Brembilla. Val Brembilla. Un comune diffuso, riunito, tagliato e verticalizzato, per saldare luoghi e tempi che sono fondovalle, bosco e ritmi lentissimi. Case sparse, alberi affini, chiese di ogni tipo, salite che si fermano a mezza strada e una montagna percepita nel ghiaccio e dissuasa dalla voglia di spettacolarità. Qui c’è una natura chiusa, selvatica e uniforme, l’acqua scorre dappertutto e non si riesce a guardare oltre questi luoghi ameni che della semplicità han creato un’antologia. Il borgo antico di Camorone è racchiuso da argini feriti dove i campanili mettono a segno l’ennesima ora avvizzita che nessun futuro riuscirà a rifiorire. Qui sotto, ai margini di un ruscello, dove la pendenza non inganna e il verde torna a risplendere chiaro e fausto, una casa padronale risucchia tutti i miei pensieri in una mezz’ora di svago estemporaneo. Qui ha deciso di portare il proprio presente Nicolò Marchetti, un potenziale sotto tutti i punti di vista.
La stalla precede l’abitazione, le Camosciate mangiano l’erba appena tagliata, i tempi comuni non collimano e concedono il lusso di osservare il prato, il placido e l’impossibilità di rimanere stabili. Nicolò non viene da una famiglia di agricoli, ha avuto a disposizione questa casa e l’ha messa in opera. Ha percorso una parte di studi di agraria, poi qualche corso in tecnica casearia, una breve esperienza da Mario Costa de La Peta, per poi insediarsi in un paese non suo, da forestiero per una professione che nelle orobiche ha creato una sorta di ritualità pre mito.
Pascolo ma erbe scelte, fieno e poche integrazioni, caseificio con travi a vista, fascinoso e labirintico, latte crudo, poco fermento, lattiche (18-20 ore per coagulare) e presamiche, carbone vegetale per contrastare l’acidità, paste crude e una semi-cotta, poche rotture, mestoli, teli, tempi lunghi e profumi in via di sviluppo. Il caprino fresco, dove l’acidità lascia spazio all’equilibrio lattico, è ben oltre il piacevole, le croste fiorite tendono a proteolisi spiccate, siero trattenuto, niente innesto fungino, gusti degradati e pieni, cremose al punto giusto e ben differenziate tra crosta, unghia e pasta, le formaggelle han bisogno di più tempo, lo stracchino di meno tempo, ancorché in una lunga stagionatura, con pasta perfetta, tira fuori profumi lattici ed erbacei molto spiccati.
Le celle si svuotano, il tempo è quello di un racconto dove l’interesse rimane a metà strada tra l’accenno e l’ascolto. Nicolò ha preso in mano i formaggi, cercando una forma di artigianato risoluto, dove la terra deve essere sì una maniera di realizzazione ma soprattutto una prospettiva di un punto di vista. Ca’ Morone è un luogo romantico, da tramonto e sera caduta, dove svegliarsi ogni mattina per andare a mungere è tanto incongruente quanto fascinoso. Questi di solito sono luoghi enoici o svolazzanti, da fioriere e contadine velate… all’opposto Nicolò lo ha concretizzato e prodotto, su una strada lunga che, al di là della naturale asciutta, non prevede sconti e nemmeno domeniche. Qui c’è un artigiano in viaggio e un luogo meraviglioso che non ammette distrazioni…
AZIENDA AGRICOLA CA’ MORONE
VIA SOTTOCAMORONE 13 BREMBILLA
VAL BREMBILLA (BG)