Pozzolengo è uno di quei luoghi della provincia bresciana che riesce ancora a stupire nonostante la produzione. Qui le fabbriche sono diventate vigneti e relais per i riposi lavorativi, i frutteti appaiono dietro accenti teutonici e lo zafferano si è trasformato, andando oltre la comunicazione altezzosa, in coltura simbolo di queste latitudini. Nonostante gli sforzi per levare la patina, nonostante retaggi relazionali non proprio entusiasmanti e nonostante la vigna come forma naturale mi abbia sempre entusiasmato zero, trovare un difetto estetico a Pozzolengo è roba per palati ghibellini… qui veramente la Lombardia perde le sue chiazze e acquista un’armonia, cominciano le colline, le strade si stringono, le aziende agricole iniziano a fare vendita diretta e il paese dei pozzi e delle torbiere mostra se stesso molto oltre il Garda, il castello, il Lugana e il benessere. Mettere in opera zone così, al di là delle piscine e delle camicie bianche, attiene alla persuasione e alla perversione. E così un sabato mattina, fuori da uno di quei palloni pressostatici che solitamente ospitano i campi da tennis al chiuso, trovo Elisa, una sensibilità antica, un’umanità debordante, l’anima gentile che molti auspicherebbero…
Suo marito Andrea può nascondere bene la sua avanguardia, può stare un passo indietro e non apparire, può dedicarsi a quei nove ettari di orto che vien fatica solo a scriverli…
La storia parte a Desenzano, poi l’università, lui tecnologie alimentari lei lingue, lavori a metà strada tra le nuove multinazionali della via dell’acrilico e birrifici dove imparare luppolatura e fermentazione, distanza geografica ma comunione d’intenti. L’occasione aveva la faccia collinare di Pozzolengo. E così sono arrivati i primi tre ettari in affitto che non avevano bisogno nemmeno della conversione perché erano già biologici. Quasi esclusivamente ortaggi (eccezion fatta per fragole, meloni e angurie che lentamente stanno entrando in produzione), salvifiche serre, per prevenire grandinate dall’alto e idiozie lentamente ecologiche dal basso, e uno sguardo ancora incantato verso un biologico che può essere produzione al di là del folklore.
E anche nelle condizioni di un’estetica incerta, che deve obbedire ai canoni di un lavoro che non lascia tempo nemmeno alle scelte ovvie, Andrea ed Elisa collaborano con cuochi illuminati, sono remotamente dispersi tra i canali di una comunicazione che difficilmente arriva al destinatario, ma sopratutto coinvolgono l’agricolo e il tracotante lussurioso che, nella dieta con bio davanti, ha investito gli ultimi anni del proprio afflato fideistico. Qui si coltivano meravigliose bietole, lattughe, peperoni, zucche, melanzane, patate, cipolle, cavolfiori, pomodori (trasformati in salsa dai vicini di casa di Rob del Bosco), rapanelli (in fase fermentativa…), cavoli cappucci, cavoli cinesi, finocchi, ma soprattutto pensieri da portare a fondo e tecniche da approfondire continuamente, perché il biologico non può e non deve essere il fine. Ok i fertilizzanti naturali, il letame, i sovesci per fissare l’azoto senza l’utilizzo di nitrati, le pacciamature, la rotazione delle colture, ma qui ci sono i colori, i sapori, le consistenze, con poche filosofie danzanti e un ritorno alla natura come forma di reazione allo snaturamento che il tempo della grande distribuzione ha grandemente distribuito. Sensibilità e risoluzione, questo futuro è una certezza riguardosa…
ARMONIA VERDE
LOCALITA’ RONDOTTO
POZZOLENGO (BS)