Villa Vicentina. Località Malborghetto. Ovvero Borc Dodon (antico nome del borgo in friulano). Vigneti sparsi. Campi arati. Il primo freddo friulano. Piccola casa con annessa cantina di mescita e, al di là della strada, splendida corte con cantine e sala degustazione.
Denis Montanar è un artigiano. Stravagante e bello. Le donne ne hanno riscontrato l’eccezione, quasi l’unicità tra i produttori… Tant’è. E comunque avevano ragione…
Avanguardia artigianale. Ecco la definizione di Triple A. Ne esiste un manifesto, ne hanno scritto un decalogo. Selezione manuale delle viti, nessun utilizzo di sostanze chimiche di sintesi per un rispetto (nell’essenza non biodinamico ma nei fatti sì…) dei cicli naturali delle stagioni e della luna, maturazione fisiologica delle uve, nessuna aggiunta di anidride solforosa o additivi all’interno dei mosti (citando Josko Gravner “quello che rimane dell’uva devo poterla usare per i distillati…”), pochissimi solfiti, solo lieviti indigeni a fermentazione spontanea, nessun intervento chimico o fisico durante la fermentazione alcolica, nessuna chiarificazione o filtrazione prima dell’imbottigliamento.
Da tutto ciò e dalla capacità di un artigiano che ha scelto la strada della pianura, anche contro la diffidenza organica del mondo vitivinicolo, dei compratori, degli assaggiatori e dei semplici appassionati, è nato un vino straordinario che si è inverato, nel corso degli anni, in varie produzioni…
– Tocai Borc Sandrigo 2010: nell’etichetta è codificato un nuovo linguaggio fatto di numeri, un semplicissimo cifrario di Cesare, per identificarne la provenienza. Affinamento sulle fecce per otto mesi in botti di acciaio. Colore bianco di zinco. Secco, con punte floreali e finale fruttato e acido. Un vino semplice e beverino, che inoltra perfettamente all’interno della differenza.
– Uis Blancis Borc Dodon 2006: un grandissimo vino. Quattro varietà di vitigno (tocai, pinot bianco, sauvignon e verduzzo friulano). Affinato per dodici mesi in botti di rovere e per otto mesi in tini di cemento. Fruttato, di colore ambrato simile a quello del moscato. Sapido, pieno, perfetto. Con un retrogusto di fiori di campo e mandorle.
– Uis Neris Borc Dodon 2003: oltre due anni di affinamento. Color rubino, al primo impatto poco fruttato, cresce richiamando tutti i sapori dell’autunno fino ad un retrogusto di ciliegia macerata e selvatica. Con un’anatra preparata a bassa cottura è quasi imprescindibile.
… e in varie reincarnazioni del suo rinascimento personale. L’abitudine lo sfiora solamente, la passione per la vendemmia, per il terreno, per l’accoglienza e per lo stupore, lo indirizzano, nelle maniere più inaspettate, verso nuove colture, nuovi progetti e repentine sferzate comunicative.
L’empatia non è una cosa a cui ti chiama, è qualcosa che mi sono guadagnato. Per la prima ora ho avuto difficoltà a scardinare le sue sovrastrutture diffidenti e di principio. Non è stato il vino e nemmeno il mais, nessuna gentilezza o affettazione. Niente ammiccamenti o assuefazioni alla sua parola. Quello che ha rotto gli indugi e ha messo il vento è stata la mia ragionata ignoranza. La mia difficoltà verso alcuni mosti d’uva e le mie idiosincrasie fisiche hanno dato alla comunicazione il volto sincero e fragile dell’ascolto.
Si è rilassato e ha mostrato la sua solitudine e l’amorevolezza di padre.
Poi mi ha concesso quell’unico kilo di mais, “vero” motivo della mia visita, di Dente di Cavallo Bianco…
Un vecchio contadino, in uno scrigno di percezione, fascino medievale ed eredità da custodire, gli ha lasciato un’antica varietà di granturco, salvandolo dall’avvento degli ibridi. Chiamata Dente di Cavallo (nelle versione bianca e in quella rossa) prende il nome dalla forma caratteristica del seme, di straordinaria qualità e delicatezza. Coltivato con un rigore biologico che non ha eguali. Macinato a pietra nel mulino di Renzo Sobrino (quello bianco…), si trasforma in farina avorio, lievemente perlata. “Cucinato a polentina”, come sottolinea Denis, ha un sapore terroso e antico di un passato fatto di nostalgia e rigenerazione. Obnubila il presente sotto la coltre silenziosa e bianca di un piatto che, come dice Renzo, “contenendo anche la fibra alimentare e il germe del granturco, consente di riscoprire la genuinità e il sapore di un prodotto eccezionale”. E’ scoperta di una rarità e riscoperta di senso…
… e non sono riuscito ad andare oltre nello stupore…
Denis mi ha lasciato con la promessa di rivederci a Milano e negli occhi aveva il sorriso umile di se stesso e della sua comprensione…
BORC DODON
VIA MALBORGHETTO, 4
LOC. BORC DODON
VILLA VICENTINA