Val Venosta e valli laterali

L’Alto Adige, facendo perno su una valle principale, è un avvilupparsi di valli laterali, montagne nascoste, terre strutturate, accenti cangianti, anime semplici e fedeli. Il territorio e la croce hanno quel fascino millenario inestinguibile e non negoziabile, quella gentilezza poco invadente, molto affine al buio pomeridiano e al riflettersi della luce diafana di monasteri, laghi ghiacciati, boschi improvvisi e tavoli in legno nelle stazioni di sosta. Appena abbandoni la principale, l’orgoglio si ricongiunge all’appagamento e i pensieri scompaiono.

La Val Venosta tralascia Merano al Burgraviato e parte da Sluderno. Arriva fino al passo di Resia. La libertà presuppone i limiti che son ben delineati nei confini e nell’aria. I paesi appartengono alle valli, rimangono in bivi e trivi tra il Sud Tirolo, il Trentino, la Lombardia, l’Austria e quella Svizzera che ha passato il testimone del possesso, lasciando tracce del romancio, lingua a metà strada tra l’Engadina e la Val Monastero. Qui, tra Glorenza e Malles Venosta, pievi, conventi, fortificazioni e bunker delineano la frontiera religiosa e quella culturale. Qui, non c’è nulla di conosciuto, le chiese, con i loro campanili rifiniti color ruggine, hanno ancora la funzione di accogliere senza giudicare. Dove i pascoli continuano ad incantare e la lingua è diventata un deterrente, l’uomo ha ancora capacità di abbandonare le disarmonie. Così i produttori si consorziano e si supportano… e ogni tanto, la creatività lascia per strada qualche smarrito…

-Merano: Karl Telfser: professionalità e comunicazione (dalle carni agli insaccati, dallo speck ai wurstel)

-Lasa: la varietà di prodotti di Karl Luggin (dalla frutta essiccata ai succhi di Weirouge, fino alle senapi)

-Prato allo Stelvio: Gruber & Telfser per le carni (fresche e trasformate) e i prodotti a marchio LaugenRind (gulash, ragù, salse, wurstel, rindssalami)

-Prato allo Stelvio: i polli ruspanti di Moleshof (Daniel Primisser)

-Glorenza: Puni, la prima e unica distilleria di whisky in Italia… piacevole novità.

-Malles Venosta: gli straordinari formaggi di Alexander Agethle (Englhorn) e i lavori sulla cucina alto-atesina di sua moglie Sonja.

-Slingia di Malles Venosta: le fragole del Maso Christlhof

-San Valentino alla Muta: il pane di Gunther Angerer, uno dei pochissimi fatto con i cereali della valle e dello splendido progetto del Granaio della Val Venosta.

-Curon Venosta (Valle Lunga): Gamsegghof e i suoi ottimi caprini.

La Val Venosta è un susseguirsi di valli laterali, che si aprono, si chiudono, si diradano. Piccole, grandi, connotate e denotate. Il fascino è qualcosa di quotidiano, così come l’impegno a lasciare a bocca aperta lo spettatore. Senza sparatorie né sesso.

 

 

In Val Martello ci si arrampica ben oltre le fragole, in Val Senales, se non si trova la pace perchè si è già morti, si trova il formaggio Vorderkas di Richard Kofler, in Val Passiria, la più blanda di tutte le valli, quella dove il verde non arrampica ma spiana, si trovano grandi ristoranti di tradizione (su tutti il Lamm a San Martino) e viste che levano dall’impegno e dall’espressione del formidabile. In Val d’Ultimo, chiaramente infine, non ci si arriva per caso. Non c’è un reale motivo per inoltrarsi nel Parco dello Stelvio. Solo una voglia di far terminare la notte tra cascate, vette innevate, pagine finali di un romanzo d’appendice, meglio se d’avventura, costruzioni in eco-legno e gente gentile con volti tradizionali. La vacca grigio alpina, il formaggio di capra, il pane e lo speck segnano il passo. Qualche nome: Zegen Hofkaserei Edith’s (per il formaggio di capra e per il baratto), Ultner Brot (per il pane), malga Spitzner (per la Grigio Alpina). Il resto è veramente solo silenzio, terra, ritualità e spirito. Fuori da tutte le metafore e da tutte le celie.

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