia Cotracci (di Francesca Fraticelli)
Una Fontina di famiglia che vede il futuro… Famiglia Varisellaz
Frazione Nabian. Challand Saint Victor. Ai piedi della Val d’Ayas. Ordinario borgo di prima montagna dove le parrocchie, unite, si sono divise a rendere la valle un luogo più insediato. Agricoltura, allevamento, energia idroelettrica e lavorazioni in legno, gli abitanti sparsi si spartiscono i saperi e le tradizioni, non fanno quasi mai cadere la mela troppo lontano dall’albero e inciviliscono la natura in attesa di chiudersi all’interno delle case, davanti ai camini dove poter esprimere il reazionario al mondo. Paesi di passaggio che si somigliano, ritrovando maniere gentili e appartenenza sotto i campanili. Qui, la famiglia Varisellaz porta avanti la tradizione della Fontina da generazioni. Continue reading Una Fontina di famiglia che vede il futuro… Famiglia Varisellaz
Tome nel parco del Mont Avic… Luca Turini e Susy Perrin
Frazione Covarey. Champdepraz. Ai piedi del Parco faunistico del Mont Avic. Pini uncinati, fauna ungulata, torbiere espanse, miniere in abbandono, archeologia rivestita di gemme e di aghi, protezione regionale per quello che è una delle meraviglie meglio nascoste dell’intera valle. Qui, dietro il gran Paradiso e dirimpetto il vallone di Champorcher, d’inverno risiedono cinque abitanti, un resort, neve e una solitudine offuscata che non porta su nemmeno la corriera. D’estate si riempie di zaini e scarpe da trekking, di passeggiatori novelli e famiglie alla ricerca del selvatico da raccontare, da mettere in mostra ma soprattutto da mettere sotto i denti. Così, per chi ha avuto la fortuna e la possibilità di creare la propria attività, i piedi del parco diventano la migliore delle opportunità. Continue reading Tome nel parco del Mont Avic… Luca Turini e Susy Perrin
Toma dell’Ourty: i mestieri oltre l’alpeggio… Marco Vuillermoz
Tra Champorcher (la Vallée de l’Alleigne), Hône e Montjovet. Bassa Valle d’Aosta. Tra un forte e alcune case appoggiate alle rupi, partono valloni chiusi su parchi naturali, confini dimezzati ed attività estive/invernali che non possono fare a meno di includere il turista. Qui c’è sempre il rischio che lo smaccato prenda il sopravvento, che il tempo e il denaro combacino alla perfezione andando ad intaccare l’autentico. La caccia al formaggio, da queste parti, è un viso assolato che sposta il coltello dei malgari. E così, seguendo la Dora Baltea nelle sue anse e nel suo schermirsi dai nemici, si segue la storia di agricoltori e allevatori che qui della Fontina hanno dovuto fare a meno, perché in valli più oscure, dedicate ad altro, in una montagna dove le logiche delle tome e dei formaggi semigrassi, con le implicite sfide all’indigenza, non possono e non devono passare sotto traccia. Le tome della Valle d’Aosta hanno ancora l’attitudine della storia e Marco Vuillermoz è uno di quegli interpreti perfetti per decriptare limiti e prospettive di un’intera regione. Continue reading Toma dell’Ourty: i mestieri oltre l’alpeggio… Marco Vuillermoz