Un lievitista in mezzo alle valli… Beniamino Bazzoli

Odolo. Valle Sabbia. Poco più di duemila anime. La tortuosità delle strade non apre nemmeno questi mirabili paesaggi. Di solito si passa e si va oltre. O verso la Val Trompia o verso il Lago d’Idro-Basso Trentino-Valle di Ledro. Di solito si resta per sempre o si scappa. Nella giusta percentuale tra giovani e anziani. La collina è una collina chiusa, senza sbocco, senza paesaggio. Qui si viene per dei motivi. Perdersi non è così dolce ma nemmeno così terribile. Qualche vicolo, qualche cascina e qualche fabbrica hanno la determinazione di fare alzare la testa dalle deiezioni dei cani. In questa conca, rinominata con sprezzo del dileggio Conca d’Oro, la famiglia Bazzoli, gli Amish della Valle del Vrenda, ha adagiato la propria attività. Continue reading Un lievitista in mezzo alle valli… Beniamino Bazzoli

Affinare l’antica arte di fare formaggio… Silvio Zanini

San Colombano, frazione di Collio, dove finiscono i paesi e iniziano le ascese per il passo Maniva e per il passo Crocedomini. Il ritmo è scandito dal rimpicciolirsi del fiume Mella e dal freddo pungente delle otto di mattina. I colori superano l’oasi post-rivoluzionaria dei fratelli Muffoletti e s’inerpicano su verso l’Alta Val Trompia, dove la forma di turismo principale non conosce ancora il decoro come forma mentis. Le case rimangono pietra, non diventano castelli ma vasi di fiori a picco sulle cascate. Qui, il distretto italiano delle armi da fuoco non ha conosciuto la crisi ma non ha nemmeno degradato. Il paesaggio è rimasto inospitale, prettamente selvatico. Continue reading Affinare l’antica arte di fare formaggio… Silvio Zanini

Un macellaio che esplora il territorio… Salvatore Di Fulco

Monreale. Estesa e dominante. È meglio sapere bene la direzione, altrimenti si è fritti. Il comune sparso costeggia la collina, le frazioni portano giù verso la provincia di Trapani. Senza senso, senza propaggini, senza cartelli. Il centro è il duomo. Il resto è salita e discesa. La conca d’oro porta verso il mare e verso Palermo. Le risultanze storiche sono croste sedimentate che hanno stratificato l’appartenenza: dagli arabi ai cumuli d’immondizia. L’oro zecchino e le torri del cattedrale stridono con le grida dei venditori di zucchina centenaria, con gli ingorghi, i sensi unici e i “quarumari”. Continue reading Un macellaio che esplora il territorio… Salvatore Di Fulco

Dolci monacali e desertici… Monastero del Santissimo Rosario

Palma di Montechiaro. Tre del pomeriggio. Tutt’intorno, serre sconfinate. Al di là, un mare e un promontorio che definiscono il concetto di esistenza in mezzo ad una vista senza requie e ad una strada che sale senza bene identificare il dove. L’asfalto si fa buche e poi terra. Le case diradano. Le curve s’inerpicano. I rimandi a Pirandello sfociano nelle fiction televisive. Lo scirocco porta mare grosso. La distanza è colmata dai gabbiani che non sanno più per chi garrire. Ottobre inoltrato. Locali che chiudono e paesi che diventano persiane serrate a difesa della salsedine. Il promontorio è un luogo profano, senza magia, con molta terra. Continue reading Dolci monacali e desertici… Monastero del Santissimo Rosario

Il signore delle Modicane… Liborio Mangiapane

Roccapalumba. Sagra del ficodindia. Ottobre inoltrato. Il paesaggio lunare, dove gli insediamenti umani prendono posto dei paesi, ha quell’estensione agricola senza eguali. Il territorio ha i colori dell’inaspettato. La pietra lascia spazio all’erba che lascia spazio al grano bruciato. Ogni tanto le contrade di agricoltori vanno a definire quella Sicilia molto più verosimile di qualunque ricostruzione: quella del racconto. Continue reading Il signore delle Modicane… Liborio Mangiapane

La coppa è un sibilìo invernale… Flavio Carini

Sariano di Gropparello. Qualche anima dispersa su una strada verso una valle che non è una valle. Qui, la crisi si è portata via quelle uniche cinquecento persone industrializzate che producevano barche e riempivano appartamenti. Superato Carpaneto, la pianura rimane pianura solo sotto le ruote. L’apertura alla collina è un respiro d’insieme che libera dall’ansia. Qui c’è la voglia di trasferirsi, di prendersi del tempo, di raccogliere le mele e di chiamare il pupazzo dalla cravatta arancione facendogli la stecca. Può durare anche solo un attimo questa voglia, ma rimane un’assenza di rumore talmente potente da disorientare. Continue reading La coppa è un sibilìo invernale… Flavio Carini

Cilento in 2 giorni

PRIMO GIORNO

Felitto: Pastificio Il Fusillo di Christian Cioffi (artigiani d ritorno… super maccaruni/fusilli…)

Capaccio Paestum: Maida di Francesco Vastola (ci sono conserve, ci sono sono sott’oli, ci sono coltivazioni autoctone… e poi c’è il pomodoro…)

Capaccio Scalo: Tenuta Vannulo (uno dei più grandi imprenditori/artigiani/allevatori italiani… al di là di una mozzarella straordinaria, obbligatevi a conoscere l’uomo…)

Cicerale: Azienda Agricola San Felice di Claudio Paolantonio (ceci, olive, lavorazioni e marmellate… su tutto, un fico bianco cilentano essiccato da rimanere secchi…) Continue reading Cilento in 2 giorni

Conservare le tradizioni… Andrini Marmellate (Andrea e famiglia)

Gottolengo. Bassa Bresciana. Superata la depressione post-bellica, il paese si è travestito da industriale, cercando di rendere folklore le sue velleità contadine. Ha abbandonato le frazioni, le cascine, le fortificazioni, ha mantenuto salda la coltura della patata, trasformandola in una sagra, e si è racchiuso attorno al suo dialetto, alle sue battute da bar, alle sue facce sempre uguali e ad un sabato a pranzo vuoto nel suo interminabile periplo. È tutto coltre, è tutto nuvole basse. Non c’è allegria né armonia. Le televisioni sono accese e quei pochi, che camminano per strada, hanno un senso solo nell’indifferenza. Continue reading Conservare le tradizioni… Andrini Marmellate (Andrea e famiglia)