Un lievitista in mezzo alle valli… Beniamino Bazzoli

Odolo. Valle Sabbia. Poco più di duemila anime. La tortuosità delle strade non apre nemmeno questi mirabili paesaggi. Di solito si passa e si va oltre. O verso la Val Trompia o verso il Lago d’Idro-Basso Trentino-Valle di Ledro. Di solito si resta per sempre o si scappa. Nella giusta percentuale tra giovani e anziani. La collina è una collina chiusa, senza sbocco, senza paesaggio. Qui si viene per dei motivi. Perdersi non è così dolce ma nemmeno così terribile. Qualche vicolo, qualche cascina e qualche fabbrica hanno la determinazione di fare alzare la testa dalle deiezioni dei cani. In questa conca, rinominata con sprezzo del dileggio Conca d’Oro, la famiglia Bazzoli, gli Amish della Valle del Vrenda, ha adagiato la propria attività. Continue reading Un lievitista in mezzo alle valli… Beniamino Bazzoli

Dolci monacali e desertici… Monastero del Santissimo Rosario

Palma di Montechiaro. Tre del pomeriggio. Tutt’intorno, serre sconfinate. Al di là, un mare e un promontorio che definiscono il concetto di esistenza in mezzo ad una vista senza requie e ad una strada che sale senza bene identificare il dove. L’asfalto si fa buche e poi terra. Le case diradano. Le curve s’inerpicano. I rimandi a Pirandello sfociano nelle fiction televisive. Lo scirocco porta mare grosso. La distanza è colmata dai gabbiani che non sanno più per chi garrire. Ottobre inoltrato. Locali che chiudono e paesi che diventano persiane serrate a difesa della salsedine. Il promontorio è un luogo profano, senza magia, con molta terra. Continue reading Dolci monacali e desertici… Monastero del Santissimo Rosario

Famiglie artigiane integrate e futuribili… Alessandro Marra

Cantù. Mobili e Merletto a tombolo. Conclamato e conosciuto il primo, conclamato e conosciuto il secondo, ancorchè il tempo si sia trasformato in rughe e cenere. Nella mia praticità, affascinato dalle Fiandre e da Calais, ignoravo la Brianza più produttiva. In quella conca dove l’artigianato si è trasformato in industria e in crisi economica, esistono ancora poche e rispettose botteghe, disperse in un mare di rotonde e accenti sprezzanti. Il paese è un ordito di zone industriali, capannoni e vie senza uscita. In una di queste, in mezzo ad asfalto e produttività, l’oasi locale assume il nome di Pasticceria Marra. Continue reading Famiglie artigiane integrate e futuribili… Alessandro Marra

La decisione di dolci sorprendenti… Lucca Cantarin

Arsego di San Giorgio delle Pertiche. Pianura Padana. Pochi kilometri da Padova e dall’autostrada. Un fiume, qualche fiumiciattolo, qualche torrente e il massiccio del Grappa all’orizzonte. Un fruttivendolo, qualche bottega, degli incroci, macchine transitorie, qualche siepe a nascondere la borghesia, dialetto marcato, assolato e poco adorno alla chiacchiera, volti periferici da mode passate per le metropoli e arrivate fuori tempo massimo, ma ben definitorie della provincia. Non c’è null’altro, non fosse per un angolo di strada dove un prato inglese inclinato cinge un locale dal nome perfettamente in linea con l’anacronismo topografico. Continue reading La decisione di dolci sorprendenti… Lucca Cantarin

La ricerca dei Sé… Luca Ori

Parma è una città che mi lascia mediamente indifferente. Tanti studenti, tanti monumenti, tanta borghesia, nei vestiti e nei nasi. Abbastanza voglia di chiacchiera e ancora di più di botteghe gastronomiche. Gli stranieri felici, con il prosciutto di Langhirano e un Parmigiano equamente invecchiato e sopravvalutato, prendono possesso dei ciottoli e del caldo diluente, lasciando ai cittadini i parchi e qualche quartiere pittoresco, al di là del centro e dell’impossibile decriptazione dei parcheggi. La bellezza è tutto ciò che resta. Forse è tanto e forse è poco. Quelle zone d’ombra, fatte di umori e vicissitudini, si perdono tra i viali alberati e le costruzioni ducali, si perdono nella definizione di provincia. Parma è l’epitome della città di provincia. In questo risiede la sua grandezza. Continue reading La ricerca dei Sé… Luca Ori

L’insostenibile declino delle Pasticcerie Milanesi – Seconda Parte

-Cucchi: orari improbabili, ma molto confortevoli. Mignon di discreta fattura, soprattutto frolle e creme. Lievitati immangiabili. Vetrine inguardabili. Sfilza di prodotti in vendita da Bazar d’Istanbul. Posizione strategica. Un filo scortesi…

-Elli: graziosa, piccolina, ben posizionata, concezione di pasticceria gentile. Ecco tutto… bignè alla crema semi-disastrosi, poco aerei ancor meno friabili… Continue reading L’insostenibile declino delle Pasticcerie Milanesi – Seconda Parte

L’insostenibile declino delle Pasticcerie Milanesi – Prima Parte

Milano. Quel profumo di forni che non ho mai sentito, continuerò a non sentirlo. Quell’idea che, al di là dei tram, dei primi impieghi, della nascita delle multinazionali familiari, della nebbia che non aveva ancora visto il dilagare di costruzioni frangiflutti, ci fosse qualcosa di simile a un focolare, di una vetrina al di là della nevicata, di intimità portata a spasso tra i piedi e lo stress delle persone, non è mai passata dall’altro lato. Quello mio. Quello del tavolino, del dolce, della tradizione, di qualcosa di profondamente meneghino intriso nella possibilità di conoscenze, personalità importanti, baristi e un po’ di familiarità che non andava a guastare il tempo morto, la sigaretta o il cappuccino sorseggiato per ammazzare una delusione, una giornata storta o una soddisfazione privata. Milano aveva delle pasticcerie, aveva delle vetrine e aveva delle scuole. Continue reading L’insostenibile declino delle Pasticcerie Milanesi – Prima Parte

Un pasticcere così distante… Alessandro Dalmasso

Avigliana. Pochi kilometri da Rivoli, qualcuno di più da Torino, la Valle di Susa all’orizzonte e le montagne emerse dalla prospettiva di un al di là troppo distante. Lì in mezzo, intruppata in paesi senza nome o con nomi troppo reiteranti per ricordarne finanche le vocali, Avigliana si staglia limpida in mezzo ai suoi laghi e alle sue contraddizioni. La pianura è un abito con un centro storico, una strada che finisce in bocca alla stazione, un ovale dove continuare a girare e un’incomprensione paludosa che si è portata via fascino e ambizione. È il capoluogo di un distretto nevrotico e culturalmente distante dai centri abitati. Continue reading Un pasticcere così distante… Alessandro Dalmasso