Perciasacchi: la ricerca sulla Pizza è un buon inizio… Renata Ferruzza e Laura Malleo

Palermo e la sua indolenza. In un’estate meno torrida del solito, con i consueti deterrenti comunali in mezzo alle strade e i soliti parcheggiatori atteggiati a rincuoratori da ristorante e da dopo cena, i vicoli dietro il mercato del Capo, con le leggende dei Beati Paoli a marcare i ciottoli e i sotterranei, appaiono tetri nell’assenza di luci e nella presenza di voci. Le ombre e l’olezzo di cani randagi portano verso la Cattedrale, chiudendosi all’interno delle strade dei mestieri e dei mestieri di strada. A partire dai Candelai, continuando con i Cafisari, i Caldomai, i Calzonai, i Calzettieri, i Cappellieri, i Carrettieri, i Cerinai e i Chiavettieri. Palermo è il suo lavoro ma soprattutto è le sue strade. Continue reading Perciasacchi: la ricerca sulla Pizza è un buon inizio… Renata Ferruzza e Laura Malleo

Le vie del grano e l’aridità del pomodoro… Francesco Di Gèsu

Tra Marianopoli e Villalba. Tra la provincia di Caltanissetta e la provincia di Palermo. In quelle discese senza scampo e senza un approdo turistico. Le cicale tornano a spadroneggiare all’interno di una valle solcata dal fiume Bilici e dalla ferrovia per il lontano ovest, coi suoi miraggi di zolfatare ormai scomparse, con le sue ginestre, espressione massima di una mortalità fiorita, con le sue mandorle e le sue mandorle amare, così poco corrive all’astuzia umana della raccolta, ma soprattutto con quei colori che del giallo hanno in mano la definizione estrema: grano, paglia e ancora grano. Una Sicilia da amare senza condizioni e senza repressioni. In mezzo a quella natura troppo scura e troppo calda per un’accoglienza patinata e sintetica, un baglio appare come una mitologica oasi. Di una bellezza conturbante, impressionista nelle aperture tra cielo e pietrame. Continue reading Le vie del grano e l’aridità del pomodoro… Francesco Di Gèsu

La razza maltese è illuminata… Luca Cammarata

Tra Caltanissetta e San Cataldo. Dove non può nulla neanche il GPS. Mancanza di segnaletica, strade dissestate che diventano crateri, sole allo zenit che toglie il fiato, miraggi all’orizzonte e colori così netti e così precisi da diventare quadro. L’amore per la Sicilia non può prescindere da queste terre, con le gradazioni di marrone che degradano dall’argilla al grano. Colline ricoperte di mandorleti e olivi e assenza: nella sua espressione totalitaristica, quasi violenta. Dominazioni e sottomissioni. L’origine e il futuro di un popolo che rimane sempre uguale a se stesso. Continue reading La razza maltese è illuminata… Luca Cammarata

La quotidianità della pasta… Famiglia Vicidomini

Castel San Giorgio. In quel lembo di Agro Nocerino Sarnese senza orizzonte. Un paese di collegamento e di serenità. Quella Campania un po’ stinta, in attesa del pittoresco e del ruffiano. Il turista è lontano e l’ibridazione vicina. La gentilezza dei volti e la difficoltà a trovare una coltivazione di San Marzano restano tra le righe come quel retaggio da resa alla competitività. Tutto viene sostituito, le colture e i pastifici. L’arte bianca, in questa cerniera di terra assolutamente espressa dai profumi, è ormai rappresentata esclusivamente dal Pastificio Vicidomini: la presenzialità di un territorio di pastai, almeno nella memoria. Continue reading La quotidianità della pasta… Famiglia Vicidomini

Famiglie artigiane integrate e futuribili… Alessandro Marra

Cantù. Mobili e Merletto a tombolo. Conclamato e conosciuto il primo, conclamato e conosciuto il secondo, ancorchè il tempo si sia trasformato in rughe e cenere. Nella mia praticità, affascinato dalle Fiandre e da Calais, ignoravo la Brianza più produttiva. In quella conca dove l’artigianato si è trasformato in industria e in crisi economica, esistono ancora poche e rispettose botteghe, disperse in un mare di rotonde e accenti sprezzanti. Il paese è un ordito di zone industriali, capannoni e vie senza uscita. In una di queste, in mezzo ad asfalto e produttività, l’oasi locale assume il nome di Pasticceria Marra. Continue reading Famiglie artigiane integrate e futuribili… Alessandro Marra

Il pane esce e prende vita… Nicola Trentin

Cittadella. Pianura Padana, clima torrido, pranzo inoltrato, morte civile. Il clima post-atomico crea illusioni ottiche all’orizzonte e miraggi nelle orecchie. Delle mura difensive, totalmente avulse dal contesto, cingono quella che rimane di una delle fortificazioni medievali meglio tenute in Europa. Torri, torrioni, porte, fossati sono il riassunto italico di un posto del genere in un luogo del genere: assoluta privazione sia del fascino che della memoria. I posti da un tanto al kilo, senza una tipicità sincera, abbondano, così come le ricostruzioni proditorie. Cittadella è un paese dalle tinte chiare, poco persuasive e poco evocative. È un luogo fisico, di indubbia attrazione, che non trova un corrispettivo emotivo. Al di fuori è un incedere nefasto di costruzioni basse, prefabbricati marroncini e centri commerciali. Il tutto sempre sotto effetto di una Fata Morgana che ha preso le mie parole e le ha gettate nella nebbia. Continue reading Il pane esce e prende vita… Nicola Trentin

Un panificatore immerso nella nebbia… Massimo Vitali

Sala di Cesenatico. Un paio di rotonde per respirare. Il mare, con i suoi canali di pantegane proattive e i suoi hotel-straccia-vesti-e-odore-di-pesce-per-colazione, è dietro l’angolo. La riviera romagnola è quell’eco sfortunata fatta di code, barbari, ristoranti da un tanto a due kili, maximal chic gastronomico e rapsodici gestori di alberghi adagiati su clientele storiche, fatte di sguardi allappati e balli di gruppo. Appena fuori, non serve molto. Un po’ di spazio, delle colline in lontananza e una campagna dimenticata ridisegnano lo scenario ma soprattutto le possibilità economiche. Il mare delle poche speranze e delle molte certezze abbandona i suoi figli-peccatori, immersi nei pensieri. Continue reading Un panificatore immerso nella nebbia… Massimo Vitali

Un inquieto ragazzo di provincia… Alain Locatelli

Bonate Sopra. Un posto che tutte le mamme vorrebbero per la propria madre. Campane a messa, gente educata, vicini di casa sempre presenti, pianura corroborante e capannelli di persone vestite per la domenica mattina e pronte per una sferzata di luoghi comuni ad abbracciare la politica, il tempo, le scuole, i figli e il calcio. Il tutto in una ricerca smodata di parcheggio, senz’alcun senso in un’astrazione mondana che riporti le cose come realmente sono: Bonate Sopra è un posto senza domani. Un luogo sulla strada dalla sconfortante ordinarietà, dove si affastellano le menti migliori della nostra generazione rifiutate dalla compagnia del Booster, dove la provincia, profondamente radicata nelle abitudini e nelle scelte, condanna isterie, anticonformismi e ipertensioni, proponendo salvifici salassi o mesmerismi sotto forma di purghe abrogative, consulenti estetici e cortigiane in abito lungo. Qui, Alain Locatelli, può giusto sopravvivere. Continue reading Un inquieto ragazzo di provincia… Alain Locatelli