Muscoline è quel lago di Garda nascosto che non produce turisti coi sandali e nemmeno Lugana. Ci si deve arrivare per un motivo. La spinta della folla è tutta portata verso i grassi idrogenati, la cartolina raffigurante e le oasi catulliane dove sollazzarsi al pensiero di un lago sepolto in mezzo ai suoi pesci sabbiosi e inquinati. Muscoline è uno straordinario esempio di mezza strada dove terminare un pomeriggio di un quarto di primavera. Mentre scende il sole, le colline si chiudono e la pace è l’unica forma mentis rimasta. Perché qui il fiorire spontaneo in mezzo alle vigne non ha portato disbosco ma semplici sentieri. Niente lago e niente valle. Il pensiero dell’artigianato deve essere una messa in pratica al di là di tutti i mestieri. Qui la comunicazione non te la regala nessuno e nemmeno la caparbietà inconscia della tenerezza, quella che fa progettare sempre qualcosa di nuovo, perché c’è il tempo dello sbaglio, c’è il tempo dell’almanacco e c’è il tempo della rapsodia. Ecco, Muscoline è un luogo nascosto. E le strade sterrate sono lì a dimostrare che la notabilità paesana deve essere sempre più una conquista.
Enrico Di Martino viene da una famiglia di avvocati con poche vigne e una tenuta pedecollinare, nido d’aquila al di là di bene, male e paesaggio.
Studi universitari di agraria e un ritorno alla terra con la moderazione della vista. Le vigne dovevano diventare la sua quotidianità ma assolutamente contestuale. Ci voleva dello spazio per fare altro, perché la noia, quella che non traspare mai durante le mille liaison natural-vinificatorie, può diventare il leitmotiv della giornata. E così si parte dal vino per non arrivare al vino. Si guarda il Garda, i litri di Lugana spediti in tutto il mondo, e non si rimpiange l’appartenenza. Quella collina, che nasconde da un lato, e quella vigna, che apre l’altrove, sono lì come monito imperituro. Enrico produce la sua terra con qualche variazione sul tema: Riesling (tagliato con il Manzoni) particolarmente beverino, poco petrolio e straordinariamente profumato, Chiaretto tradizionale, rosé, leggero, piccoli frutti al naso e un piacevole amarognolo, e Rebo territoriale, rubino e un filo tannico.
Qui c’è una normalità naturale ma senza dogmi. Lì invece Enrico sta provando ad aprire la sua nuova strada. Quella del succo d’uva.
Ha trovato un paio di aziende emiliane che gli trasformano la frutta per pressurizzazione, senza riscaldamento, mantenendo le qualità organolettiche molto vicino all’intatto e ora è alla ricerca della lunga conservazione e della media conservazione. Merlot e barbera. Morbido il primo, più aspro il secondo, eccezionale istantanea di qualcosa di assolutamente fuori contesto. I profumi e i sapori rimangono mutevoli e il tempo è una variabile da rifinire così come le aromatizzazioni. Zenzero e lemon grass (coltivato direttamente in azienda da Enrico) si abbinano molto bene ma non devono predominare, liquirizia e anice sono stranamente corroboranti, nonostante la mia diffidenza. Il futuro lo sta portando verso il melograno, l’alga spirulina, il latte di mandorla e tutte quelle delicatezze che una pastorizzazione/sterilizzazione malfatta andrebbero irrimediabilmente a rovinare.
Cascina Belmonte è un luogo rilassante, da tramonto di un’epoca, da rifugio inquisitorio dove poter dileggiare ma senza fomento, al di là delle mode e al di qua della noia, rimane sospesa in quel clima pre-lacustre che nasconde le braghe corte e le calze al ginocchio, ancorché ad Enrico qualche viso pallido in più non farebbe così schifo. Perché, se il tempo gli concederà il tempo, riuscirà a portare a fondo la sua visione agricola delle cose, partendo dalle piante di melograno e di ciliegio per arrivare, in quegli spazi che si è permesso di poter non far diventare modifica della conformazione territoriale ed economia fine a se stessa, ad un inafferrabile allevamento di polli. Tutto ciò a Muscoline, in quella geografia fuori da qualunque definizione…
CASCINA BELMONTE
LOCALITA’ MONIGA DEL BOSCO
MUSCOLINE (BS)
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