Abbiategrasso. Estrema propaggine di una pianura sensuale nel suo non senso. I paesi, qui, acquisiscono un comunque di lontananza dalla città. Inizia una pianura meno conforme e prima del riso, dove le cascine sono al limite della propria sopravvivenza, oggi come allora, vittima di una visione refrattaria della società. Un tempo subita oggi cercata. Così, il “quanto è bello tornare alla terra” diventa il mantra di una generazione che ha buttato migliaia di euro di istruzione urbana per accorgersi tardi che siamo in Italia. Così rispuntano vecchi oliveti di famiglia, cereali antichi e animali dispersi. Ma questa è una sconfitta della società borghese. E così, come da regola insita nei dettami della nobiltà manifesta, il ruolo del comando non può venir meno. Deve essere solo spostato. Questo il mio approccio… quello che trovo sono due agricoltori che fanno veramente gli agricoltori. Continue reading Cascina Fraschina: orti biologici in pianura padana… Tommaso Montorfano e Claudio Vaccari
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Val Brembana: prodigiosi formaggi in una valle di serie B
Valli orobiche, valli laterali, valli disinteresate, di case poco suadenti, di verde antropizzato e curve chiuse. Valli che si spingono fino in fondo, prestano alpeggi ai prestigiosi formaggi vicini di casa, cedono nomi agli industriali formaggi vicini di casa, condividono spazi, conoscenze, fatiche e ritmi quotidiani. Valli di lunedì mattina, di rughe che non cedono spesso il passo alla vecchiaia, di gioventù segnate, di presagi bovini e di tradizioni ancestrali. Valli introverse, dove quella parola di troppo è ammissione di debolezza, dove il vicino è muto e il passato un futuro incombente sulla possibilità che tutto rimanga com’è. Valli verde scuro, dove l’approdo turistico è il villino da televendita, la breve fuga dalla città e il maglione davanti al camino per giocare una partita al Mercante in fiera. Se si parla la stessa lingua e si vive in città non troppo lontane, da qui si pesca sempre qualche ora, al massimo un paio di giorni, una sciata appena accennata e la passeggiata della domenica per respirare aria meno ingolfata. Oltre, difficilmente ci si spinge. Ma ragionando per fisicità e apporti gastronomici, qui ce ne sarebbe per far leva su invidie transalpine ed estetiche decadenti. Però è tutto troppo chiaro, normale, ordinario, consueto, a poco prezzo… Continue reading Val Brembana: prodigiosi formaggi in una valle di serie B
Eteree osterie e bitter territoriali.. Michele Valotti e Silvia Peroni
Brione. Cinque del pomeriggio. Ci sono persone che riemergono da un ristorante, una trattoria, uno di quei luoghi eponimi senza cui il paese non sarebbe nemmeno riconosciuto (e dal mio navigatore effettivamente non lo è…). Il lago d’Iseo ammorba di distanza e di essiccazione, la pianura si è incuneata in una salita casuale e la Val Trompia non ha ancora acquisito quel senso di necessità per cui l’artigianato è una forma aprioristica di tradizione familiare. Da qui mediamente si scappa, i settecento abitanti rimasti attengono alla probabilità dell’esistenza di Dio, nonostante tutto, nonostante si viva sicuramente bene, ci sia il verde, non sia così distante e ci siano più o meno tutti i biotopi a disposizione di macchina. Qui si viene per un solo motivo, quell’osteria che ha ridimensionato gli echi del giusto rendendoli attualizzabili e attuali: la Madia. Continue reading Eteree osterie e bitter territoriali.. Michele Valotti e Silvia Peroni
Incantati pasticcieri definiti.. Bruno Andreoletti
Brescia, città infarinata, agguerrita e percorsa dalle mani in pasta. Sarà per il Vate, sarà per le scuole, sarà per le associazioni, ma qui c’è la più alta concentrazione di lievitisti di livello d’Italia. Eppure continua nel suo essere una città squadrata, borghesemente convinta di non dover mai concedere il passo alla sensibilità. In quello statico ridondante per cui l’altro non è mai un punto di fierezza e nemmeno di arrivo. La virtù si controlla a cena, la si narra poco e la si mette a letto presto. Il lavoratore indefesso non ha bisogno del vanto milanese o della chiacchiera sulla stanchezza, la fatica è nel dna di una città che si sveglia presto, diventa imprenditrice come sistema di devozione, punta su una religiosità asettica e simbolica e nel sepolcro della bellezza getta tutti i suoi riferimenti. Brescia non avrà mai fascino nonostante il palato. Continue reading Incantati pasticcieri definiti.. Bruno Andreoletti
Giromette, mostazzini, brazadelle: i dolci del Sacro Monte … Marina Lonati e Giancarlo Di Ronco
Sacro Monte di Varese. Giornata uggiosa. Nebbia che s’incunea e vista che non spazia né fino a Milano né fino a Varese. Quattordici cappelle, una borgata, modeste chiesette che sono diventate sfarzose chiese barocche, quadri e cripte. La storia che si è mischiata alla leggenda, Agostino e Ambrogio che si sono incontrati, famiglie nobiliari che hanno mantenuto la distanza dal capoluogo e una serie di architetti succedutisi nella creazione di un patrimonio prealpino in mano a pellegrini, ma solo nei giorni di sole. Tutt’intorno, finestre posizionate per non dare il fianco agli invasori, alloggi, grate di clausura e una serpentina interminabile di ciottoli che si schiacciano sotto portici senza coordinate. Azzeccare la strada giusta è quantomeno bizzarro. Per caso, arrivo all’unica bottega della frazione. Continue reading Giromette, mostazzini, brazadelle: i dolci del Sacro Monte … Marina Lonati e Giancarlo Di Ronco
Confetti… simbolo, dolcezze ecc…? No… Cacciato per troppe affermazioni o per troppe domande? (ovvero specchietti per le allodole)
Varese. Una città con vari doppi sensi, tante precauzioni e una borghesia troppo spesso data per impellicciata e trovata per impelliciata. Reazionaria, di quella forma scomoda che guarda solo i piedi, e uggiosa, di quella comunicazione talmente razionale che non ha bisogno di molte parole. Tra il carino e l’umido, tra i laghi, le frontiere, le valli e le montagne basse, questi sono luoghi in cui risiedono i residenti, passano i pellegrini, gli animi lacustri e i tetragoni, e non rimane altro che affidarsi ad una quotidianità produttiva che delle facce ritorte ha fatto un credo.
E così ho preso una tranvata in faccia… Continue reading Confetti… simbolo, dolcezze ecc…? No… Cacciato per troppe affermazioni o per troppe domande? (ovvero specchietti per le allodole)
Una pasticceria senza punti di riferimento… Marcello Rapisardi
Milano. Piazzale Bacone. Quando i legami tornano e rientrano, questa città mostra sempre quel po’ di gratitudine invernale che, nella foschia di una meta sbiadita, non riesce più a compiacere se stessa. Ogni tanto, si affaccia qualche artigiano che riesce a farmi ricredere sulla punizione di vivere in questo luogo, senza più origini e incapace di approcciarsi all’ortodossia come alla diversità. La sbandierata apertura, il diniego della provincialità e il multiculturalismo come rotondità imperante han cominciato a farmi apprezzare i semafori. Quegli stop indotti che fanno sprofondare su una poltrona, senza la preoccupazione di nessun vicino, di nessuna chiacchiera e di nessun saluto. La Milano intima, quella condotta in maniera algida, priva di confidenze e con luci fioche che si spengono in cucine introverse, quella dei menù dei tavoli singoli o delle domeniche con la nonna, dove le livree si alternano ai semifreddi Bindi, la stessa che riporta la centralità del bancone, del riservato rapporto col cliente e della bottega come salvezza dalla tapparella abbassata. In questa Milano, trovare un pasticciere milanese, per di più giovane, in un’anacronistica pasticceria di quartiere, attiene a quella transcultura che ci rende milanesi e riconoscibili. Continue reading Una pasticceria senza punti di riferimento… Marcello Rapisardi
Pasticceria Atena: la tradizione al tempo delle monoporzioni… Sorelle Margini
Piccolo Stato di Sabbioneta. Cinquecento anni dopo che Vespasiano Gonzaga Colonna, ramo autonomo gonzaghesco, in quella fetta di terra tra l’Oglio e il Po, ha definito il concetto di difesa dal tempo, dall’incuria e dagli oppositori. Applicazione delle teorie rinascimentali di come vada costruita una città ideale, a Sabbioneta nulla è come sembra, superate le porte, i viali vengono interrotti subito da mura e labirinti, tutto è complesso, il centro è una sorpresa, le piazze si nascondono, le chiese si compongono e sotto gli edifici si possono ritrovare monete antiche e tombe principesche. Perché i Gonzaga sparivano con la morte (ritrovarli diventava operazione filologica da misteri sepolti) ed erano grandi studiosi di architettura militare e di inganni prospettici. Questo è un luogo straordinario, uno di quelli per cui la pianura è fin necessaria. La storia non se l’è portata via e così la città-stato riecheggia nel ghetto, nella zecca, nell’artigianato e nei palazzi. In questi luoghi rispettosi, cercare il confortevole diventa il primo dei principi. Continue reading Pasticceria Atena: la tradizione al tempo delle monoporzioni… Sorelle Margini